Si apre una fase politica inedita. Dobbiamo imparare a nuotare in mare aperto. Senza disperazione, ma senza continuismi. Il primo compito è ricostruire il nostro partito, dopo una fase di sostanziale rilassamento. La passione delle nostre militanti è immensa. Deve confluire in un sistema organizzato, non confusionario. La Conferenza di Organizzazione di gennaio non potrà essere un appuntamento rituale. Il partito si ricostruirà solo all'interno della capacità di alimentare conflitto, di declinare obiettivi, di sedimentare progetti. Solo noi abbiamo la cultura politica per coniugare lotte democratiche e lotte sociali. Il governo delle destre accentuerà, infatti, la crisi della democrazia costituzionale, attraverso il combinato disposto autonomia differenziata/ presidenzialismo. Dal PD a noi tutti saremo formalmente all'opposizione. Ma il PD punterà, pur dentro le sue convulsioni, a cui presteremo attenzione partendo da alcuni possibili obiettivi di lotta, ad un'opposizione tecnocratica draghiana; il M5S tenterà un'operazione egemonistica (dentro la quale non lasciarsi annientare). Noi ci misureremo sulla radicalità ma anche sulla qualità dell'opposizione, sulla costruzione di comitati di lotta territoriali unitari, contro la guerra, per il reddito ed il salario per l'impegno organico con l'ambientalismo anticapitalista. Investiremo nella costruzione di UP, che io vedo come struttura confederale che sintetizzi e valorizzi le forze politiche , i movimenti, le intellettualità che la compongono e (ancor più) la comporranno. Penso ad un percorso costituente, molto democratico, che viva nelle assemblee territoriali e nei conflitti. Sarebbe disastrosa una scorciatoia che pensasse ad una UP che si fa subito partito, con un proprio congresso tra pochi mesi. Verrebbe meno anche il ruolo, molto rilevante, di De Magistris come federatore. Un "capo partito" non potrebbe essere un federatore. Ricadremmo, di fatto, in una forma giacobina. La prossima fase non sarà un pranzo di gala. Siamo, infatti, privi di rappresentanza istituzionale; ma non possiamo nemmeno contare su una rappresentanza sociale unitaria, convergente, che alluda alla marxiana "potenza sociale". Comincia una nuova "traversata nel deserto".

Giovanni Russo Spena

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