Direzione del 23 novembre 2014 Documento respinto La Direzione Nazionale del PRC, riunita a Roma il 23 nov 14, preso atto che l'ultimo CPN del 15 e 16 novembre ha respinto con 54 contrari, 50 favorevoli ed 1 astenuto il documento conclusivo proposto dalla segreteria nazionale, ritiene necessario riaprire la discussione sulla linea e le scelte politiche del partito in questa fase, riconvocando in tempi brevi il Comitato Politico Nazionale, l'organismo cui spetta per statuto il compito di direzione politica. La DN propone alla discussione del CPN e del partito i seguenti indirizzi politici: 1) La crisi prodotta dal capitalismo non si risolve e produce guerra, recessione, disoccupazione, precarietà, attacco ai diritti sociali ed alla democrazia. E' il tentativo del capitalismo di gestire la crisi a proprio favore, modificando i rapporti di forza nei confronti delle classi sociali subalterne. Tutto questo avviene in un contesto internazionale di crisi non risolvibile con semplici palliativi di sostegno al consumo, con un po'di redistribuzione o con l illusione di poter temperare il neo-liberismo delle politiche governative o democratizzare istituzioni non elette e che sono espressioni degli interessi sovranazionali di settori del capitale finanziario, quali BCE e Commissione Europea. Così come la crisi del capitalismo mette in evidenza i limiti storici del sistema, la crisi dell'Unione Europea dimostra la sua irriformabilità e pone il problema di una radicale alternativa sia politica che monetaria: lottare per un'Europa dei popoli e dei lavoratori significa prospettare nuove relazioni internazionali solidali e integrate con altre aree geopolitiche (ad esempio il Mediterraneo), significa rompere con i vincoli imposti dai trattati della UE e dall'Euro stesso, significa uscire dalle guerre e dalle alleanze militari come la Nato. La crisi di sovrapproduzione internazionale, infatti, spinge le maggiori potenze a cercare di imporre la propria posizione di predominio sugli alleati e sui rivali concorrenti. Tale tendenza sta portando tre effetti molto pericolosi: 1) l'aumento delle contraddizioni ed un ridisegno coatto delle gerarchie sia all interno dei poli esistenti che tra di essi a livello internazionale, 2) la ripresa delle politiche di aggressione militare da parte delle potenze imperialiste nelle aree geo-strategiche più importanti, 3) il dilagare di politiche draconiane all interno dei paesi capitalisti tese a comprimere i salari sotto il livello di sussistenza e a concedere mano libera per licenziamenti (e disoccupazione) di massa. In Grecia, Portogallo e Spagna, le politiche di massacro sociale in nome dell austerity, imposte dalla Troika, stanno provocando una resistenza sociale diffusa con veri e propri terremoti politici. In questi paesi i comunisti e le sinistre antiliberiste crescono nel consenso e tra i movimenti, perché hanno rotto chiaramente con i partiti di governo del PSE, che in tutti i paesi sono tra i puntelli principali delle politiche di UE e BCE, riuscendo così a contrastare le derive populiste e reazionarie. 2) In Italia, il governo delle larghe intese di Renzi, così come ieri quelli di Monti e di Letta, sta procedendo spedito, con decisionismo autoritario e praticando un populismo di governo, nel suo programma di smantellamento dei diritti e del welfare, di attacco ai salari, di concessione al padronato della mano libera sulla manodopera flessibile e precaria e di limitazione della democrazia in funzione della cosiddetta governabilità (Jobs act, Slocca Italia, Piano Casa, riforma della scuola, legge di stabilità, riforme costituzionali..). Con il ricatto del debito, il Governo Renzi, al di là delle polemiche verbali in sede europea, ha confermato la fedeltà ai dettami della Troika ed agli interessi del capitalismo monopolistico e finanziario, procedendo a un ulteriore gigantesco spostamento di ricchezza dal lavoro al capitale per tamponare gli effetti della crisi e il restringimento dei profitti. Il PD costituisce uno dei puntelli strutturali, e non accidentali, di questa politica. In questo contesto è evidente il tentativo