Di fronte al fallimento di Draghi, costruire alternativa di
sinistra
L’anno che sta cominciando si apre con la crisi della narrazione che
è stata costruita intorno al governo Draghi. Siamo di fronte al palese
fallimento di un esecutivo che non ha dato risposta alle emergenze sociali,
non ha avviato riforme che riducessero le disuguaglianze, non ha rilanciato
il ruolo del pubblico e dello stato sociale.
La recrudescenza della pandemia non può essere solo addebitata alla
contagiosità della nuova variante omicron, anche perché la variante
delta sta causando molte vittime tra cui vanno considerate anche tutte
le persone che non si possono curare a causa del sovraffollamento ospedaliero.
La responsabilità sta tutta nel Governo Draghi, in ciò che non ha fatto
e che aveva tutto il tempo di fare, i fondi per attuarlo e le evidenze
scientifiche per decidere. Laddove non ci sono le evidenze la politica
deve decidere a partire dal principio di precauzione.
Il governo ha scientemente deciso la strategia del “rischio calcolato”
e del “tenere aperta l’Italia”, con l’obiettivo della crescita del PIL
e non della tutela della salute come priorità. La logica del profitto
– non fermare le attività produttive – è stata anteposta al contrasto
del contagio. Come hanno dimostrato paesi assai diversi, come per esempio
Cina e Nuova Zelanda, il covid può essere controllato.
Polarizzando l’attenzione pubblica sulla costante polemica con la protesta
nomask/novax/nogreenpass – che ha avuto costante e amplissima esposizione
mediatica – il governo ha cercato di nascondere la mancanza di interventi
essenziali per il rilancio della sanità pubblica e la lotta contro la
pandemia. Nessuna misura strutturale di potenziamento della sanità o
per ridurre il sovraffollamento del trasporto pubblico e della scuola,
fine dello smart working, messaggi sbagliati dello stesso presidente
del consiglio sui vaccini che hanno alimentato lo scetticismo tra i
cittadini. A tutto questo si aggiungono le scelte pasticciate che hanno
sempre come bussola le indicazioni di Confindustria. Basti pensare all’eliminazione
della quarantena per i vaccinati che non può che far aumentare i contagi.
Se sono da criticare le campagne novax certo non si può tacere che l’azione
del governo non incarna “la scienza” ma l’interesse capitalistico.
Particolarmente grave la negligenza verso le esigenze della scuola,
che "deve" riaprire ancora volta senza che il governo abbia
provveduto, irresponsabilmente, ad attuare le misure necessarie per
garantire il diritto allo studio, alla salute e la dignità del lavoro.
È fondamentale la riduzione del numero degli alunni per classe, l’aumento
degli organici, la stabilizzazione del precariato, la definizione del
sistema di reclutamento, la dotazione di sistemi di purificazione dell’aria,
il tracciamento, la medicina scolastica, il potenziamento del servizio
trasporto, la gratuità dei tamponi.
La disorganizzazione è tale che, mentre si discute di obbligo per i
novax, non riescono a vaccinarsi per la terza dose quelli che vorrebbero
farlo.
Torniamo a rivendicare l’organizzazione del tracciamento oggi del tutto
fuori controllo, mascherine FFP2 e tamponi molecolari gratuiti, tutte
le misure indispensabili per la limitazione della circolazione del virus
a partire dalla generalizzazione dello smart working. La stessa discussione
sull’obbligo vaccinale dovrebbe essere parte di una strategia complessiva
di lotta contro il virus nell’ambito del rispetto dell’articolo32 della
Costituzione.
Costruiamo l’opposizione a questo governo, pretendendo che nella sanità,
nella scuola, nei trasporti pubblici si faccia subito quello che non
si è fatto da un anno e mezzo.
Anche sul piano internazionale il governo Draghi continua a essere corresponsabile,
con l’Unione Europea, del veto sulla richiesta di moratoria sui vaccini
in sede di Organizzazione Mondiale del Commercio.
Il moltiplicarsi delle varianti nel sud del mondo conferma il valore
della nostra campagna “Nessun profitto sulla pandemia” e le gravi responsabilità
dell’UE che continua a proteggere il monopolio di poche multinazionali.
Anche in questa occasione è arrivato da Cuba un esempio con la ricerca
e produzione pubblica dei vaccini, la condivisione internazionalista
e una campagna vaccinale capillare.
Sul piano sociale confermiamo il nostro giudizio negativo su un governo
che ha messo le enormi risorse del PNRR al servizio delle grandi imprese
senza piani nazionali e industriali per i settori strategici e per l’occupazione.
Il governo non ha posto in essere alcuna misura redistributiva e contro
le disuguaglianze crescenti anzi contribuisce ad acuirle ulteriormente
sul piano fiscale. Nessuna misura per rispondere al rischio povertà
che riguarda complessivamente 11 milioni di persone, tra disoccupati
e lavoratrici e lavoratori: nessuna legge per il salario minimo orario,
nessuna norma per eliminare o ridurre precarietà, che anzi viene incentivata
ulteriormente con le modifiche alle norme sul reddito di cittadinanza,
nessun piano per il lavoro a partire dal rilancio del pubblico (abbiamo
1 milione di dipendenti pubblici meno della media europea) e di contrasto
ai licenziamenti, nessuna estensione del reddito di cittadinanza a esclusi
per condizionalità assurde, nessun piano per l’edilizia sociale ma solo
sblocco di centomila sfratti. Questo governo è stato capace per la seconda
volta di non finanziare l’indennità di quarantena.
