Riunione Direzione del 28 gennaio 2004 Documento alternativo Grassi e altri Una scelta per unire o per dividere? Abbiamo condiviso la Tesi 35 e il documento politico conclusivo del 5° Congresso nazionale del Prc, dove si prospetta la "costruzione di un nuovo soggetto politico europeo (non si parla di un partito) per unire…le forze della sinistra comunista, antagonista e alternativa su scala continentale … nelle loro diversità politiche e organizzative" e senza pensare "né ad una fusione organizzativa, né ad un compattamento su base ideologica". Non è su questo la nostra divergenza, ma sul metodo, sulla modalità e sul progetto peculiare che ci viene proposto, dopo l'incontro di Berlino del 10-11 gennaio scorsi, con un "Appello" che annuncia la nascita del "Partito della Sinistra europea" e ne prevede addirittura un Congresso fondativo prima delle elezioni europee. L'ultimo Cpn aveva dato un esplicito mandato alla Direzione nazionale per definire prima di ogni decisione contenuti e modalità del percorso e del progetto. Oggi, a decisione presa, si riuniscono gli organismi dirigenti del partito. Bisognava fare il contrario. Da quasi un anno e in diversi incontri internazionali i rappresentanti di vari partiti europei si sono riuniti per discutere bozze di manifesti politici e di statuti, che a tutt'oggi sono ancora in discussione. E' stato un errore non portare questa discussione e questi testi negli organismi dirigenti del partito. Una scelta che divide 2) Nel merito, la principale divergenza sta nel fatto che le modalità scelte per il dibattito su scala europea e le accelerazioni impresse dalle leadership di alcuni partiti hanno prodotto una situazione di divisione profonda e preoccupante tra i maggiori partiti comunisti e di sinistra alternativa europei, e in molti casi all'interno di essi, persino tra i partiti promotori dell'"Appello" di Berlino (come è il caso del Pcf e dello stesso Prc); divisioni profonde all'interno stesso del Gue (il gruppo parlamentare al Parlamento europeo) che rischiano, se non si cambia strada, di pregiudicarne una ricomposizione unitaria nella prossima legislatura. Invece di unire, si moltiplicano le divisioni e le dissociazioni; e questo sì contraddice lo spirito e la lettera della Tesi 35 del nostro Congresso. Su oltre 40 partiti comunisti e di sinistra alternativa attivi nei paesi dell'Ue, che diventano oltre 60 se si considera l'Europa su scala continentale, solo 11 hanno sottoscritto l'Appello di Berlino, e già due di essi (il Partito comunista ceko e il Partito comunista slovacco, presenti a Berlino come "osservatori") hanno rivisto nei giorni scorsi la loro posizione e preso le distanze da ipotesi precipitose di Congresso costituente. Partiti a "sovranità limitata" 3) Con il regolamento sullo "Statuto e finanziamento dei partiti politici europei", approvato nel febbraio 2003 dal Parlamento europeo, è stata formalizzata un'idea di "partiti europei" che, diversamente dal ruolo previsto per i partiti politici nelle Costituzioni nazionali (dove essi sono espressione della società civile e non emanazioni dello Stato), sono invece subordinati ai Trattati e alle istituzioni della Ue. Per cui è il Parlamento europeo che ne approva l'esistenza, che giudica se il loro Statuto è conforme o no ai principi e ai Trattati su cui si fonda l'Ue "riguardo libertà, democrazia, diritti umani e norme di legge", e che può quindi al limite deciderne lo scioglimento. E' il caso di notare qui che il diritto di eliminare un partito per decisione di un Parlamento è una "inquietante" novità nella democrazia borghese e liberale. Dunque, questi "partiti europei" rischiano di essere a "sovranità limitata" e saranno per molti versi dipendenti dalle istituzioni Ue che, come sappiamo, non sono neutrali, ma configurano un processo di concentrazione neo-imperialistica del capitale europeo. Anche per questo sarebbe preferibile un Forum o un coordinamento permanente e strutturato - tipo quello di San Paolo, che comprende tutta la sinistra antagonista latino-americana - aperto a tutti i partiti comunisti e di sinistra alternativa del continente che abbiano un minimo di influenza di massa. L'Ue non è tutta l'Europa. 