Riunione Direzione del 15 luglio 2004

Dichiarazione di voto di Claudio Grassi

Il commissariamento della regione Calabria è un fatto grave. Mai nella storia di Rifondazione Comunista si era proceduto al commissariamento di una intera regione. Questo crea un precedente preoccupante, viene colpita la democrazia interna del partito. Nessuno degli addebiti specifici che sono stati sollevati per proporre il commissariamento riguardano l'operato del segretario regionale che questo commissariamento fa decadere. Sono addebiti che concernono singole federazioni o singoli circoli e in quanto tali andavano affrontati, secondo quando prevede lo statuto del Partito. Tra l'altro, gli elementi specifici che qui sono stati evocati per giustificare il provvedimento (rissosità, problemi di tesseramento, ecc.) sono purtroppo presenti, con identiche modalità, anche in molte altre federazioni di altre regioni, senza che mai - ripeto - si sia pensato di procedere al commissariamento della regione di appartenenza.

La verità è che siamo di fronte a un commissariamento politico che avviene a Congresso nazionale avviato e dopo che, due mesi fa, in quella regione era stato legittimamente eletto dal comitato politico regionale, alla presenza del compagno Francesco Ferrara, un segretario regionale, il compagno Rocco Tassone, che al congresso precedente aveva votato i 4 emendamenti alle Tesi presentate dall'area dell'Ernesto. La verità è questa: in pieno percorso congressuale viene commissariata una regione nella quale i compagni dell'Ernesto sono maggioranza. E' come se due mesi prima dello svolgimento dello scorso congresso, i Democratici di Sinistra avessero commissariato la Campania dove il Correntone aveva la maggioranza. Come avremmo giudicato noi una scelta simile se non come la dimostrazione del fatto che si voleva penalizzare una minoranza interna?

E' stato detto che in Calabria il Partito della Rifondazione Comunista non è più un presidio democratico: le parole in questo caso sono pietre.

In questi anni sono stato in Calabria molte volte, ben prima dell'ultimo Congresso, quindi ben prima dell'articolazione politica dell'attuale maggioranza. Il mio legame forte con quei compagni si è prodotto nel 1998, quando contrastammo sul campo una scissione durissima (guidata dai Tripodi, da Brunetti e De Paola) che sembrava dovesse spazzare via il Partito. Non fu così. Il Partito resistette proprio grazie a quei compagni che oggi - a giudizio della maggioranza della maggioranza - non costituirebbero più un presidio democratico. Non nego difficoltà, problemi ed errori. Ho avuto modo di constatarli direttamente andando spesso in Calabria. Ma questi problemi non si risolvono con un atto autoritario e repressivo qual è un commissariamento. Al contrario, un commissariamento li aggrava.

D'altra parte, se vogliamo essere onesti, problemi ci sono anche in altre situazioni e potrei fare un lungo elenco. Ma devo dire, conoscendo bene la situazione calabrese, che, assieme alle difficoltà, ho visto anche un partito che lotta, attivo, impegnato in battaglie assai aspre contro i poteri forti, contro la mafia, contro i neofascisti. In condizioni di grandi difficoltà e con mezzi inadeguati. Diversamente da quanto oggi si sostiene, Rifondazione Comunista in Calabria è un grande presidio democratico.

Infine sulle mie dimissioni dalla Segreteria nazionale.

I compagni e le compagne che all'ultimo congresso hanno determinato le condizioni perché io fossi in quel posto, mi chiedono di rimanere e io lo farò. Li ringrazio per quello che hanno fatto e detto in queste giornate per me difficili. Non "mollare", mi è stato detto. Non "mollerò". Ma vorrei chiarire che le mie dimissioni non sono state un colpo di testa e nemmeno un ricatto. Sono in segreteria nazionale da nove anni e mai ho posto - nemmeno in passaggi difficilissimi - questo problema. L'ho fatto in questa circostanza perché ho vissuto e vivo la scelta della maggioranza della maggioranza come una scelta grave, che colpisce la nostra democrazia interna. Vivo come un sopruso, come un'angheria, come un'ingiustizia. Una di quelle cose che ti spinge - almeno a me capita così - a ribellarti istintivamente.

La scelta che si sta compiendo oggi è un grave errore. Ci sono problemi in Calabria come in altre regioni. Ma gli interventi autoritari non solo non li possono risolvere ma, al contrario, li acuiscono.

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