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Partecipa e contribuisci all'attività di Rifondazione Comunista con 15 euro al mese. Compila questo modulo SEPA/RID online. Grazie CPN 22 - 23 ottobre 2025 Paolo Ferrero Siamo vissuti per anni in una situazione di assenza di movimenti di massa e questo ha fortemente influenzato il nostro dibattito politico interno. E' quindi necessario analizzare e cogliere gli elementi di fondo del movimento di massa che si è espresso a partire dalla fine di settembre contro il genocidio a Gaza. Abbiamo quindi una sorta di rivolta morale non violenta che ha ottenuto risultati altrimenti insperabili proprio sul terreno della politica. La rivolta morale ha ottenuto un risultato politico, al massimo livello, quello della vita o della morte. Questo apparente paradosso ci dice due cose: in primo luogo che il potere lo hanno i popoli e che i governanti possono fare quello che vogliono solo se i popoli sono educati alla passività e al silenzio. Per cambiare le cose serve la mobilitazione popolare, non bastano le chiacchiere. In secondo luogo che questo movimento che è nato come rivolta nonviolenta fuori dalla politica bipolare non trova - all'interno del panorama compromesso e compromissorio del PD che vota la fiducia alla von der Leyen e a favore dell'acquisto di nuovi cacciabombardieri - risposte alle istanze che lo hanno mosso. Questa incapacità di avere una linea politica efficace per ricostruire una soggettività di massa lo si vede in modo amplificato nelle elezioni regionali. Da un lato abbiamo l'ottimo risultato ottenuto da Antonella Bundu e da Toscana Rossa, salutato da tutti come un segnale di speranza e di possibilità. Ma questa prospettiva viene immediatamente negata e sconfessata dal fatto che nella maggioranza delle regioni che vanno al voto ci presentiamo all'interno del centro sinistra con livelli di subalternità tali da risultare imbarazzanti. Questa scelta, che mette sullo stesso piano Antonella Bundu e Giovanni Manildo, candidato presidente che appoggiamo in Veneto, espressione del blocco industriale veneto e che ha nella sua coalizione tutto il centrismo guerrafondaio la dice lunga su una linea politica che non solo è di destra ma è semplicemente incomprensibile. Come si può pensare di dialogare positivamente con il movimento contro il , con i ragazzi e le ragazze che sono scese in piazza per la prima volta nella loro vita mentre si fanno accordi con chi è a favore del riarmo europeo e con chi candida nelle proprie liste gli esponenti del partito di cui fa parte Kaja Kallas? Io trovo tutto questo incomprensibile. Per questo, non per cosa ci siamo detti in congresso ma per rispondere alle positive istanze di movimento che sono emerse in questi mesi che il partito deve cambiare linea e – contro ogni settarismo – lanciare la parola d'ordine della costruzione di una coalizione contro la guerra, le spese militari, il liberismo. Il mondo è in rapida trasformazione e anche la società italiana si è rimessa in movimento: non possiamo perdere questo treno attardandoci ad inseguire chi, con la sua politica subalterna alle classi dominanti, non fa altro che rafforzare il sostegno popolare alle destre. Che Rifondazione Comunista non aggreghi forze sociali nuove nelle fasi di bassa è comprensibile. Che non venga individuato come uno strumento utile nelle fasi di movimento non era mai successo e parla di una linea politica da cambiare.
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