Le elezioni politiche consegnano un esito molto negativo da vari punti
di vista: il record dell'astensione, il massimo storico del partito personale
reazionario di Giorgia Meloni, la mancata elezione della sinistra europea
e dei comunisti. La legge elettorale infame ha trasformato la più corposa
minoranza in maggioranza e ha impedito di dare rappresentanza a 2.817.883
elettori pari al 10,47% dei voti validi.
Lo sforzo immane della raccolta firme, che ha permesso ovunque la presentazione
di una forza unitaria di sinistra coerente, è stato vanificato più che
dai nostri errori dalla morsa del voto utile verso la lista SI/Verdi e
verso il M5S. Proprio le forze che, per reciproco calcolo elettorale e
per difendere le rendite di posizione e il loro ceto politico, avevano
rifiutato la nostra sacrosanta proposta di coalizione. Unione popolare
è, dunque, parsa a molti un soggetto elettorale verso cui simpatizzare,
ma da non votare perchè predestinato all'insuccesso.
Predestinato all'insuccesso per volontà dei sondaggi, pur nella chiarezza
delle posizioni politiche, pur nell'autorevole sostegno ottenuto da Mélenchon
e da Iglesias, pur nella indubbia capacità oratoria televisiva di De Magistris.
Ci sono corposi limiti il primo è il ridimensionato consenso personale
di De Magistris a Napoli e in Calabria. Il risultato dovrà trasformare
U.P. in un soggetto in cui il ruolo di 'capo politico' si trasforma e
il ruolo dei partiti organizzati (noi e PaP) rende più metodica la consultazione
democratica di tutt@ l@ militant@.
Un altro problema da risolvere per rilanciare UP e darne un profilo programmatico
più nitido, in particolare, sul tema Giustizia e Costituzione non si può
sacrificare il garantismo che qualifica la nostra rifondazione comunista.
Non bisogna illudersi che il dramma della guerra NATO/Russia, della conseguente
crisi industriale/sociale in ordine alle materie prime, faciliti la risalita.
Non possiamo competere con la visibilità delle due forze parlamentari
che ci hanno sottratto i voti. Vanno da subito rilanciate iniziative forti
che leghino crisi economica, ambiente e democrazia. Cominciamo con una
presenza contestativa all'insediamento delle Camere: su legge elettorale,
diritto all'informazione e guerra europea.