Direzione
del 15 novembre 2011 - Documento approvato
Opposizione la governo Monti
per costruire la sinistra di alternativa
1) La caduta del
governo Berlusconi è un fatto molto positivo che segna un passaggio
assai rilevante nella vicenda del nostro paese. La crisi della destra
è precipitata nell’incapacità a fare fronte efficacemente
alla speculazione finanziaria ma è maturata nel corso di questi
anni nell’impossibilità – all’interno della
crisi – di garantire la mediazione tra interessi diversi all’interno
delle classi dominanti e di mantenere un largo consenso di massa. Ci
troviamo di fronte al fallimento dell’ipotesi politica che ha
maggiormente caratterizzato la Seconda Repubblica.
2) Per sancire la fine del governo Berlusconi avevamo chiesto, prima
delle consultazioni del Presidente della Repubblica, e continueremo
a chiedere fino al voto di fiducia, l’immediata convocazione delle
elezioni politiche anticipate e di affrontarle attraverso la costruzione
di un fronte democratico tra le forze di sinistra e di centro sinistra.
Questa proposta avrebbe permesso e permetterebbe ancora di sconfiggere
le destre attraverso l’esercizio democratico dell’espressione
della volontà popolare e di determinare il quadro politico migliore
sia per quanto riguarda la difesa e lo sviluppo della democrazia che
per quanto riguarda le scelte di politica economica, scongiurando la
sciagurata ipotesi del governo Monti.
3) Il Presidente della Repubblica sta operando per sostituire al governo
Berlusconi un governo Monti. La motivazione, utilizzata ai limiti della
correttezza democratica, è data dall’emergenza prodotta
dalla speculazione finanziaria. Il tentativo evidente è quello
di neutralizzare gli effetti del fallimento del governo Berlusconi,
evitando qualsiasi spostamento a sinistra dell’asse del governo
in merito alle politiche economiche. Si tratta di una sorta di commissariamento
dell’Italia da parte della BCE, uno dei frutti del vero e proprio
colpo di stato monetario che stiamo subendo. Si tratta di una scelta
sciagurata, condotta con il coinvolgimento pieno del PD, destinata a
produrre effetti negativi sul piano democratico, su quello sociale come
su quello politico. Sul piano democratico, perché, dopo l’imputridimento
della quadro politico determinato da Berlusconi, per rigenerare la democrazia
è necessario ridare la parola al popolo. Al contrario con la
scelta del governo Monti, cioè di un governo iperliberista mascherato
da governo tecnico, il popolo viene declassato a spettatore passivo
delle scelte delle elites. Sul piano sociale, perché il programma
di Monti sarà centrato sull’applicazione delle nefaste
direttive europee e peggiore di quanto avrebbe fatto un governo di centro
sinistra frutto di libere elezioni. Sul piano politico perché
il governo Monti permetterà alle destre di rigenerarsi in vista
delle prossime elezioni e di porre le condizioni per una chiusura più
stringente del bipolarismo.
4) Se il governo Monti dovesse avere la fiducia del Parlamento, Rifondazione
Comunista ritiene necessario costruire la più ampia opposizione
- da sinistra - al governo medesimo. Contro ogni ipotesi di patto sociale,
occorre costruire una opposizione che sappia unire le rivendicazioni
specifiche con la richiesta di una modifica generale delle politiche
economiche europee, in direzione di una uscita a sinistra dalla crisi.
La costruzione della Costituente dei beni comuni, la qualificazione
programmatica, con l’attivazione delle energie intellettuali disponibili
e l’attivazione di concreti percorsi di lotta, sono gli elementi
che devono caratterizzare questa prospettiva sia a livello nazionale
che a livello locale. Rifondazione Comunista, sostiene la manifestazione
dei movimenti per l’acqua pubblica del 26 novembre, lo sciopero
generale indetto dai sindacati di base per il 2 dicembre, la manifestazione
nazionale indetta dalla CGIL per il 3 dicembre.
5) Parimenti l’eventuale nascita del governo Monti pone con ancora
maggiore urgenza il tema della aggregazione della sinistra di alternativa
che abbiamo messo al centro della proposta politica del documento congressuale.