4) Mentre i partiti europei socialdemocratici e conservatori lavorano sull'insieme del continente, Russia compresa (Gorbaciov è uomo che lavora a stretto contatto dell'Internazionale socialista), e così le borghesie più lungimiranti (si pensi all'asse franco-tedesco-russo), i partiti comunisti e di sinistra alternativa (alcuni di essi) operano come se ci fosse ancora il Muro di Berlino e ignorano l'altra parte dell'Europa. Benchè alcuni dei maggiori partiti comunisti e di sinistra anticapitalistica si trovino ad Est, nelle repubbliche europee dell'ex Urss, essi vengono sistematicamente esclusi dai processi di aggregazione della sinistra europea, sulla base di veti di natura ideologica (che essi sì contraddicono la citata Tesi congressuale 35). Nel Consiglio d'Europa (organismo dove sono presenti delegazioni dei Parlamenti nazionali di tutti i paesi europei, non solo Ue) esiste un gruppo parlamentare che si chiama anch'esso Gue, che comprende non solo i partiti del Gue del Parlamento europeo, ma anche rappresentanti comunisti e di sinistra di Russia, Ucraina, Bielorussia, Moldavia… Basterebbe far funzionare questo Gue-bis ed ecco che già esisterebbe una sede politica e istituzionale in cui operare su un piano pan-europeo, senza preclusioni nei confronti di alcuno. Solo che manca la volontà politica, da parte di alcune forze della sinistra dell'Europa occidentale, di operare in questo senso. I partiti i cui leader sembrano disposti a partecipare ad un congresso costituente del "partito europeo" prima delle elezioni europee, contano complessivamente circa 300.000 iscritti, con un bacino elettorale di circa 6 milioni di voti. Gli altri contano nella sola UE circa 400.000 iscritti e circa 6 milioni di voti; e complessivamente, considerando l'insieme del continente, circa 1 milione di iscritti e oltre 20 milioni di voti. Ovvero: gli "inclusi" contano in voti e iscritti circa il 20% dell'insieme della sinistra comunista e alternativa europea. Se si vuole unire, è necessario quindi operare per coinvolgere il numero di partiti il più ampio possibile. Percorso e metodo a livello europeo. 5) Assai discutibili sono le modalità con cui si è giunti all'incontro di Berlino del 10-11 gennaio 2004, dal punto di vista della pari dignità tra le diverse forze della "sinistra alternativa"(nei primi due incontri, convocati dal Synaspismos ad Atene a partire dall'aprile 2003, è stato escluso "d'ufficio" il Pc greco-Kke, che in conseguenza di ciò si è ritirato dal processo; nei successivi incontri si è confermata l'esclusione di quasi tutti i partiti comunisti e di sinistra alternativa dell'Est europeo e dei Balcani, e di altri). Discriminazioni che hanno creato un clima di sfiducia reciproca, di scarsa trasparenza, nelle relazioni tra i partiti, che stanno incrinando i presupposti di una vera solidarietà e unità d'azione, già resa complessa dall'esistenza, tra i partiti del Gue, di importanti divergenze politiche, programmatiche, strategiche, identitarie. Esse rendono precaria l'unità e l'iniziativa comune e a tutti consiglierebbero di evitare forzature, come è appunto quella della costruzione accelerata di un "partito europeo", che presupporrebbe ben altre convergenze strategiche. Tra gli stessi 4 partiti "di testa" del partito europeo (Prc, Iu, Pds, Pcf) non esiste una posizione comune nemmeno sul progetto attuale di Costituzione europea. Il Prc e il Pcf sono contrari; in Iu e nella Pds esistono tutte le posizioni. Per non parlare delle divergenze nel Gue: pro e contro l'euro, pro e contro l'Ue, pro e contro l'esercito europeo, pro e contro un'Europa federale, pro e contro Cuba, ecc…. Per non parlare delle valutazioni storiche sul ‘900, sul "socialismo reale", ed altre questioni identitarie: con posizioni tra loro più distanti di quelle che si registrano ai lati estremi del dibattito in Rifondazione. Che fare? 6) Il minimo che si possa
fare a questo punto, per non cristallizzare divisioni irrimediabili
tra le forze comuniste e di sinistra alternativa europee e tenere aperto
un processo unitario, è di: Claudio Grassi |