La risposta è dentro di noi, e però è sbagliata. Questa è una citazione
di Quelo, un personaggio di Corrado Guzzanti, ma anche un’indicazione
su dove guardare per reagire all’ennesimo risultato deludente, dopo settimane
e settimane di generosa militanza.
A Firenze un ragazzo di 26 anni è morto mentre faceva il rider, per essere
poi licenziato dopo il decesso. Nella stessa città un ragazzo del 1995
ha perso la vita a seguito di un tentativo di suicidio, mentre era detenuto
in carcere. Due storie legate ad alcune delle questioni sociali su cui
dovremmo misurare la nostra capacità di costruire conflitto e rapporti
di forza a difesa di chi è privo di ogni forma di potere.
Il Presidente della Repubblica ha responsabilità enormi: prima ha fatto
nascere un governo definito “non politico” e poi ha imposto la raccolta
delle firme durante il mese di agosto. Lamentarsi del contesto ostile
non ha alcuna funzionalità, anche perché è così da anni.
Ringraziare le compagne e i compagni per il tempo, le energie e le competenze
messe a disposizione di Unione Popolare, ai diversi livelli, non è in
contraddizione del riconoscere il ritardo con cui siamo arrivati a dare
concretezza alla proposta politica che Rifondazione Comunista ha avanzato
anche nei suoi ultimi due congressi nazionali.
Rimuovere il rischio di scioglimento del nostro partito per consunzione
può rassicurare nell’immediato, ma tende a rinchiuderci in ritualità stanche
e respingenti verso chi cerchi uno spazio in cui praticare la ricerca
di un mondo migliore.
Chi inquina il dibattito interno disconoscendo il merito delle critiche
si assume responsabilità pesanti.
La priorità è capire come portare avanti Unione Popolare, un percorso
da proseguire e aprire, in cui avere un ruolo utile come Rifondazione
per l’oggi e per il domani.