di alimentare la passivizzazione, la sfiducia e la guerra tra poveri nei diversi settori del complesso corpo sociale salariato per renderlo informe e docile alle esigenze del capitalismo. L'aggravarsi della crisi, confermata dai recenti dati economici, il basso livello di credibilità del sistema economico-sociale e gli attuali stravolgimenti politici possono essere un occasione per i comunisti per invertire il processo di marginalizzazione in cui sono costretti, a condizione che gli errori fatti in passato siano riconosciuti e superati con scelte chiare... Contro il governo Renzi, ma anche contro tutte le forze che lo sostengono. Costruire un vasto fronte di opposizione al renzismo, agendo sulle inevitabili contraddizioni prodotte dai suoi provvedimenti, e lottare per la caduta dei governi di larghe intese, è un passaggio indispensabile e ineludibile in questa fase, segnata nelle ultime settimane da una forte ripresa della conflittualità (scioperi, manifestazioni, corteo e sciopero generale CGIL-UIL del 12 dic...). Oltre ad essere una necessità sociale, l'opposizione al Governo Renzi rappresenta il terreno ottimale per il nostro partito per portare avanti la rifondazione comunista e insieme costruire un'ampia coalizione di sinistra anticapitalista, capace di promuovere ed essere interna ai conflitti sociali. La durezza della crisi prodotta dal capitalismo ripropone infatti l'attualità della questione comunista e al tempo stesso sfida la capacità dei comunisti di contribuire alla costruzione paziente (non meramente elettorale) di un ampio schieramento sociale e politico, un polo coerentemente alternativo al PD/centrosinistra a tutti i livelli, che lavori per ricomporre in un blocco sociale antagonista i diversi soggetti colpiti dalla crisi. Proprio per il carattere costituente del Governo Renzi, l opposizione deve misurarsi con la necessità di rompere il quadro politico bipolare, affrontare la questione dei rapporti di forza nei confronti del padronato e di condurre ina lotta serrata contro tutte le forze politiche e le ideologie liberiste che lo sostengono (dal PD al centrodestra). 3) Per raggiungere questo obiettivo, occorre riflettere autocriticamente sulle vcende della Sinistra Arcobaleno, Federazione della Sinistra, Rivoluzione Civile ed evitare di ripetere cortocircuiti politicisti:. Da queste esperienze fallimentari emerge con chiarezza che non si realizzano livelli superiori e duraturi di unità senza la necessaria chiarezza su alcuni nodi di fondo, senza un comune lavoro di massa e senza il ruolo autonomo di una forza comunista La proposta del soggetto unitario della sinistra , che dovrebbe sorgere sulla esperienza elettorale della Lista Tsipras, si sta rivelando alla prova dei fatti generica e priva di basi reali: i Comitati Tsipras non sono capaci di fare il salto di qualità necessario proprio per la loro composizione molto diversificata per territorio, per la mancanza di un adeguato rapporto, di una internità ai principali conflitti sociali in grado di contribuire al superamento del deficit di soggettività e per il permanere di posizioni differenziate sulla questione centrale del rapporto col PD. SEL (sia pur attraversata da contraddizioni) non è più interessata alla Lista Tsipras, ha un progetto diverso e persegue l'obiettivo di rifondare il centrosinistra (vedi manifestazione del 04 ottobre scorso con la proposta della coalizione del lavoro ). Ciò non significa che dobbiamo abbandonare le esperienze dei Comitati Tsipras o trascurare il risultato elettorale delle europee, ma non possiamo limitarci a questo e soprattutto occorre spazzare via ogni illusione di poter galleggiare nelle terre di mezzo (fare la sinistra del centrosinistra) in attesa di spostamenti o scissioni nel PD, come sostiene anche una parte del PRC. La complessità del variegato fronte di resistenza alle politiche del capitalismo oggi non può che essere rappresentato da una coalizione ampia e plurale di soggetti sociali e politici con differenti anime e ruoli (comunista, anticapitalista, femminista, ecologista./.movimenti, realtà sindacali, partiti..), aperta anche