Direzione
del 12 novembre 2008 - Conclusioni di Paolo ferrero
Innanzitutto ribadisco
la piena disponibilità ad incontrare i lavoratori di Liberazione
, giornalisti e poligrafici, in ogni occasione che lo riterranno opportuno.
Ritengo sbagliato che sia io a chiedere l'assemblea con i lavoratori
perché i lavoratori hanno i loro rappresentanti sindacali e in
nessun modo voglio mettere in campo delle pratiche che scavalchino i
legittimi rappresentanti dei lavoratori: sarebbe un comportamento antisindacale.
Quindi la difficile vicenda della crisi di Liberazione va affrontata
nel pieno rispetto dei ruoli e delle prerogative delle parti in causa
- partito, società editrice Mrc, rappresentanze dei lavoratori,
lavoratori - senza interferenze che avrebbero l'unico effetto di peggiorare
la situazione. In questo quadro ribadisco la mia piena disponibilità
ad incontrare i lavoratori ogni volta che questi lo reputino necessario.
Detto questo, voglio portare a conoscenza della Direzione che nei colloqui
con il Comitato di Redazione e con le rappresentanze sindacali dei lavoratori
è emerso un problema di relazioni sindacali con l'editore Mrc
del giornale Liberazione . Ho raccolto una diffusa critica di scarsità
di chiarezza e di mancanza di informazioni da parte del CdA della società
editrice Mrc verso gli organi sindacali dei giornalisti e dei poligrafici
di Liberazione . Questa critica alla società editrice deve essere
presa in seria considerazione e per questo chiedo al CdA della società
editrice Mrc di attivare relazioni sindacali cristalline. I rappresentanti
sindacali devono essere messi nella condizione di avere tutti gli elementi
che i contratti nazionali di lavoro garantiscono ai lavoratori. E considererei
scandaloso, oltre che inaccettabile, che una società di cui il
Partito della Rifondazione Comunista è proprietario, non faccia
non dico di più, ma nemmeno il minimo definito sul piano sindacale.
Questo deve essere garantito e chiedo quindi al CdA dell'Mrc un salto
di qualità nella cura delle relazioni sindacali, così
come ho chiesto ai lavoratori che facciano presente ogni problema al
Partito in modo da intervenire immediatamente sulla nostra società
al fine di risolverlo immediatamente. Dico questo per una questione
di rispetto nei confronti dei lavoratori, dei giornalisti e del sindacato
ma anche per rispetto verso il partito. Credo infatti che il Prc abbia
tutto l'interesse a ricercare una soluzione trasarente dei problemi
di Liberazione e lo dico perché penso che questa soluzione sarà
tanto migliore se tutte le risorse ed i saperi che ci sono al giornale
possono essere attivati.
Per quanto riguarda le responsabilità della segreteria, l'ho
detto ai giornalisti e ai lavoratori poligrafici in assemblea, e lo
ripeto qui: la segreteria ha fatto tutto quanto era in suo potere. A
metà ottobre il Cpn ha chiesto alla società editrice di
fornire i dati su Liberazione nel più breve tempo possibile.
Ho convocato la riunione della direzione il 10 di ottobre, quando abbiamo
avuto i dati ufficiali dalla società editrice; abbiamo deciso
in quella sede che entro il 30 dello stesso mese ci dovesse essere una
proposta da parte del Consiglio di Amministrazione della società
editrice Mrc; la proposta l'abbiamo avuta dopo e la direzione è
stata fissata oggi per questo motivo. Lo dico perché la segreteria
è stata assolutamente attenta a non perdere tempo, perché
la situazione è drammatica e prima si assumono delle decisioni
prima si risolve la questione.
Adesso sappiamo che la situazione di Liberazione è drammatica
perché per mesi non era chiara l'effettiva entità del
deficit del 2008. Adesso abbiamo oltre ai dati del consiglio di amministrazione,
la certificazione dei medesimi, e sappiamo che per il 2008 è
previsto un deficit pari a circa 3 milioni e trecentomila euro. Che
vuol dire concretamente, che per ogni copia di Liberazione che viene
venduta, chi la compera paga 1 euro e Rifondazione comunista ne paga
un po' più di uno e mezzo. Un disastro dal punto di vista finanziario.
