Documento approvato dalla Direzione nazionale del 4 giugno
2019
La Direzione Nazionale del PRC esprime il proprio ringraziamento a
tutte le compagne e i compagni che hanno con generosità e impegno
dato il proprio contributo nella campagna elettorale per le elezioni
europee e amministrative, alle candidate e ai candidati, alle sostenitrici
e ai sostenitori della lista La Sinistra e delle liste presentate nelle
città.
Il risultato delle elezioni europee è disastroso per la lista
unitaria La Sinistra e si inserisce in un quadro europeo che registra
l'arretramento delle formazioni del Gue/Ngl e della sinistra antiliberista
e anticapitalista. Il “terzo spazio” è risultato
schiacciato dalla narrazione egemone sullo scontro tra “europeisti”
e “sovranisti” e dal clima creato dalla minaccia di “onda
nera” che hanno preso il posto negli ultimi anni di quella che
vedeva la contrapposizione all'austerity neoliberista come centrale.
E l'attenzione mediatica sul tema dell'emergenza climatica è
stata capitalizzata dai Verdi europei.
In Italia si registra il risultato più forte di ulteriore spostamento
a destra con l’affermazione della Lega che non solo mobilita ormai
la grande maggioranza dell'elettorato di centrodestra ma attrae anche
una parte dell'elettorato del M5S. La Lega è passata dai 5.710.275
voti delle elezioni politiche a 9.153.638 alle europee. E ottiene secondo
analisti il 47% del voto operaio. A cui si aggiunge la crescita di FdI.
Un successo di una destra radicalizzata che rischia di consolidarsi
in assenza di un'opposizione efficace e di un'alternativa, un successo
che potrebbe essere non effimero perché ha basi ideologiche e
organizzative solide.
Le percentuali hanno consentito ai media di presentare il risultato
come tenuta o ripresa del PD, ma rimane in cifra assoluta il dato che
in cinque anni il Pd ha perso 5 milioni di voti e registra un piccolo
ulteriore calo rispetto alle politiche.
Come avevamo osservato l’impostazione programmatica neoliberista
e la linea del PD non hanno caratteristiche che consentano di arginare
l’espandersi della Lega tra le classi lavoratrici e popolari né
di intercettare i delusi dal M5S. Il crollo dei pentastellati –
5 milioni di voti in meno rispetto alle politiche del 2018 - è
finito principalmente nell’astensione oltre che nel serbatoio
della Lega. I “pop corn” finora li ha mangiati Salvini e
la soddisfazione del gruppo dirigente del PD per il ridefinirsi di una
tendenza al bipolarismo appaiono irresponsabili rispetto alla tenuta
democratica e della convivenza civile nel nostro paese. Il PD si conferma
come di fatto il miglior alleato della Lega. Al massimo il PD e il “voto
utile” sono finora serviti a fare da argine alla rinascita di
una sinistra nel nostro paese.
Le conseguenze del risultato elettorale sul piano europeo confermano
la governance neoliberista e in Italia impattano sulla tenuta del governo
la cui prosecuzione dipende ormai soltanto dalle decisioni che assumerà
la Lega mentre il M5S appare incapace di bilanciare Salvini. La conferenza
stampa del Presidente del Consiglio Conte su rispetto delle regole europee,
si alla tav e all’“autonomia differenziata” registra
questo quadro.
E’ in questo quadro desolante che si inserisce il pessimo risultato
della lista unitaria La Sinistra che pur dentro un contesto europeo
ha ragioni per la gran parte legate alla situazione italiana e alla
storia della sinistra nel nostro paese.
La nostra lista costruita a poche settimane dal voto non è riuscita
a presentarsi come progetto nuovo, plurale e come una proposta autonoma
forte. Non è riuscita a imporre il proprio punto di vista nel
dibattito. Non ha rimotivato settori consistenti di elettorato, non
ha retto l’impatto del “voto utile” né ha attratto
i delusi del M5S.
Limiti prevedibili e con radici di breve e lungo periodo di cui non
mancava certo consapevolezza. Non secondarie la delusione e la diffidenza
derivanti dal fallimento delle esperienze di LeU e Potere al popolo.
Non ha aiutato il permanere di divisioni sui territori tra i soggetti
promotori della lista nelle stesse elezioni regionali e comunali. Non
a caso abbiamo cercato nell'ultimo anno di costruire un fronte largo
rossoverde che vedesse unite non solo tutte le formazioni a sinistra
del PD ma anche esperienze territoriali e movimenti. Purtroppo questo
scenario non si è determinato e non è detto che sarebbe
comunque stato sufficiente a produrre un risultato positivo. Certo ha
contato anche l'oscuramento mediatico che abbiamo denunciato, ma sarebbe
sbagliato non porsi il problema politico di come affrontare rapporti
di forza così sfavorevoli. Nella campagna elettorale si è
evidenziata – ma non è la prima volta – la debolezza
organizzativa nostra e di altre formazioni e il poco tempo disponibile
non ha consentito neanche di coinvolgere settori più larghi come
accadde con L’Altra Europa.
