Desidero ringraziare le/i compagn@ del Prc per la militanza generosa e appassionata che ha fatto prevalere l’ottimismo della volontà sul pessimo della ragione nella raccolta firme e nella campagna elettorale e che anche in me aveva aperto la speranza a qualcosa di diverso da quanto avevo previsto il giorno in cui chiudemmo le liste (appunto, l’1.4%). Credo che il risultato di Up non sia determinato solo dal precipitare dei tempi, così brevi da rendere irraggiungibile l’obiettivo di erodere l’astensionismo. Molt@ compagn@ e settori delle classi popolari hanno votato M5S.

Mentre alcun@ di noi si sentono ancora orfan@ di un’area culturale simboleggiabile con «il manifesto» – che ci ha da tempo abbandonato sposando la linea del csx – in realtà siamo stati fagocitati dall’area «Fatto». Abbiamo perso molto più per il voto “efficace” al M5s – su pace e salario/reddito – che per il voto utile al csx. Up deve proseguire non solo per lealtà con le 400.000 persone che l’hanno votata, ma come progetto che ambisca a essere utile ed efficace per le classi popolari e, dunque, lavori a costruire quelle convergenze politiche e sociali che avevamo già proposto prima delle elezioni su pace e agenda sociale (reddito, salario minimo, caro bollette).

Serve una assemblea nazionale di UP che ne attivi la partecipazione democratica e la apra ad altre soggettività. Non ci serve un populismo dell’1% né una soggettività chiusa che riproponga disfide tra le organizzazioni che la compongono. E dobbiamo evitare arretramenti e ulteriori scivoloni sulla cultura politica (vedi linguaggio di genere, giustizia, reddito). Infine, sul Prc. Credo vada chiusa la stagione del “cadornismo politico”, in cui i gruppi dirigenti chiedono sacrifici inutili a militanti.

L’appuntamento elettorale ha disvelato anche il nostro impoverimento come intellettuale collettivo sotto molti aspetti (organizzazione, comunicazione, relazioni internazionali) e quanto si stia allargando lo iato tra il Partito e la rifondazione comunista necessaria. Ora lo scontro nel gruppo dirigente mette a rischio anche il partito come comunità. Non avevo mai visto un ex segretario, che pure sa qualcosa di sconfitte elettorali, chiedere pubblicamente il cambio del gruppo dirigente a meno di un’ora dalla chiusura delle urne. Se si spezza anche il collante affettivo di una diversa umanità resta sempre meno delle ragioni del Prc.

Eleonora Forenza

chiudi - stampa