Documento politico approvato all’unanimità
La Direzione nazionale del Partito della Rifondazione
Comunista – Sinistra Europea ringrazia le compagne e i compagni
che in tutta Italia hanno dato vita a iniziative lo scorso sabato 12
dicembre per la campagna per il rilancio del pubblico.
La campagna va proseguita nella prossime settimane sviluppando iniziative
nelle regioni e nelle città dove non vi sono ancora state e sarà
sviluppata con nuove giornate di mobilitazione proposte dalla segreteria
nazionale evidenziando i temi e le proposte contenute nel documento
“Per il rilancio del pubblico” che abbiamo approvato nell’ultima
riunione del CPN e più in generale nella nostra piattaforma sociale.
Le rivendicazioni che sono al centro della campagna individuano priorità
rese evidenti dalla pandemia che ha evidenziato il fallimento delle
politiche neoliberiste e gli effetti nefasti di decenni di privatizzazioni,
tagli e attacco al ruolo del settore pubblico. L’ideologia del
mercato ha fornito la giustificazione per lo smantellamento e il saccheggio
del pubblico. In particolare ne ha sofferto la sanità e dopo
decine di migliaia di morti oggi nella consapevolezza collettiva unanime
è il riconoscimento del ruolo insostituibile della sanità
pubblica.
Ma la crisi ha evidenziato le conseguenze dei tagli
nella scuola, nella sanità, nel trasporto pubblico, nei servizi
e più in generale l’indebolimento fortissimo della capacità
della Repubblica di garantire i diritti sanciti dalla Costituzione.
La pandemia ha mostrato quanto l'idea che il benessere della società
dipenda dalla crescita economica e dalla centralità dell’imprese
sia fallimentare, ideologia e propaganda usata per dirottare le risorse
pubbliche verso i grandi gruppi capitalistici e affermarne l’egemonia
sulla società. Bisogna per questo uscire dall'economia del profitto
e costruire un altro modello sociale, economico, culturale e un nuovo
welfare finalizzato al superamento delle discriminazioni di genere e
sul contrasto alla crescita delle disuguaglianze.
I dati dicono chiaramente che l’Italia è al di sotto della
media europea per quanto riguarda il numero dei dipendenti pubblici
e per questo assume centralità la nostra campagna che rappresenta
una risposta netta alla canea scatenata dalla politica e tanta parte
dei media contro il lavoro pubblico in occasione dello sciopero del
9 dicembre.
Al tentativo di dividere le classi popolari e il mondo
del lavoro occorre rispondere sul terreno della solidarietà e
della risposta alle emergenze del paese: un settore pubblico efficiente
è garanzia di più diritti per l’intera società.
Nel dibattito su come utilizzare i fondi europei del Recovery Fund e
sulla manovra all’esame delle camere non vediamo una risposta
strutturale all’emergenza sociale causata dalla pandemia.
Governo e opposizione di destra propongono ancora di distribuire incentivi
alle imprese senza condizionalità precise né salvaguardia
dei livelli occupazionali mentre si prepara una catastrofe sociale alla
scadenza ormai vicina del blocco dei licenziamenti. L’intenzione
di utilizzare solo una parte delle risorse europee stornandone una parte
consistente a copertura del debito è dentro la logica che ha
prodotto la situazione attuale. Siamo di fronte a un impianto programmatico
del PD che ripropone le politiche neoliberiste del passato: la maggioranza
dice si alla riforma peggiorativa del MES che diventa un meccanismo
salva banche mentre si continua a rifiutare qualsiasi proposta di patrimoniale
sulle grandi ricchezze e di seria progressività fiscale e lotta
ai paradisi fiscali. In questo paese maggioranza e opposizione di destra
convergono nella difesa dell’egoismo proprietario e neanche di
fronte alla pandemia e a una crisi devastante sul piano economico c’è
il coraggio di fare una scelta di giustizia fiscale e redistribuzione
della ricchezza. Le uniche riforme che centrosinistra o centrodestra
riescono a fare da 30 anni sono quelle che diminuiscono i diritti di
chi lavora.
E’ incredibile poi che ci sia chi ossessivamente
richiede il ricorso ai fondi del MES, cioè nuovo debito e dipendenza,
mentre dalla patrimoniale sulle grandi ricchezze arriverebbero risorse
aggiuntive. Assai grave che si continuino a destinare miliardi alle
spese militari e all’acquisto di nuovi sistemi d’arma –
come denunciato dalle associazioni pacifiste – mentre il paese
vive la più grave crisi da decenni. Dei 209 miliardi messi a
disposizione dell’Italia con il Next Generation Europa, con il
Piano Nazionale Ripresa e Resilienza (PNRR), il Governo intende riservare
agli investimenti per la salute solo 9 miliardi (il 4,6%). Cifra molto
lontana rispetto ai 68 miliardi ipotizzati dallo stesso Ministero della
Salute già dalla scorsa estate. Gli oltre 65.000 morti, il numero
più alto al mondo in proporzione alla popolazione, sono il prodotto
non solo del virus ma di tagli e privatizzazioni che hanno riguardato
ospedali, posti letto, personale e servizi territoriali, prevenzione
e assistenza sanitaria di base. L’obiettivo della riorganizzazione
e del rafforzamento della sanità pubblica avrebbe dovuto essere
centrale. E dovrebbe esserlo anche il rilancio della scuola pubblica
laddove siamo uno dei paesi europei col più alto numero di alunni
per classe.
