Direzione
del 24 aprile 2009 - Odg sul referendum elettorale
di Franco Russo e Gianluigi
Pegolo
La Direzione nazionale del
PRC, premesso che:
il governo, forte di una
maggioranza allargata fino al PD, con lo slittamento al 21 giugno del
referendum elettorale sta infliggendo un nuovo colpo alla legalità,
dato che la legge 352/1970 all’art. 34 stabilisce che esso debba
obbligatoriamente svolgersi in una ‘domenica compresa tra il 15
aprile e il 15 giugno’;
continua l’uso distorto del referendum che da istituto di manifestazione
diretta della volontà dei/delle cittadini/e diviene invece strumento
per limitare la sovranità popolare poiché anche quest’ultimo
referendum elettorale - come tutti gli altri promossi da Segni, con
il sostegno dei poteri forti come la Confindustria - tende a cancellare
la libera espressione degli orientamenti e del pluralismo politici,
coartati dai sistemi maggioritari;
lo slittamento della data referendaria e l’abbinamento con il
secondo turno delle elezioni amministrative sono apertamente volti a
favorire il raggiungimento della soglia della partecipazione del 50%
degli elettori, mentre in altre occasioni – dal divorzio all’estensione
dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori – si è
tenuto nettamente distinto il voto per le elezioni da quello referendario,
per rispettarne la natura specifica che richiede un pronunciamento al
di fuori degli schieramenti politico-elettorali;
la campagna di Franceschini e del PD, in nome del risparmio (sui costi
della democrazia!), per abbinare voto alle elezioni europee e referendum,
ha rivelato in pieno la sua strumentalità appoggiando, in deroga
a un obbligo, la leggina per lo slittamento e scegliendo il sì
ai quesiti-truffa;
dichiara:
la propria opposizione ai quesiti con la ferma intenzione di far fallire
l’appuntamento del 21 giugno, con una campagna di denuncia del
referendum che non modifica la sostanza dell’attuale legge elettorale,
dal suo autore Calderoli definita ‘porcellum’, ma ne vuole
esasperare solo gli esiti maggioritari dato che mira ad attribuire non
più alla coalizione ma alla singola lista la maggioranza dei
seggi alla Camera e al Senato: si vuole passare dalle coalizioni coatte
al bipartitismo coatto;
ricorda che:
la stessa Corte Costituzionale (sentenza 16/2008) ha rilevato la gravità
della proposta, se mai venisse approvata, in quanto consentirebbe a
una lista anche con il 20 % dei voti di conquistare il 55% dei seggi
parlamentari, ciò che neppure la legge del fascista Acerbo consentiva
prevedendo come soglia minima il 25% dei voti;
per arrivare a questo esito mortale per la democrazia pluralista sancita
nella Costituzione si prospettano ben 67 quesiti che impediscono ai/alle
cittadini/e di rendersi chiaramente conto di questo disegno autoritario,
che consegnerà l’Italia a Berlusconi e manterrà
il PD all’opposizione per gli anni a venire;
si impegna a costruire a
livello territoriale comitati unitari con tutte le forze politiche,
associative, sindacali, con intellettuali e giuristi, e a proporre un
Comitato di coordinamento nazionale per una campagna tesa a impedire
il raggiungimento del quorum tramite l’astensione da praticare
o non andando a votare o rifiutando la scheda, uniche degne risposte
al referendum-truffa.
Franco Russo
Gianluigi Pegolo
Approvato all’unanimità,
con una astensione