Direzione
dell'8 novembre 2012
Documento approvato
La manifestazione del 27 ottobre ha rappresentato una positiva ripresa di mobilitazione contro le politiche del governo Monti e dell’Unione Europea.
Un risultato positivo, diversamente da quello delle elezioni siciliane che – al contrario – ha registrato una nostra sconfitta dovuta sia ad errori contingenti che a limiti politici della nostra azione complessiva.
Il risultato delle elezioni siciliane evidenzia un passaggio di fase: la crisi verticale della seconda repubblica. Il 52% di astensioni ed il 7% di schede bianche e nulle, uniti ai voti dati alla lista Grillo parlano di uno scollamento completo tra il paese e le istituzioni.
La crisi della rappresentanza si intreccia alla crisi economica e alle politiche che la stanno aggravando, determinando un quadro di vera e propria crisi sistemica.
Il segno dominante della seconda repubblica è stata l'adozione di politiche neoliberiste che hanno dominato l'arco dell'intero ventennio. Ad esse è stata funzionale la ristrutturazione dei poteri e del sistema politico e istituzionale. Se da un lato si è volutamente indebolito il potere dei decisori pubblici a favore dei detentori del potere economico e finanziario, dall'altro il bipolarismo ha operato per espungere dalla sfera della rappresentanza il conflitto sociale e le possibilità della trasformazione.
Sono questi i processi all'origine della crisi della politica, oggi percepita come impotente rispetto ai grandi poteri economici ed anzi demolitrice nella sostanza dei diritti dei cittadini.
In questo contesto, il permanere e l'accrescersi dei privilegi legati all'esercizio della funzione di rappresentanza, hanno determinato un radicale discredito della funzione politica. Dobbiamo prendere atto che noi non siamo complessivamente percepiti come esterni a questo problema e questo ci pone la necessità di un salto di qualità nell’iniziativa e nella proposta politica.
Noi dobbiamo quindi porre il problema di chiudere il ventennio devastante della seconda repubblica: quello dell'eutanasia della politica, della distruzione dei diritti dei cittadini e dei lavoratori e del contemporaneo costruirsi di privilegi di casta di un ceto politico sempre più inutile quando non dannoso.
L'asse della nostra strategia deve essere la costruzione di una terza repubblica che rovesci compiutamente questi elementi. Che affondi le sue radici nella Costituzione repubblicana, nei valori di uguaglianza e nel riconoscimento del carattere progressivo del conflitto sociale, che la informano. Che ricostruisca anche una memoria del nostro paese, che all'opposto delle vulgate correnti, identifichi nei momenti di sviluppo dei diritti del lavoro, del welfare, nel dispiegamento del conflitto sociale, la fase più progressiva della storia della repubblica.
Il ribaltamento delle politiche neoliberiste, l'uguaglianza nei diritti sociali deve connettersi ad una compiuta piattaforma sul terreno politico istituzionale. La lotta per il proporzionale cioè per l'uguale valore dei voti nella sfera della rappresentanza, deve intrecciarsi allo sviluppo della democrazia diretta e partecipativa, perché dalla crisi del bipolarismo presidenzialista si esca attraverso il ripristino della rappresentanza reale del paese e attraverso una maggiore partecipazione dal basso. L'abolizione dei privilegi della politica e la riduzione degli emolumenti, deve essere strumento per rimettere in connessione la condizione materiale di rappresentati e rappresentanti, e riconquistare la politica intesa come passione e progetto collettivo.
In questa direzione proponiamo la costruzione di una lista unitaria della sinistra contro il neoliberismo, per un progetto di alternativa e per la riforma radicale della politica. La nostra proposta politica si rivolge ad Alba, all’IdV, a Sel, alle forze che hanno organizzato la manifestazione del 27 ottobre, al complesso delle forze associazionistiche, sociali e culturali disponibili, ed è finalizzata a costruire un ampio polo di alternativa che si ponga l’obiettivo di governare il paese su un programma antitetico a quello imposto da Monti e dalle politiche europee.
Il tentativo - che abbiamo perseguito fino in fondo - di assumere questo obiettivo unitariamente come Federazione della Sinistra, ha dovuto prendere atto dei diversi orientamenti esistenti. Pur valorizzando gli elementi di cooperazione sui referendum e in relazione ai prossimi appuntamenti elettorali regionali, da verificare ovviamente nei diversi contesti, è evidente per quel che riguarda la proposta politica, che dobbiamo agire direttamente come Partito affinché essa si concretizzi.
In questo quadro riteniamo positivo l'appello "Cambiare si può", promosso da una serie di autorevoli personalità della sinistra, rispetto al quale registriamo una consonanza di analisi e proposta. A partire da questa consonanza decidiamo di partecipare all’assemblea convocata per il 1° dicembre al fine di concretizzare un percorso di costruzione della lista unitaria di sinistra. Parimenti le posizioni del sindaco di Napoli De Magistris, la dialettica aperta all’interno dell’Italia dei Valori, come anche posizioni presenti territorialmente e nazionalmente all’interno di Sinistra Ecologia e Libertà, ci confermano nella possibilità di allargare le forze che possono essere coinvolte nella costruzione di un polo della sinistra di alternativa. Un polo che vogliamo costruire non come pura sommatoria elettorale ma come progetto politico di aggregazione della sinistra.
In questo quadro Rifondazione Comunista non parteciperà alle primarie del centro sinistra, che si svolgono all’interno del recinto dell’accettazione dei trattati europei e quindi delle politiche neoliberiste.
Per queste stesse ragioni la campagna di raccolta di firme sui referendum sulle pensioni, sul lavoro e sulla diaria, devono vedere dispiegato tutto il nostro impegno. I referendum uniti alla proposta di legge sul reddito minimo, la cui campagna si sta chiudendo in questi giorni rappresentano una parte rilevante di una piattaforma di alternativa. L'impegno deve essere massimo in particolar modo per il referendum sulle pensioni, il cui peso organizzativo ricade sostanzialmente su di noi. La raccolta delle firme è un’occasione decisiva per dare voce al disagio sociale sempre più grave prodotto dalle politiche del governo Monti e dell’Unione Europea, ed un’opportunità per cercare di costruire una piattaforma di cambiamento che viva nella società attraverso il protagonismo diretto dei cittadini e delle cittadine.
Per questo la Direzione chiede a tutte le compagne e i compagni di produrre uno sforzo straordinario nella raccolta delle firme, a partire dall'organizzazione dei banchetti, connotando in questo modo anche la nostra partecipazione alle manifestazioni del 14 novembre in occasione della giornata di mobilitazione europea, dello sciopero della Cgil e delle iniziative di movimento promosse dal comitato No Monti Day, che si terranno nella giornata.
La Direzione ribadisce inoltre l'importanza dell'appuntamento di Firenze 10+10, momento non di rievocazione, ma di discussione sulla trasformazione dello stato di cose presenti.