Per questo, nell’immediato, come partito e come Federazione della
Sinistra, proponiamo alle altre forze politiche che si oppongono a Monti
di costruire un patto di consultazione permanente al fine di rendere
più efficace la battaglia di opposizione. Riteniamo però
necessario fare un salto di qualità in questa direzione e operare
affinché l’opposizione all’eventuale governo Monti
diventi opposizione costituente della sinistra di alternativa. Il governo
Monti, in quanto tentativo di stabilizzazione moderata di gestione della
crisi, costituisce infatti il punto di discrimine per una sinistra che
si ponga l’obiettivo dell’alternativa. Mai come in questo
momento risulta evidente la distanza strategica tra le due sinistre
e la necessità di aggregare, in forma stabile, la sinistra di
alternativa che si pone l’obiettivo di sconfiggere le politiche
neoliberiste.
6) La crisi del governo Berlusconi ci consegna la possibilità
e la necessità di operare, a livello di massa, per il passaggio
dall’antiberlusconismo all’antiliberismo. In questi anni,
le caratteristiche specifiche del berlusconismo hanno condizionato fortemente
le culture politiche dell’opposizione. Nell’antiberlusconismo
convivono varie culture politiche e varie ipotesi politiche. Nel momento
della crisi di Berlusconi, le classi dirigenti hanno utilizzato strumentale
l’antiberlusconismo al fine di legittimare il neoliberismo austero
di Monti. Questo significa che oggi si apre una lotta per l’egemonia
nell’antiberlusconismo. I poteri forti lo vogliono sviluppare
nel senso liberale e liberista, noi dobbiamo fare una battaglia per
svilupparlo in senso antiliberista e socialista. Dobbiamo cioè
agire consapevolmente affinché il senso di delusione che verrà
prodotto dalle politiche economiche e sociali dell’eventuale governo
Monti su larghi strati popolari antiberlusconiani, non diventi ripiegamento
e non produca ulteriore disgregazione sociale. La capacità di
costruire un percorso in cui si passi dall’antiberlusconismo generico
ad una più chiara coscienza anticapitalista è un nostro
preciso compito politico.
7) In questo quadro, ribadendo la nostra lotta strategica contro il
bipolarismo, vogliamo costruire un partito che sappia vivere, discutere
e svilupparsi senza essere deformato da una centralità assorbente
del piano istituzionale. Non perché questo non abbia una grande
rilevanza politica – al contrario – ma perché se
il bipolarismo costituisce una condizione istituzionale funzionale alla
distruzione delle forze politiche antisistema, noi dobbiamo conquistare
un grado di autonomia strategica dal bipolarismo che ci permetta di
fare politica senza esserne fagocitati. Occorre quindi costruire consapevolmente
un Partito della Rifondazione Comunista che non abbia nella discussione
sui passaggi istituzionali il centro della sua vita politica.
Si tratta di superare definitivamente l’idea che la sconfitta
del berlusconismo e la costruzione dell’alternativa possa avvenire
attraverso un percorso di delega al quadro istituzionale. Non è
così. Il nostro progetto politico di fase di costruzione della
sinistra di alternativa al fine di determinare le condizioni per uscire
a sinistra dalla crisi, implica l’attivazione dei soggetti in
carne ed ossa, implica la costruzione di una soggettività di
massa non basata sul principio di delega. Il compito del partito è
quindi quello di mettere in pratica la linea politica avendo chiara
la centralità del lavoro sociale, culturale e di aggregazione
politica, al fine di favorire la costruzione di un protagonismo di massa.
Il compito del partito, a fronte del carattere tecnocratico, oligarchico,
antidemocratico della risposta delle elitè dominanti alla crisi,
della cesura crescente tra capitalismo e democrazia, è quello
di adoperarsi nel nostro paese e a livello europeo, per lo sviluppo
del movimento antiliberista.
Roma, 15/11/2011
La Direzione Nazionale Del
Partito della Rifondazione Comunista
(approvato a larga maggioranza)