a militanti ed attivisti senza organizzazione, una coalizione unita da: un programma/piattaforma di fase da costruire in connessione con i movimenti ed i conflitti reali (non partorita a tavolino da ceti politici), promuovendo a livello nazionale e locale strumenti aperti di partecipazione ed iniziativa; tipo stati generali della sinistra anticapitalista; una comune pratica e presenza nelle lotte per sviluppare il radicamento sociale ed il ruolo politico; una collocazione al di fuori e contro l'orizzonte del centrosinistra, sia a livello nazionale che a livello locale, visto che il Patto di Stabilità toglie spazio al ruolo degli Enti Locali, a meno che non rompano apertamente con i vincoli imposti, di cui il PD è fedele sentinella. Questo significa che tale coalizione, per reggere nel tempo, non potrà essere un soggetto politico centralizzato a cui cedere la sovranità politica o in cui aderire individualmente, svuotando così il PRC del senso stesso della sua esistenza come forza comunista autonoma. Soprattutto in questa fase.non è accettabile alcuna cessione di sovranità, in mancanza di chiarezza su questioni di fondo come programma di fase, pratiche sociali e rapporto col PD. . Sappiamo per esperienza che i contenitori ed i cartelli elettorali improvvisati, frutto di forzature organizzative, franano al primo serio problema posto dalla lotta politica. . Altrettanto dicasi per le scelte elettorali ed istituzionali, che non rappresentano il terreno principale del nostro impegno, ma devono essere coerenti con le pratiche sociali, pena un danno evidente al lavoro di massa. . Sicuramente saranno necessarie coalizioni e liste comuni, laddove possibili, viste le attuali leggi elettorali maggioritarie ed il calo di consenso elettorale, ma queste devono essere valutate situazione per situazione (salvaguardando ove possibile la visibilità dei comunisti), in relazione ai rapporti sociali, alla coerenza dei programmi e ad una rigorosa scelta di alternativa al PD/centrosinistra, da perseguire anche per le prossime elezioni regionali. Più in generale occorre essere consapevoli che sarà possibile riconquistare un consenso elettorale significativo, solo con un costante e coerente lavoro di radicamento sociale, che tolga spazio in particolare al crescente astensionismo. 4) Un programma minimo di fase. che abbia al centro i bisogni sociali nella crisi, a partire dal lavoro casa, salute, scuola, beni comuni, territorio, no alla guerra, no alle grandi opere, uso delle risorse, difesa della democrazia, un programma che recepisca gli obiettivi più avanzati ed unificanti espressi dalle lotte operaie, sociali e democratiche, è essenziale per rilanciare un punto di vista di classe nella crisi del capitalismo e ridefinire quali alleanze perseguire. Ovviamente non si tratta di alimentare alcuna illusione keynesiana, ma di proporre un programma di lotta contro il capitalismo qui ed ora, con obiettivi concreti e comprensibili a livello di massa, non immediatamente rivoluzionari , ma pur sempre incompatibili e di rottura con l attuale assetto sociale. Indipendenza politica e sindacalismo di classe. Una coalizione anticapitalista per essere tale deve definirsi strettamente, pur con una necessaria duttilità tattica, attorno al programma ed alla centralità di un punto di vista di classe su lavoro, salario, disoccupazione, precarietà, diritti e welfare, indisponibile alle compatibilità sia politiche che sindacali, fissando punti discriminanti e non trattabili con qualsiasi ipotesi di governo e con le controparti padronali.. Una lotta che sul piano sindacale significa opporsi ad ogni patto sociale neo-corporativo tra vertici dei sindacati confederali e padronato (come gli accordi del 28 giugno 2011 e il Testo Unico sulla Rappresentanza), in coerenza con la lotta sul terreno politico e istituzionale contro il presidenzialismo, le logiche maggioritarie e la blindatura della democrazia da parte dei governi filo-BCE. Sul piano del conflitto tra capitale e lavoro salariato bisogna puntare all'unità delle lotte contrapposta all'unità delle burocrazie, ovvero alla ricomposizione di un indirizzo sindacale di classe per le comuniste ed i comunisti, trasversale alle attuali appartenenze organizzative, che esprima le esperienze più avanzate e conflittuali (Fiom e sinistra Cgil, sindacati di base, movimenti, autoconvocazioni) e consenta di superare la frammentazione, fare un concreto passo in avanti sulla questione sindacale, finora irrisolta nel partito, e sul radicamento nei luoghi di lavoro. 