ODG Solidarietà con i lavoratori del Kazakistan

Ordine del giorno approvato dalla direzione nazionale

Il Partito della Rifondazione Comunista - Sinistra Europea esprime solidarietà alle lavoratrici e ai lavoratori del Kazakhstan che in questi giorni sono scesi in sciopero per la difesa delle proprie condizioni materiali di vita e contro le limitazioni delle libertà sindacali e democratiche da parte dell'oligarchia capitalista al potere.

Dopo la fine dell'URSS, il Kazakhstan è stato governato per quasi 30 anni dal Presidente Nursultan Nazarbayev (dal 1990 al 2019), fino all'arrivo alla Presidenza di Kassym-Jomart Tokayev.

Dalla fine dell’URSS, le enormi ricchezze minerarie del Paese hanno attirato le multinazionali occidentali (tra cui l’italiana ENI) e arricchito un'oligarchia corrotta che ha saccheggiato e privatizzato la proprietà pubblica sovietica.

Già adesso l’Italia è il primo partner commerciale europeo del Kazakhstan, grazie soprattutto – ma non solo – agli investimenti industriali di ENI e delle aziende che ruotano attorno al settore, oltre ad una notevole presenza del settore dei prodotti di consumo. Secondo i dati dell’Ambasciata d’Italia a Nur-Sultan, sono attualmente circa 250 le aziende e le joint venture a capitale italiano che operano nel Paese. Ricordiamo che dal Kazakhstan è possibile accedere a tutto il mercato dell’Asia centrale, con i suoi 60 milioni di consumatori, e soprattutto a quello della Cina.

Il Kazakhstan è anche stato il primo Paese dell'Asia centrale a firmare un Accordo di partenariato e cooperazione rafforzata con l'Unione europea (EPCA).

Insieme a Russia e Cina, l’Italia è uno dei principali investitori, mentre la nazione centroasiatica resta fondamentale per le importazioni italiane di energia. Persino nei difficili mesi della pandemia, è stata registrata la stipula di accordi e l’avvio di importanti progetti e di commesse a beneficio delle compagnie italiane. Il Kazakhstan è infatti il primo mercato di destinazione delle merci italiane nell’intera regione dell’Asia centrale e del Caucaso.

Per quanto riguarda le infrastrutture, il Paese punta ad avvantaggiarsi della propria posizione geopolitica, grazie anche alle opportunità offerte dalla “Belt and Road Initiative”, la cosiddetta “Nuova Via della Seta” lanciata da Pechino. Il rafforzamento del partenariato con la Cina e il potenziamento del porto secco di Khorgos, all’estremo oriente del Paese, potrebbero permettere al Kazakhstan di divenire un punto di snodo centrale nel transito delle merci che dal gigante asiatico sono dirette all’Europa e all’area mediorientale.

Lo scontro interno all'oligarchia dominante del Paese per la “divisione della torta”, le manovre e le diffuse ingerenze esterne, e le considerazioni geopolitiche vanno di pari passo con il dato della repressione dell'opposizione e del movimento dei lavoratori che ha tragicamente contraddistinto la recente storia del Paese.

Chiediamo, insieme a tanti partiti della sinistra europea e russa, la legalizzazione del Partito Comunista e del Movimento Socialista del Kazakhstan, il riconoscimento delle libertà sindacali e politiche nel Paese, la liberazione dei prigionieri politici.

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