Sulle delocalizzazioni si è approvata una norma che rappresenta una
presa in giro e per certi versi peggiora la situazione. Si è rilanciata
la privatizzazione dei servizi pubblici e dell’acqua.
Le diseguaglianze territoriali non possono che aumentare con l’impostazione
delle misure previste dal PNRR, per l’iniqua distribuzione delle risorse
e per i criteri dei bandi, che continuano a privilegiare i territori
già avvantaggiati penalizzando il Mezzogiorno.
Anche il profilo ambientalista del governo si è confermato essere una
truffa come dimostra da ultimo il rilancio del nucleare e del gas da
parte del ministro e la complicità nell’inserimento nella tassonomia
europea. Governo e UE stanno usando la retorica della transizione ecologica
per coprire una gigantesca operazione di rilancio con risorse pubbliche
degli investimenti e delle ristrutturazioni delle imprese e di apertura
di nuove occasioni per la finanza. L’esplosione in tutta Europa delle
bollette di luce e gas è diretta conseguenza della fallimentare scelta
di privatizzare e liberalizzare il settore energetico.
Il governo Draghi ha segnato un’ulteriore puntata del progressivo svuotamento
della democrazia costituzionale e rischia di avere come ulteriore sviluppo
il passaggio a un semipresidenzialismo di fatto con l’elezione dell’ex-banchiere
alla presidenza della repubblica.
L’attuale Presidente del Consiglio, come anche per altre note ragioni
il leader storico del centrodestra Silvio Berlusconi, manca del principale
requisito per essere eletto alla Presidenza: non è credibile come garante
della Costituzione avendo passato gran parte della sua carriera a perseguire
esplicitamente il progetto di rottamare i suoi principi fondamentali
e obiettivi programmatici di uguaglianza e giustizia sociale in nome
del primato del mercato.
L’unica strada per uscire sul piano istituzionale dalla crisi democratica
che va avanti da anni è una nuova legge elettorale proporzionale che
restituisca al parlamento il ruolo che gli assegna la carta costituzionale.
I processi disgregativi dell’unità e indivisibilità del Paese sono tutt’altro
che accantonati; per questo è necessario continuare e rinforzare l’impegno
contro l’autonomia differenziata, con iniziative da noi promosse e all’interno
dei comitati.
Al sovversivismo delle classi dirigenti va contrapposta la costruzione
della più larga opposizione, nella convergenza di soggettività sociali
e politiche, lotte e movimenti, nella generalizzazione e nel rilancio
del conflitto sociale e sindacale.
Il nostro partito è impegnato su questo terreno nella massima internità
alle lotte e nel rilancio delle proprie campagne sociali e ambientali,
a partire da quelle contro l’aumento delle bollette e contro la legge
Fornero, contro la privatizzazione dell’acqua e il rilancio del nucleare
e delle fonti fossili.
Parallelamente va evidenziato il fatto che sempre più è evidente che
si impone a tutte le soggettività della sinistra di classe, anticapitalista,
antiliberista e ambientalista e alla sinistra sociale il compito di
costruire uno schieramento di alternativa ai poli esistenti e al neoliberismo
in questo paese.
Il ritorno dei fuoriusciti nel PD dimostra che avevamo avuto ragione
nel contrastare la sussunzione della sinistra radicale in Italia da
parte di un pezzo del gruppo dirigente del centrosinistra. In tutta
Europa c’è una sinistra antiliberista e anticapitalista, rosso-verde
e femminista, che fa riferimento al Partito della Sinistra Europea e
al gruppo parlamentare “La Sinistra”, che rappresenta lo spazio politico
in cui si colloca la nostra proposta. Dal Cile arriva l’ultimo esempio
di una sinistra che insieme ai movimenti sociali ha rovesciato i rapporti
di forza elettorali. In Italia viviamo la tragedia della scomparsa della
sinistra mentre lo scontro politico è monopolizzato da partiti neoliberisti
e dal potere economico mediatico. L’impianto programmatico del PD e
la sua natura neoliberista non lo rende credibile come argine alla destra
con cui governa e con cui si accorda anche per il rilancio di un bipolarismo
che ha già stravolto l’assetto costituzionale e espulso la voce della
classe lavoratrice dalle istituzioni.
Questa situazione non può essere affrontata rinchiusi nella frammentazione
e non è possibile temporeggiare. Vanno chiamate – su una base programmatica
chiara – alla convergenza tutte le soggettività alternative al neoliberismo,
alla guerra e alla devastazione ambientale.
La direzione nazionale del Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra
Europea rilancia la proposta politica che è stata al centro dell’ultimo
congresso.
Rifondazione Comunista propone di aprire e manifesta piena disponibilità
ad essere parte attiva di un percorso plurale per la costruzione di
una soggettività, un’aggregazione che, per dimensioni e credibilità,
possa rappresentare una alternativa ai poli politici esistenti che raccolga
le idee, le energie, la passione civile che animano le tante esperienze
di resistenza, lotta e solidarietà che ci sono nel nostro paese.