L'Italia è sempre più un paese senza sinistra. I risultati
di Potere al popolo e poi quello de La Sinistra dimostrano che non esistono
scorciatoie per il superamento delle difficoltà che viviamo da
anni e che il terreno elettorale rende evidenti. Non ci sono referenti
popolari né un "popolo di sinistra" che rispondono
automaticamente al richiamo di una formula in assenza di radicamento
sociale, di continuità, di un discorso egemonico e di un profilo
credibile.
Non bastano gli errori del PD o del M5S a determinare uno spostamento
di voti a favore della sinistra e l’unità tra le organizzazioni
e i gruppi dirigenti non è mai condizione sufficiente neanche
per resistere all’attrazione del “voto utile”.
Di fronte al risultato sarebbe sbagliato rinunciare al percorso unitario
avviato e disperdere le energie militanti e intellettuali che si sono
aggregate. E' bene invece avviare un percorso di discussione collettivo
in tutto il paese – a partire dall’assemblea nazionale del
9 giugno a Roma - che coinvolga chi si è speso in questa campagna
e chi perplesso è rimasto ai margini.
L’insuccesso della lista non cancella il bisogno di sinistra nel
nostro paese e soprattutto di una sinistra anticapitalista e antiliberista.
La pesantezza e il reiterarsi delle sconfitte elettorali rischia di
tradursi in un atteggiamento rinunciatario e di resa che sarebbe nefasto.
Ma si impone a Rifondazione Comunista come a tutta la sinistra sociale
e politica una riflessione e una ricerca coraggiosa che non dia nulla
per scontato. Per questo va avviata immediatamente la discussione dentro
e fuori il partito in modalità più originali di un tradizionale
congresso.
Sarebbe un grave errore rinchiuderci nelle nostre stanze mentre mai
come oggi c’è bisogno di dispiegare la nostra iniziativa
politica, sociale, culturale e organizzativa. Dobbiamo “camminare
domandando” consapevoli dei nostri limiti ma anche della necessità
di costruire l’opposizione sociale e politica al leghismo e al
neoliberismo.
Di fronte alla drammaticità del risultato nessuno – nemmeno
i sindacati e i movimenti - potrà sottrarsi al tema di come fronteggiare
una destra come quella guidata da Salvini.
La riproposizione dell’orizzonte del centrosinistra e dell’alleanza
con il PD non appare la strada in grado di recuperare la connessione
con le classi lavoratrici e popolari.
Non è tempo della resa. La consapevolezza della nostra fragilità
aiuta a misurare le forze e impone un’attitudine realistica e
non velleitaria. La differenza in molte città tra i risultati
europei e quelli amministrativi – a volte davvero significativi
– dimostra che Rifondazione Comunista non è più
presente in maniera omogenea sul territorio nazionale ma che non è
impossibile raccogliere consenso per la sinistra e il nostro partito.
Le mobilitazioni sindacali, ambientaliste, sociali, antirazziste, femministe
costituiscono il terreno principale di sviluppo dell’iniziativa
della Sinistra e di Rifondazione Comunista. In particolare bisogna investire
le nostre energie nella campagna contro l’autonomia differenziata,
contro la regionalizzazione della scuola e della sanità, e sui
temi economici-sociali dalla flat tax alla patrimoniale alla critica
dei vincoli europei e della manovra antipopolare che si prepara.
La Direzione Nazionale
-
impegna il partito nella prosecuzione del percorso
unitario avviato con la lista La Sinistra in collaborazione con le
altre formazioni promotrici aderenti al Partito della Sinistra Europea,
con candidate/i, firmatari/e degli appelli, sostenitrici e sostenitori
e allargando l'interlocuzione a tutte le soggettività politiche,
sociali, culturali della sinistra anticapitalista, antiliberista,
ambientalista, femminista, antirazzista; partecipando all'assemblea
nazionale del 9 giugno, promuovendo incontri, assemblee, momenti di
confronto a livello territoriale e/o regionale; concordando nuovi
appuntamenti nazionali e campagne comuni di mobilitazione;
-
avvia un percorso di discussione collettiva a tutti
i livelli del partito di analisi del voto, sulla fase politica, sul
ruolo e le prospettive del partito con la convocazione di assemblee
di circolo, attivi, cpf e cpr;
-
dà mandato al segretario di convocare il
Comitato Politico Nazionale per il 22 e 23 giugno o comunque entro
il mese di giugno;
-
raccoglie la proposta del segretario e della segreteria
che in sede di CPN gli organismi esecutivi (segretario, segreteria,
tesoriere) si presentino dimissionari al fine di favorire un processo
di confronto e di rilancio dell'azione del partito;
-
nei ballottaggi che si terranno in molte città
impegna circoli e federazioni alla mobilitazione contro la Lega e
le destre nel rispetto delle modalità che i competenti livelli
territoriali del partito e le aggregazioni di sinistra e/o civiche
di cui facciamo parte riterranno autonomamente più opportune.