Documento approvato dalla Direzione Nazionale del PRC-S.E. il 5/6/2022 relativo ai quesiti referendari sulla giustizia La Direzione nazionale del PRC/SE, riunita il 5 giugno 2022, esprime
un giudizio complessivamente negativo dei quesiti sottoposti a referendum
il 12 giugno e delle ragioni sottese alle proposte di abolizione normativa. Nel merito la Direzione nazionale invita i/le propri/e militanti e simpatizzanti a bocciare tutti e cinque i quesiti sottoposti alla consultazione: votando NO ovvero, in via subordinata, disertando le urne per non far raggiungere il quorum. La Direzione approva le cinque schede a lettura rapida redatte dal Dipartimento Giustizia anche a seguito della riunione nazionale dell’Area Democrazia e Giustizia utili a preparare la discussione specifica attinenti i singoli temi. La scelta di bocciare i quesiti non presuppone la volontà di conservare un sistema giustizia amministrato in maniera profondamente iniqua. Non vogliamo difendere l’attaccamento al potere – politico, economico e in qualche caso anche opaco – di settori della corporazione per spingere le carriere dei singoli negli uffici direttivi di Procure, Tribunali e Corti. Queste storture, tuttavia, non sono causate da un eccesso di politica delle correnti della magistratura, ma da un deficit di politica intesa come confronto trasparente e democratico sulle idee diverse e sui mezzi con cui realizzarle. Va sottolineato che non c’è un problema nella Magistratura – con buona pace della maggioranza politica in Parlamento – del mandato elettorale di troppi suoi esponenti. Il problema è, invece, che troppi magistrati preferiscono gli uffici legislativi dei Ministeri, delle Agenzie fiscali o delle Autorità indipendenti alle aule di Giustizia. Noi siamo il partito del sistema giudiziario e penale della Costituzione e dunque siamo il partito del giusto processo. L’azione penale, giusta questa impostazione, deve essere obbligatoria
ed esercitata da un magistrato con solidissima cultura giurisdizionale,
non da un funzionario a capo della polizia giudiziaria. In questo quadro
sosteniamo che: l’esecuzione penale non possa mai essere anticipata,
mentre un sistema di garanzie vada possibilmente esteso riducendo al
minimo il diritto penale e il carcere davvero a extrema ratio. Non può
però sfuggire che l’Italia è un Paese in cui si finisce troppo facilmente
in galera da un lato, e, dall’altro, la corruzione e i delitti contro
la pubblica amministrazione sono ancora molto diffusi. Siamo, infatti,
ancora il 56° Stato per corruzione percepita nella classifica di Trasparency
International. Non può, in una situazione del genere, pensare di abolire
il testo unico Severino. L’unico tema oggetto di voto effettivamente
problematico è quello relativo all’abuso della custodia cautelare, spesso
in senso classista, posto in essere attraverso l’esigenza cautelare
del pericolo di reiterazione del reato. La scelta per il NO, in questo
caso meno di principio, non preclude la necessità di una ridiscussione
della norma. La Direzione nazionale PRC/SE impegna le sue strutture: 1) a fare conoscere le sue ragioni in tema dei quesiti referendari anche convergendo e sostenendo rapporto con le associazioni di giuristi, in particolare i Giuristi Democratici, e di avvocati 2) a radicare sui territori gruppi di lavoro in materia di Giustizia e Costituzione, 3) a costruire iniziative di approfondimento e contrasto alle riforme Cartabia a cominciare dall’ordinamento giudiziario.
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