La nostra proposta di 500.000 assunzioni nel settore
pubblico a partire da sanità e scuola non ha un carattere agitatorio
e propagandistico ma rappresenta una realistica e urgente risposta strutturale
al depauperamento e invecchiamento del lavoro pubblico in Italia. E
anche sul piano morale dovrebbe essere sentito come un dovere da parte
di parlamento e governo cominciare con il garantire l’assunzione
a tempo indeterminato alle migliaia di precari che stanno affrontando
nei reparti l’emergenza covid. La reinternalizzazione dei servizi
e la fine del precariato nel pubblico sono misure strutturali da assumere
invece di alimentare nuove forme di caporalato legalizzato.
I dati sulla crescita del numero dei poveri nel nostro paese mostrano
quanto sia indifferibile l’estensione del reddito di cittadinanza
al fine di garantire il diritto all’esistenza con un reddito per
tutte e tutti come rivendichiamo da tempo. La decisione da parte della
maggioranza di non prorogare blocco degli sfratti impone di rilanciare
mobilitazione per il diritto alla casa e costruire una campagna nazionale.
La nostra adesione alle iniziative dei cittadini europee
(ICE) per l’introduzione di un reddito di base incondizionato
e per la garanzia di vaccino e cure per tutti/e è parte del nostro
impegno per un’uscita da sinistra dalla crisi fondata sui valori
di solidarietà.
La fedeltà ai principi costituzionali ci impone di esprimere
il più netto dissenso rispetto al tentativo del ministro Boccia
di far approvare il progetto dell’autonomia differenziata come
collegato alla finanziaria. Giudichiamo molto positivamente la presa
di posizione dell’ANPI, del Coordinamento per la democrazia costituzionale
e del Comitato contro ogni autonomia differenziata, delle organizzazioni
sindacali che si sono espresse contro il separatismo regionale, dei
tanti comitati locali e siamo parte della mobilitazione nazionale del
18 dicembre che si articolerà con numerose iniziative territoriali.
Invece di proseguire sulla strada della divisione del paese e dello
svuotamento della democrazia, bisogna garantire l’uguaglianza
dei diritti facendo marcia indietro rispetto alla modifica del Titolo
V del 2001 e reintrodurre una legge elettorale proporzionale pura come
garanzia di pluralismo e centralità del parlamento.
L’emergenza sanitaria con la crescita nella seconda
ondata del numero di morti rispetto alla prima dimostra i danni che
produce la subalternità della politica alla logica del profitto
mascherato come primato dell’economico. Abbiamo sostenuto fin
dall’inizio che la tutela della salute e il contenimento del contagio
dovessero essere la priorità. Purtroppo ha prevalso finora con
enormi costi umani la logica espressa con involontaria sincerità
dal presidente della Confindustria marchigiana.
La crisi economica e la pandemia continuano a evidenziare la necessità
di fronte ai disastri del capitalismo neoliberista di un punto di vista
anticapitalista e dell’impegno di comuniste/i per la costruzione
di una sinistra antiliberista, ambientalista, femminista, pacifista,
un polo rossoverde schierato dalla parte delle classi lavoratrici, dell’ambiente
e dei beni comuni. Per questa ragione anche in vista delle elezioni
amministrative che ci vedranno impegnati in centinaia di città
italiane nella prossima primavera il nostro partito è impegnato
nella costruzione di liste e/o coalizioni di alternativa ai poli esistenti.
La Direzione nazionale impegna tutto il partito nella
prosecuzione della campagna sulla nostra piattaforma sociale e dà
mandato alla segreteria di coordinare e proporre nuove scadenze e iniziative
e di sviluppare l’interlocuzione con le altre soggettività
della sinistra sociale e politica.
Esprimiamo un giudizio negativo su finanziaria e “recovery plan”
perché bisogna invertire totalmente l'ordine delle priorità
partendo dal no alle spese per armamenti e destinando la maggior parte
delle risorse al
- rafforzamento del pubblico nelle strutture, negli organici e nei trattamenti
economici a partire da sanità e istruzione;
- garanzia del reddito per tutte/i e forti investimenti nel welfare
a contrasto di povertà e disuguaglianze, per la garanzia dei
diritti sociali;
- proroga del blocco degli sfratti per tutto il 2021 e piano straordinario
per la casa con rilancio dell’edilizia sociale e riconversione
del patrimonio pubblico dismesso compatibile con la residenza;
- proroga del blocco dei licenziamenti per tutto il 2021 e l’elaborazione
di un piano straordinario per il lavoro con politiche industriali dirette
a una riconversione ambientale dell’economia, alla difesa dei
livelli occupazionali e la creazione di nuovi posti di lavoro.