Quella necessaria riflessione sul rilancio della sinistra antiliberista, si è purtroppo dovuta troncare per le non prevedibili crisi di governo ed elezioni anticipate. Costruire la lista di UP con De Magistris si è posta come scelta obbligata. L’esito elettorale però, senza infingimenti, è stato molto deludente.
L’1,4% ottenuto è lo zoccolo duro del PRC e di PaP. Individuare le cause di questa sconfitta è necessario per operare una valutazione sui tempi e sulle modalità di realizzazione di una futura forma compiuta di UP.
Le liste costruite dal tavolo nazionale sono risultate deboli e spesso estranee ai territori. Il surplus elettorale dello stesso De Magistris, malgrado il suo generoso impegno, è stato al di sotto delle aspettative. Da parte di alcuni soggetti c’è stata la ricerca continua dell’egemonia. Il programma elettorale non proponeva una idea compiuta di società, presentando alcuni punti controversi, su temi come quello del no vax, il sistema elettorale per l’elezione diretta dei sindaci come modello nazionale o la critica sul reddito di cittadinanza. Tutte défaillance prevedibili sia per il poco tempo dato, ma soprattutto perché la cultura politica e la prassi dei soggetti partecipanti si sono mostrate significativamente distanti. La non partecipazione di PaP alla manifestazione antifascista della CGIL dell’8 ne è esempio. Occorre lavorare, infatti, perchè si riesca a costruire in UP l’unità sulla manifestazione contro la guerra ed il caro vita aperta a tutte le soggettività pacifiste e della sinistra. Queste considerazioni necessitano che si operi al nostro interno un supplemento di valutazione.
Indubitabilmente UP dovrà proseguire il suo cammino, ma senza inutili e pericolose accelerazioni. Non si dovrà mai mettere in discussione la piena autonomia dei soggetti che la comporranno, in primis il PRC, non potranno esistere, anche in futuro, nostre ipotesi di scioglimento. In questa prima fase una modalità confederale dei soggetti fondatori potrebbe essere una ipotesi organizzativa da perseguire in UP, sia centralmente che nei territori.

Antonio Marotta

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