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CPN 22 - 23 ottobre 2025
Gianluca Schiavon
La polemica del congresso permanente oggi si focalizza sul tema del militarismo PD, come se, ancora una volta, fare un accordo elettorale locale significhi sposarne la linea e come se, nella coalizione di centrosinistra, non ci fossero M5S e SI che hanno votato sempre secondo le indicazioni del nostro Gruppo europeo.
Occorrerà, dunque, ricordare che sul ReARM Europa la direzione nazionale PD condivise la posizione di Schlein di votare contro a quella risoluzione e, per la presenza di molti parlamentari della destra nel Parlamento europeo, la maggioranza del Gruppo parlamentare si è astenuta. Va, inoltre, considerato che la socialdemocrazia europea, e in questa il PD, ha profondamente modificato la sua posizione sul tema del massacro genocida a Gaza e sul tema del riconoscimento dello Stato palestinese. Un esempio plastico è rappresentato dalla presenza nella Flottila, fino all'espulsione da Israele, dei due parlamentari membri della segreteria nazionale Arturo Scotto e Annalisa Corrado. In questo quadro è innegabile che il movimento a sostegno della causa palestinese e per lo Stato indipendente e sovrano veda anche la presenza di quadri e militanti PD e che, dunque, lo straordinario movimento di piazza, iniziato con lo sciopero USB e nato da un moto di sofferenza e ribellione alla mattanza di Gaza, oggi assuma caratteristiche politiche nette ma sfocate.
Resta l'ambiguità di una buona parte del PD sul tema della guerra russo-ucraina nel quale la natura di federazione di interessi contrapposti di quel partito porta al voto di una risoluzione contro l'armamento europeo e per la diplomazia in Consiglio regionale veneto e, per converso, al sostegno alla cosiddetta coalizione dei volenterosi. Posizioni tanto ambigue sono la causa dell'impossibilità di un'alleanza organica quasi generale nel continente europeo tra forze della Sinistra anticapitalista e socialdemocrazia cosa che, ad esempio, avviene in Brasile o in India.
Inserite in questo contesto si comprendono le buone affermazioni della candidata Presidente e della nostra lista. Va specificato che, purtroppo, quel successo regionale è irripetibile per: la bravura della candidata, la opportunità unica di essere la terza forza tra due candidati invotabili, lo scarso peso del voto utile a fronte dell'impossibilità di vittoria della destra. Resta, tuttavia, il dato drammatico dell'astensione dai seggi pari al 53% che neanche Toscana rossa minimamente intercetta.
Vedo anche nel dato toscano l'affermazione della linea congressuale che ha ridotto la assoluta rigidità delle scelte di collocazione politica in una opposizione pregiudiziale al centrosinistra senza elementi concreti di merito. Sulle regionali venete e sul candidato Giovanni Manildo mi permetto di ricordare che non occorre avere letto Lelio Basso per sapere che il difensore non va mai sovrapposto al suo cliente. Manildo ha sicuramente una biografia moderata, ma sulla nostra lista con la falce e martello ha citato il grande storico Barbero e sul programma del centro sinistra c'è un impegno reale ad aumentare il sistema di welfare a partire dalla sanità. Sono sicuro che la Segretaria veneta abbia realizzato una buona lista e realizzerà una buona campagna elettorale autonoma che produrrà un aumento di voti superiore a quel 0,76% e 0,58% rispettivamente di dieci e cinque anni fa in alleanza con i Comunisti italiani.