Riunione Direzione del 28 gennaio 2004 Documento alternativo Ferrando e altri La Direzione nazionale esprime un giudizio di dissenso profondo con l'iniziativa intrapresa a Berlino di costituzione del "partito della sinistra europea".
Un metodo burocratico Né vale l'argomento secondo cui la Dn e il futuro Cpn hanno potere decisionale: perché di fatto vengono convocati a fatto compiuto, ciò che limita profondamente la libertà decisionale costituendo un indebito fattore di pressione e condizionamento; e perché in ogni caso una scelta così rilevante di fondazione di un nuovo partito in Europa avrebbe richiesto un coinvolgimento ben più largo del Prc, un confronto serio e prolungato, un reale potere decisionale dei militanti.
Un partito europeo neoriformista La scelta compiuta configura la costruzione di un soggetto politico dichiaratamente non comunista, non solo e non tanto per ragioni "nominali", ma perché privo di un programma di alternativa anticapitalistica e socialista all'Europa del capitale. Il Manifesto programmatico prodotto a Berlino si riduce ad un semplice richiamo di intenti e di valori "progressisti". Non mette in discussione le basi strutturali e materiali della UE come costruzione imperialistica, a partire dalla proprietà dei grandi monopoli e delle banche. Non rivendica un'alternativa di potere della classe operaia e delle masse oppresse alle classi dominanti del vecchio continente. Semplicemente rivendica un continente europeo "più democratico, sociale, ecologicamente sostenibile e di pace". E a tal fine chiede alla UE e ai suoi governi "un'altra politica economica e sociale", "un ruolo maggiore ai parlamenti nazionali e a quello europeo", "iniziative per il disarmo e il rafforzamento del diritto internazionale".
Un riformismo utopico e subalterno Peraltro è significativo che la rinuncia ad ogni alternativa di potere all'Europa del capitale finisca col sacrificare, nel manifesto proposto, caratteri e portata delle stesse rivendicazioni immediate e dei riferimenti di classe. Nel Manifesto è assente ogni riferimento al Kosovo, all'Afghanistan, all'Irak e alla relativa richiesta di ritiro immediato e incondizionato delle truppe. E' assente ogni riferimento alle lotte della classe operaia europea dentro una rappresentazione della questione sociale come pura questione redistributiva tra "ricchi e poveri". E' assente, clamorosamente, ogni denuncia della socialdemocrazia europea e delle sue responsabilità antioperaie e filoimperialiste per tutto l'arco degli anni Novanta.
Una comune vocazione di governo Qui sta la coerenza tra la costituzione del nuovo partito europeo e la svolta politica di governo che la segreteria nazionale del Prc persegue in Italia. L'apertura di una prospettiva di governo col centrosinistra sotto la guida di Prodi -la principale autorità politica dell'Europa dei banchieri- è incompatibile con ogni politica comunista e di classe non solo in Italia ma anche sul piano internazionale: essa ha oggi trovato sul terreno europeo il proprio naturale risvolto e traduzione. Così come le forze di altri Paesi coinvolte nell'aggregazione hanno trovato nella svolta di governo del Prc in Italia una ragione di consolidamento della propria vocazione governativa.
Per una proposta alternativa complessiva Non si può sostenere la prospettiva di governo con l'Ulivo in Italia (o non contrapporsi coerentemente ad essa) e al tempo stesso criticare l'iniziativa di Berlino perché "insufficientemente anticapitalistica e comunista". Questa impostazione "critica" è profondamente subalterna e opportunista. In un caso rivendica l'estensione dell'aggregazione di Berlino ad altri partiti comunisti di più spiccata tradizione staliniana, il cui orientamento strategico è anch'esso neoriformista e governista (si pensi al Pdci): e così concorre a ridurre il comunismo a riferimento simbolico, retorico, del tutto separato dalla azione politica reale. In un altro caso si limita a richiedere al nuovo partito europeo un più coerente rapporto con i movimenti e i conflitti sociali: come se il rapporto con la lotta di classe non dipendesse dalla prospettiva politica che si persegue; come se la prospettiva politica che si persegue non fosse decisiva per lo sbocco dei movimenti e delle loro ragioni e rivendicazioni.
Per un'Europa socialista, per il potere dei lavoratori, per l'opposizione
comunista ai governi borghesi Non c'è alternativa all'Europa del capitale dentro un orizzonte riformistico, oltre tutto fittizio. Solo requisendo la proprietà privata dei monopoli e delle banche, solo concentrando nelle mani della classe operaia e della maggioranza della società le leve decisive dell'economia e della finanza europea è possibile creare le condizioni di una riorganizzazione su basi nuove della società del vecchio continente e dare uno sbocco reale alle domande dei movimenti di lotta che hanno ripreso, con forza, ad attraversarlo. Legare ogni lotta parziale, ogni speranza di cambiamento alla prospettiva di un'Europa socialista è il compito decisivo dei comunisti. Ciò significa assumere apertamente la prospettiva di un'alternativa di potere alle classi dominanti, in ogni Paese europeo e su scala continentale. Solo i lavoratori, i giovani, le masse protagoniste dei movimenti di lotta di questi anni possono costruire un ordine sociale nuovo. E possono farlo solo rompendo con le forze della borghesia europea, colpendo le loro basi materiali, le loro radici economiche, i loro apparati statali, i loro legami internazionali: solo conquistando il potere politico e basandolo sulla propria forza e sulla propria autorganizzazione. A sua volta la lotta per un'alternativa di potere in Europa richiama l'esigenza dell'autonomia più rigorosa dal potere borghese esistente, dalle forze di governo del capitalismo europeo. Rosa Luxemburg, dirigente comunista rivoluzionaria -incredibilmente celebrata come icona del nuovo partito europeo- affermava che «i comunisti sono forza di opposizione sino alla conquista del potere politico». E' questo un fondamento elementare del marxismo rivoluzionario. La sua rimozione per opera dello stalinismo ha comportato conseguenze disastrose per il movimento operaio e per i partiti comunisti a partire proprio dall'Europa. Peraltro tutta la recente esperienza europea dimostra che ogni subordinazione di forze del movimento operaio a governi di coalizione con la borghesia determina la sconfitta del movimento operaio e la crisi delle forze politiche coinvolte. Non vi è, al riguardo, una sola eccezione.
Per un'internazionale marxista rivoluzionaria
Non violenza, religione, Berlino: una deriva trascinata dalla svolta
di governo con l'Ulivo "Nonviolenza", esaltazione della religione, nuovo partito della sinistra europea, non configurano ambiti separati o scissi ma diverse angolazioni di un medesimo corso politico. Rappresentano il nuovo abito politico-culturale della prospettiva di governo del Prc. Un abito che incontra, non a caso, l'esplicito apprezzamento di settori crescenti della stampa borghese e del centrosinistra. Com'era prevedibile la svolta di governo del partito trascina con sé la sua deriva generale.
Per il congresso straordinario del Prc MARCO
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