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CPN 5 - 6 luglio 2025

Roberto Musacchio

Essendo d'accordo con la relazione di Acerbo mi vorrei concentrare sul che fare dopo il successo della manifestazione del 21 giugno a cui abbiamo contribuito in modo importante.
Il primo terreno è quello europeo che ha fatto da innesco grazie alla larga convergenza intorno all'appello Stoprearm Europe promosso da Transform Europa in collaborazione con ARCI e Attac Italia e sottoscritto da quasi duemila associazioni europee e oltre 500 italiane. Cosa che inverte una tendenza alla divisione ed alla paralisi determinatasi a sinistra con i diversi atteggiamenti rispetto alla guerra in Ucraina. La manifestazione italiana, tra le tante in Europa, viene considerata la più significativa per le dimensioni, l'arco dei partecipanti, l'aver saputo riconnettere il no al riarmo con il no al genocidio, alla guerra ed all'autoritarismo. Grazie al nostro lavoro di partito abbiamo avuto l'adesione del Partito della Sinistra europea e il sostegno del forum sulla pace tenutosi da poco a Bruxelles. Ora bisogna rendere permanente questo movimento contro il riarmo europeo e quello NATO e allargarlo ai Paesi fin qui meno impegnati.
Anche in Italia l'impegno deve essere a trasformare una manifestazione in un movimento politico di massa. Ci siamo mossi col "metodo Genova" e cioè una convergenza aperta a tutti e a tutte le posizioni, senza censure o limiti o esclusioni di posizioni radicali che infatti erano in piazza. Cosa oggi meno facile sia dal versante dei movimenti che continuano un grande impegno ma sono scottati dal passato, sia delle forze politiche che hanno un proprio piano di comportamento. Chi non ha voluto convergere lo ha fatto per incompatibilità di proprie posizioni come il Pd o per un'idea altra dei movimenti stessi e cioè dando priorità alla propria identità politica. Per trasformare il successo della manifestazione in un movimento permanente e capace di allargarsi occorre molta cura e molto impegno di prospettiva. I Die in fatti dopo il 21 nei territori sono stati decine anche con fronti allargati. Si pensa ad una mozione contro il riarmo di iniziativa popolare da presentare negli enti locali, di preparare una grande Perugia Assisi. Io penso che dopo la convergenza con i movimenti contro l'autoritarismo occorra costruirne una con quello che nelle scuole si mobilita contro le linee guida del governo impregnate di suprematismo e militarismo per altro richiesto dai testi UE. Fondamentale è il rapporto col mondo del lavoro. Bisogna respingere l'arruolamento nel warfare. Il warfare si mangia il welfare sia con il Rearm della UE di 650 miliardi e ancor di più con gli oltre 4mila del piano NATO che non hanno neanche la flessibilità fiscale prevista per quelli europei e quindi per le regole di bilancio europee portano alla distruzione del welfare. È evidente che avremo un riarmo tedesco, l'acquisto di armi in USA e fortissimi profitti per la finanza. Per i lavoratori né occupazione né salari ma tagli. Bisogna che si ricostruisce un movimento per il lavoro e i salari fondato su priorità opposte al riarmo e che chieda la rottura del patto di stabilità e delle leggi di parità di bilancio che oggi la borghesia, dopo aver fatto l'austerity, fa per sé e per il riarmo. Questi vincoli invece devono saltare da sinistra.
Come deve saltare il bipolarismo. Esso si basa sulla intercambiabilità di schieramenti uniti però sulle scelte di fondo. Rompere questa unione, divaricare le posizioni e renderle incompatibili è un pezzo di lotta al bipolarismo e di crescita di un'alternativa . L'esatto opposto del pensare che sia meglio che tutti siano uguali perché così le masse scelgono altro. Lo aveva molto chiaro Lenin che non a caso scrisse il Che fare (per vincere concretamente nella situazione concreta) e non il Che dire.
La manifestazione del 21 ha avuto un impatto politico e mass mediatico proprio anche su questo tema. Che naturalmente va sempre mantenuto in relazione al fine fondamentale che è bloccare il riarmo. È questa limpidezza di azione che può consentire di superare i tanti ostacoli che verranno frapposti e provare a fare una lunga strada.

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