Al fine di rendere trasparente il nostro dibattito propongo che si riprenda l’antica usanza di pubblicare la sintesi degli interventi dei compagni e delle compagne della Direzione. Solo nella trasparenza può svilupparsi un dibattito positivo e costruttivo nel partito.
Per quanto riguarda il voto penso che:

a) Abbiamo subito una sconfitta molto pesante ma il progetto di Unione Popolare ha suscitato aspettative positive: dobbiamo andare avanti aggregando, allargando e democratizzando il percorso, senza strette organizzative e congressi.

b) La sconfitta non è imputabile a De Magistris o Acerbo: la logica dei capri espiatori non fa capire nulla.

c) Per quanto riguarda noi, come ho già scritto, penso e ribadisco che “non basta però riprendere il lavoro: serve un deciso salto di qualità nel rinnovamento, nell'elaborazione e nella direzione politica di Rifondazione Comunista, il nostro partito che sappiamo essere fondamentale per la costruzione dell'alternativa”.

A questo riguardo, per brevità, segnalo solo un problema: il ritardo con cui si lavora.
In questi anni non abbiamo utilizzato le occasioni di interlocuzione - che pure abbiamo avuto - per costruire in tempo utile una aggregazione alternativa.
Oggi la Direzione è stata convocata a 10 giorni dalle elezioni e il CPN si riunirà dopo il coordinamento di Unione Popolare. Quando discuteremo di cosa vogliamo fare di Unione Popolare? Ovviamente non deve essere un partito, ma cosa proponiamo? Una federazione, un confederazione, un intergruppi, una testa un voto? Come coinvolgiamo singoli e partiti che si sono avvicinati in campagna elettorale? Rifondazione non serve solo a raccogliere firme: dobbiamo avanzare proposte, non limitarci a commentare e dividerci sulle proposte altrui, come invece sta succedendo.
Stessa cosa sui temi della pace e delle tariffe. Non basta evocare posizioni, un partito comunista deve discutere su come organizzare un movimento di massa su questi temi. Altrimenti andremo a rimorchio degli avvenimenti, come successo durante la pandemia. Quando ne discutiamo?

Paolo Ferrero

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