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CPN 5 - 6 luglio 2025

Stefanella Ravazzi

Un saluto a tutte le compagne e a tutti i compagni. Non ero sicura di voler intervenire, non ho esperienze pregresse nel cpn e quindi a volte ho come la sensazione di sentirmi inadeguata di fronte a compagn* di tanta esperienza. Sto parlando nella fase conclusiva e quindi ho avuto modo di ascoltare tutt* coloro che mi hanno preceduto e mi sono resa conto che forse anch'io potevo dire la mia. Sì ho ascoltato…ascoltare è qualcosa che si fa sempre di meno. Tutti vogliono parlare e nessuno vuole più ascoltare…e questo spiega come mai anche in questi due giorni sono stati reiterati degli argomenti (il ritardo nella convocazione del cpn) ai quali era stata data abbondantemente risposta. Ho ascoltato…ho ascoltato la relazione del segretario che mi è piaciuta molto, perché ha fatto un quadro realistico della situazione, un realismo che però apre anche alla fiducia. Trovo pretestuoso e anche un po' stuccoso che si voglia scambiare come desiderio di entrare a far parte del campo largo quella che deve essere una sacrosanta condivisione su tanti fronti a cominciare dalla lotta contro questo governo fascista e le sue politiche di guerra.
Ci sono contraddizioni all'interno del PD? Ma certo! È per sua natura il partito delle contraddizioni!
La CGIL nel passato ha fatto errori? Bella scoperta!
Ma noi cosa vogliamo fare? Apprezzare il cambiamento o preferire che tutto rimanga com'era nel passato? Questo continuare a sottolineare gli errori che sono stati fatti sembra quasi che sottenda ad un dispiacere perché è avvenuto un cambiamento!
Il nostro compito è quello di lavorare affinché le contraddizioni degli altri emergano fino ad arrivare all'implosione, perché quello che dobbiamo fare è provare a riprenderci quella parte di elettorato che ci ha abbandonato per votare altro, ma soprattutto per non votare più.
Eppure dovremmo essere consapevoli delle mille difficoltà in cui ci barcameniamo, a cominciare da quelle economiche, ma non solo!
La mia federazione sta lavorando bene ma, credetemi, la fatica è sempre più grande e non solo per questioni anagrafiche. Su territori come il nostro dobbiamo prenderci spazi di visibilità con le unghie e con i denti. Ci scontriamo ogni giorno con un vuoto culturale sempre più profondo, sappiamo quanto sia difficile avvicinare le persone anche soltanto per dare un volantino!
E queste sono le difficoltà con "l'esterno". Perché poi dobbiamo combattere anche con quelle interne. Con una militanza sempre più scarsa (perché sappiamo che gli iscritti non sono numericamente sovrapponibili). Con una disaffezione sempre più evidente che in alcuni casi da malessere si trasforma in mal di vivere. E non è melodramma, ma realismo.
Per questo faccio sempre più fatica a sopportare questa dicotomia, questo *NOI* e *VOI*. La trovo inopportuna oltre che dolorosa. Siamo sempre stati un partito strutturato, fatto di tante competenze e tanti saperi e trovo veramente avvilente che ci sia questo spreco di energie che andrebbero invece utilizzate per riprenderci chi abbiamo perso per strada e ripartire con una nuova consapevolezza.

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