5) La rifondazione di un partito comunista ed il ruolo del PRC Il nodo politico della fase attuale lo si può sintetizzare nella necessità di modificare gli attuali rapporti di forza tra le classi e rilanciare l accumulazione di forze in settori consistenti della classe legandoli a un progetto di trasformazione sociale verso il socialismo nel XXI° secolo. La crisi del capitalismo e la sua incapacità di risolverla ripropone l'attualità del comunismo e della elaborazione gramsciana il partito come intellettuale collettivo, l'esercizio dialettico dell'egemonia, la necessità di un programma di fase, la ricomposizione del blocco sociale di alternativa per uscire dalla crisi. Rifondazione del partito e costruzione di un fronte anticapitalista sono le due priorità, tra loro dialetticamente connesse, su cui deve lavorare il PRC in questa fase per uscire dalla marginalità, dalla crisi politico-organizzativa di questi anni e rilanciare un ruolo utile dei comunisti, capace di promuovere il conflitto sociale e rimettere in movimento la società.: Un vero e proprio manifesto dei comunisti/e che il PRC deve proporre a tutti gli interlocutori interessati a questo percorso. .. Per svolgere questo ruolo, occorre innanzitutto crederci e smettere di rincorrere generici quanto evanescenti contenitori politici, nei quali il partito dovrebbe mimetizzarsi, rinunciare alla propria autonomia politico organizzativa, sfumare il proprio ruolo o addirittura sciogliersi. Occorre fare i conti con lo stato reale del partito, perchè altrimenti lo slogan ricorrente rifondazione per l'oggi e per il domani rimane una parola vuota e consolatoria, di fronte ad una realtà organizzativa e politica del PRC, che va in tutt'altra direzione, sempre più sfilacciata e in declino, incapace di agire per mancanza di scelte conseguenti.(radicamento sociale, organizzazione, formazione politica, comunicazione, autofinanziamento..). Basti pensare alla continua perdita di iscritti, alla crisi dei Giovani Comunisti, al forte ritardo nella preparazione della Conferenza di Organizzazione e nello svolgimento di vari congressi regionali, alle aree di intervento proposte otto mesi fa dalla segreteria nazionale che devono ancora partire! La ripresa del conflitto sociale e l'entrata in campo di nuove esperienze e generazioni sarà determinante per invertire la tendenza e riaggregare i comunisti, ma questo processo deve essere stimolato subito dal PRC nel vivo dell'iniziativa politica con la promozione di un tavolo di confronto permanente tra comunisti/e, che metta in comunicazione esperienze, elaborazioni, punti di vista critici. Altrettanto occorre fare con tutte le realtà interessate a formare uno schieramento anticapitalista sulla base di concreti obiettivi e programmi di lotte a livello nazionale e locale (Jobs act, lavoro e riduzione d'orario, art.18, diritti sociali, scuola, diritto alla casa, beni comuni, grandi opere, questione sindacale, privatizzazioni, no alla guerra, proporzionale, difesa della Costituzione..) .. In questa prospettiva di scontro col capitalismo e di costruzione di un'alternativa di sistema (il socialismo nel XXI secolo), occorre riprendere un lavoro di approfondimento teorico e culturale, la formazione dei quadri e il rilancio della battaglia delle idee contro l ideologia dominante. Un terreno fondamentale il cui abbandono ha provocato, anche nelle nostre fila, crisi di militanza, impoverimento teorico-culturale, sfiducia nella possibilità della trasformazione sociale, svilimento del nostro patrimonio storico e in ultima analisi subalternità e minoritarismo. 6) Proposte di lavoro per il partito: Stefano Grondona, Claudia Rancati, Sandro Targetti, Arianna Ussi Respinto |