Riunione Direzione del 21 settembre 2004

Il documento approvato

1 L'aggravarsi della situazione economica e l'acuirsi del disagio sociale stanno determinando una vera e propria crisi complessiva della società italiana.

Questa crisi si inscrive dentro la cornice generale del fallimento delle politiche neoliberiste e quella più specifica del fallimento di quello che è stato definito il "berlusconismo", ovvero quel mix di politiche neoliberiste e pulsioni assieme populiste e reazionarie.

Questa crisi ha reso evidente l'incapacità delle classi dirigenti, sia dell'industria che della politica, di fornire risposte che sapessero affrontare i nodi veri di questa crisi.

Ciò ha aperto una crisi profonda del blocco sociale che ha sostenuto il governo delle destre, determinando una condizione di crisi politica strisciante.

Al precipitare sempre più drammatico della crisi, emerge in questa ultima fase un nuovo tentativo di adattamento moderato.

E' quello che può definirsi neoliberismo d'impresa che, in nome di una presunta ineluttabilità della crisi, pretende che vengano assunte come necessità oggettive, l'ulteriore riduzione del sistema dei diritti, sia del lavoro che sociali, nonché delle retribuzioni reali.

Si tratta di un tentativo insidioso e pericoloso perché, partendo dai singoli comparti produttivi, pretende di ridisegnare l'insieme dei rapporti sociali fino alla pretesa di rompere l'unitarietà delle prestazioni sociali sul territorio nazionale, compreso, sul versante dei rapporti di lavoro, l'istituto del contratto nazionale.

Sul piano più direttamente politico, il governo delle destre, nel mentre annuncia improbabili iniziative per il controllo della dinamica dei prezzi (che tra l'altro dimostrano che era possibile intervenire ben prima) e continua nella propaganda che tenta di nascondere la realtà dell'impoverimento del Paese, prepara una finanziaria da 35 miliardi di euro, un colpo di maglio tremendo ai danni delle autonomia locali, della spesa sociale, dei redditi popolari. Una finanziaria che avrà, tra l'altro, l'effetto di deprimere ancora di più i consumi e l'insieme dell'economia del Paese.

La questione sociale rappresenta un punto essenziale per l'iniziativa del Partito, a partire da proposte semplici e chiare che chiedono una svolta profonda nelle scelte di politica economica e sociale: una nuova politica redistributiva, un nuovo intervento pubblico nelle politiche economiche, una nuova stagione di diritti del lavoro e sociali, la conquista di beni comuni da sottrarre al mercato e la difesa dei territori rappresentano la priorità delle priorità nell'iniziativa del Partito. Su questi temi, in particolare contro l'insicurezza sociale, è necessario rilanciare con grande forza la nostra iniziativa a partire dai piccole e grandi città e dai posti di lavoro.


2 Nessuna risposta sul terreno difensivo ha possibilità, oggi, di reggere lo scontro politico e sociale. Per evitare un riflusso della grande stagione di movimenti di lotta che hanno attraversato il Paese negli scorsi mesi, è necessario proporsi un salto di qualità dell'opposizione sociale e politica.

Si tratta, in primo luogo, di collocarsi attivamente dentro la campagna dei rinnovi contrattuali, a partire dal Pubblico Impiego e dagli autoferrotranviari. In secondo luogo, si tratta di costruire il massimo di opposizione sociale e politica alla finanziaria del governo.

In questo quadro, sul piano sociale, dobbiamo lavorare per favorire un incontro dei conflitti sul lavoro con le vertenze territoriali al fine di determinare una quadro generale di riferimento per una politica del cambiamento
Sul piano politico, in connessione con quello sociale, è necessario che il progetto di costruzione della soggettività politica della sinistra di alternativa entri decisamente nella fase di concreta attuazione.

Non pensiamo all'assemblaggio di ceti politici ma a un processo vasto di coinvolgimento paritario di soggetti politici, espressioni del mondo del lavoro, associazioni, movimenti, comitati locali, singoli. Un processo che prenda avvio sia con un motore centrale che con l'avvio di sperimentazioni concrete in sedi locali, anche utilizzando a tale fine tutte le energie e le relazioni sviluppatesi in questi ultimi anni così intensi di crescita di movimenti di lotta sia sul lavoro che nelle realtà territoriali.

E' questo il lavoro politico di fase prioritario cui chiamiamo ad impegnarsi tutte le articolazioni del Partito e su cui intendiamo proporre entro l'anno un momento generale di verifica complessiva dello stato di avanzamento del processo.


3 Questo lavoro non è in contraddizione, ma è connesso, alla proposta che avanziamo di un salto di qualità complessiva che proponiamo al campo vasto delle opposizioni.

Non possiamo, infatti, non vedere che anche nel campo delle opposizioni si confrontino varie opzioni.

L'ipoteca neocentrista, che guarda all'adattamento alla crisi secondo il modello che abbiamo definito neoliberismo di impresa, avanza anche dentro il campo moderato del centro sinistra.

Il centro sinistra, come campo unitario di elaborazione e proposta politica, non esiste più. Questo è il risultato dell'incidenza dei movimenti nella sfera delle relazioni politiche e anche frutto della nostra iniziativa.

Accanto a una opzione moderata, sempre presente e indubitabilmente forte, nel campo delle opposizioni politiche che rientravano nello schieramento di centro sinistra, è avanzata un opzione che rivendica una discontinuità forte nel governo del Paese. Una opzione che, in sostanza, chiede che non solo venga sconfitto Berlusconi ma che vengano sconfitte le politiche delle destre.