C'è una condizione molto negativa anche dal punto di vista delle
vendite, e i dati del distributore nazionale Sodip confermano il fatto
che non c'è nessun elemento di controtendenza: continuiamo a
perdere copie. Il direttore di Liberazione ha scritto qualche settimana
fa che ci trovavamo di fronte ad una ripresa delle vendite. Dai dati
ufficiali questa ripresa non emerge. Penso quindi che bisognerebbe smetterla,
tra di noi e nella comunicazione all'esterno, di far finata che la situazione
sia tutto sommato non molto brutta. La situazione che abbiamo ereditato
è disastrosa.
In questo quadro molto difficile noi oggi facciamo solo un pezzo dell'operazione,
e cioè mettiamo in condizione la società editrice Mrc
di non portare i libri in tribunale, in cambio di una contropartita.
E cioè che si determini una condizione in cui nel 2009 non ci
siano altri deficit. Per un motivo semplicissimo: che se il deficit
si dovesse ripetere, anche in misura ridotta, questo metterebbe in discussione
l'esistenza stessa di Rifondazione comunista. Le entrate di Rifondazione
sono quelle che sono e abbiamo deciso stamane di aumentare la quota
delle tessere e di ridurre lo stipendio ai dirigenti. La nostra situazione
economica non ci permette di coprire altri buchi nel bilancio di Liberazione
. Quindi noi oggi applichiamo quanto abbiamo deciso unanimemente in
questa direzione e cioè che il bilancio del 2009 deve stare in
pari e nello stesso tempo decidiamo la ricapitalizzazione della società
Mrc, cioè facciamo un investimento molto forte sul fatto che
il giornale prosegua.
Lo dico in maniera che sia inequivocabile. Prendiamo la decisione di
far continuare il giornale e il Partito fa un investimento enorme sul
giornale, come non facciamo per nessun altro settore di lavoro. Questo
lo facciamo a prescindere dal giudizio sulla linea politica del giornale.
Lo dico forte e chiaro perché non ci siano equivoci: la salvezza
del giornale e il destino dei lavoratori che vi operano sono all'origine
della scelta che facciamo oggi. Lo dico perché sia chiaro rispetto
agli striscioni che ho visto sulla "liquidazione comunista":
questo gruppo dirigente sceglie di non liquidare Liberazione e di investirci
una somma molto ingente. Oggi decidiamo a partire dal fatto che ci sono
decine di lavoratori impiegati a Liberazione .
Se così non fosse, la discussione, per quanto mi riguarda, avrebbe
tutte altre caratteristiche: sarebbe incentrata sul rapporto costi/benefici,
in termini politici e cioè sul piano del rapporto tra costi economici
dell'impresa editoriale e benefici politici. Non abbiamo fatto questa
discussione proprio in virtù dellla responsabilità che
sentiamo nei confronti dei lavoratori di Liberazione .
C'è poi un problema di rilancio del giornale, perché attualmente
serve a poco. Il problema del rilancio del giornale è un problema
politico prima che economico; non è solo un problema di campagne
promozionali, è un problema di sintonia con il corpo del partito.
Io penso che sia giusta la richiesta avanzata da alcuni compagni di
discuterne in Comitato politico nazionale, sede deputata a discutere
delle politiche editoriali del partito. Va fatta una discussione approfondita
sul giornale e vanno assunti degli orientamenti chiari. Penso che sia
bene oggi decidere sul piano economico e questo Partito garantisce al
giornale di proseguire, dopo di che il Partito farà una discussione
su quello che è l'indirizzo auspicato del giornale.
L'ultima cosa è la proposta, in linea con quanto discusso con
i lavoratori, che il vincolo sull'accordo, sia un vincolo politico,
e non un vincolo formale. Lo dico perché non possiamo assumere
delle decisioni che fra di loro possono entrare in contraddizione. Nella
direzione scorsa abbiamo votato all'unanimità che il bilancio
di Liberazione debba prevedere il pareggio di bilancio nel 2009. A questo
vincolo non possiamo derogare per nessuna ragione. Il vincolo all'accordo
deve quindi essere politico e non formale.
Per queste ragioni vi invito a votare l'ordine del giorno che ha presentatato
la segreteria.