Nel campo delle opposizioni sociali, questa opzione che chiede un cambio radicale è sicuramente maggioritaria.

Sono queste le ragioni per le quali consideriamo praticabile condurre da protagonisti una iniziativa per una qualificazione sociale e programmatica di una alternativa al governo delle destre.

Per questo ribadiamo che il primo punto del programma delle opposizioni debba essere la costruzione di una democrazia della partecipazione e del conflitto, a partire dal coinvolgimento delle associazioni, dei sindacati, dei movimenti, delle realtà del governo locale, dei comitati di base all'elaborazione delle discriminanti programmatiche per un governo alternativo alle destre. A partire, secondo noi, dall'abrogazione delle leggi varate dalle destre impedenti qualsiasi processo riformatore, non per tornare alla condizione precedente ma per formulare alcune riforme di rottura con il ciclo neoliberista.


4 Il ritiro delle truppe italiane dall'Iraq e l'iniziativa per un ritiro generalizzato dei contingenti europei, è il primo punto per la realizzazione di un processo di pace su cui il nostro Partito e il Partito della Sinistra Europea sono impegnati.

La guerra ha violato ogni regola del diritto internazionale, è stata fondata su menzogne già ampiamente e pubblicamente dimostrate e ammesse dai loro stessi ideatori, ha fallito tutti gli scopi per i quali si è detto che si scatenava. L'instabilità è sempre più estesa e la soluzione dei conflitti sempre più compromessa, il terrorismo sempre più minaccioso.

La guerra ogni giorno di più mostra il suo volto distruttivo e insanguina con la recrudescenza dei bombardamenti una scia di morte sempre più tremenda, il terrorismo mostra ogni giorno di più il volto crudele di una perdita di umanità che inorridisce.

Guerra e terrorismo si inseguono in una spirale che pretende di annichilire la politica e di fare terra bruciata di ogni altra ipotesi di relazione tra i popoli, le culture, le religioni.

Per queste ragioni, intendiamo rilanciare una grande iniziativa politica e di massa, coordinata a livello europeo, per il ritiro delle truppe di occupazione a partire dal lancio di una grande petizione popolare europea.

Con altrettanta forza chiediamo il rilascio degli ostaggi, a partire dalle e dai cooperanti di un Ponte per Baghdad e delle altre associazioni non governative.

In nome di una umanità che chiede di irrompere nella politica, abbiamo detto che per il rilascio degli ostaggi è necessaria una azione comune di tutti coloro che possono fare qualcosa per ottenere il risultato sperato, compreso il governo italiano cui è stato chiesto di svolgere, differentemente che nel passato, una azione diplomatica per la creazione di canali di comunicazione, di dialogo, di valorizzazione delle civiltà e delle religioni, il contrario di quanto esponenti istituzionali e del governo ancora si ostinano a fare evocando scontri di civiltà o denigrando l'impegno dei volontari e dei pacifisti che mostrano concretamente il volto di un altro mondo possibile che non sia la guerra e il terrorismo.

Anche la richiesta avanzata con altre forze per la cessazione dei bombardamenti risponde sia a evidenti esigenze umanitarie sia alle richieste che provengono da importanti settori delle società islamiche e aiutano a determinare le condizioni ambientali che possano favorire l'avvio di una trattativa.

Non si tratta di proporre alcuna moratoria nella richiesta del ritiro delle truppe, né di un prima o un dopo, si tratta di due piani differenti e, tenerli tali aiuta una iniziativa, la più vasta possibile, per la liberazione delle persone sequestrate, e consente al movimento di mantenere, accanto alla propria autonomia, la capacità di esprimere un sentimento di una umanità offesa che chiede di fare tutto per salvare le vite umane.


5 Questione sociale, sviluppo della democrazia, movimento per la pace contro la guerra e il terrorismo delineano i capisaldi della nostra iniziativa e indicano le direzioni di lavoro sulle quali impegnarsi, assieme a un impegno straordinario per il rafforzamento del Partito.


Sul piano più direttamente politico, il nostro impegno di fase consiste nella costruzione della soggettività politica della sinistra di alternativa e nel confronto con il complessivo arco delle forze di opposizione per dare vita a una alternativa di governo alle destre.

L'insieme di questo impegno chiede a tutto il partito un'azione determinata e coraggiosa.

Il successo elettorale dello scorso giugno, la crescita del consenso e dell'attenzione nei confronti del Partito, lo sviluppo di una iniziativa in sede europea che, anche attraverso lo strumento del Partito della Sinistra Europea, acquista una visibilità e una dimensione importanti, possono concorrere a sconfiggere le destre e le ipoteche neocentriste e favorire l'avvio di un vero processo di alternativa.

Questo lavoro non va disgiunto dalla discussione aperta e dal coinvolgimento delle iscritte, degli iscritti e di quanti hanno manifestato un interesse alle posizioni del Partito anche con l'adesione alla Sinistra Europea.

Il prossimo Comitato Politico Nazionale, convocato per la fine del mese di ottobre, sarà chiamato a discutere delle procedure di avvio della fase congressuale che si terrà alla scadenza naturale nei premi mesi del 2005, secondo le indicazioni che già sono state indicate dal precedente Comitato Politico nazionale.

Approvato con 23 voti

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