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CPN 5 - 6 luglio 2025

Nicolò Martinelli

Buongiorno a tutte e tutti. Finalmente questo CPN ci dà l'occasione di fare un bilancio politico degli ultimi mesi, che sono stati piuttosto intensi. Parto dalla questione centrale: il referendum, che il segretario ha giustamente definito una sconfitta. E voglio essere chiaro: quel referendum conteneva quesiti che avanzavano – anche se di poco – la civiltà del lavoro in questo Paese. Tutte le interpretazioni che ho letto, secondo cui sarebbe stato un test contro il governo, fanno parte del problema, non della soluzione.

Questa sconfitta ha radici sia oggettive che soggettive. Le prime stanno nella debolezza strutturale delle forze di classe in Italia. Si è detto che se avessimo incluso l'autonomia differenziata tra i quesiti, l'esito sarebbe stato diverso. Lo pensavo anch'io, ma oggi non ne sono più tanto sicuro. Il senso comune delle classi popolari è talmente smarrito che anche con condizioni ideali, quella battaglia l'avremmo comunque persa. Siamo di fronte a una sconfitta che ricorda quella sulla scala mobile, dopo Berlinguer.

Serve un ragionamento serio, non autoassolutorio. Abbiamo normalizzato l'idea che il popolo voti contro i propri interessi "per fare un dispetto a Landini". Ma questa è la realtà che dobbiamo affrontare. Poi ci sono le responsabilità soggettive: abbiamo condotto una campagna che avrebbe dovuto parlare anche a chi vota a destra – che infatti è andato a votare – ma ha prevalso l'idea di farne un test sul campo largo. Un test, compagni e compagne, che è fallito. E il punto non riguarda solo chi, come me, pensa che il PD sia un nemico (non politico, ormai: antropologico), ma anche chi con il PD vuole andarci alle elezioni. Perché con questi numeri, i collegi uninominali non si vincono. Prima lo si ammette, meglio è.

Questo fallimento apre un'altra questione: cosa fa ora il partito? Al congresso, nonostante le tensioni, siamo riusciti a trovare una sintesi politica proprio sulla campagna referendaria. Ma quella finestra si è chiusa. E ora? Tiriamo a campare? Facciamo parlare solo chi ha un voto in più? Se vogliamo che questo CPN sia produttivo, dobbiamo darci una prospettiva chiara. Altrimenti diventiamo un gruppo di autocoscienza che passa due giorni davanti a uno schermo e poi apprende le decisioni politiche dai post su Facebook. Io ci rido sopra, ma non è serio, e non è utile al partito.

Non ho parlato di Palestina, ma tra i promotori delle manifestazioni del 21 non ho visto buona fede. Ho passato troppo tempo nei luoghi decisionali per cascarci ancora. Però voglio segnalare due fatti internazionali che dovrebbero interessarci. Il primo: l'attacco iraniano su Tel Aviv. Per la prima volta, una città dell'Occidente collettivo ha subito danni diretti a causa delle sue politiche imperialiste. Questo apre il rischio concreto di una "israelizzazione" o "ucrainizzazione" delle nostre società. Noi, come italiani comunisti, siamo pronti a questo scenario? O aspettiamo che ci mettano fuori legge senza sapere cosa fare?

Il secondo fatto è il recente vertice NATO, che ha portato la spesa militare al 5% del PIL. È la prova definitiva che l'imperialismo dominante è quello statunitense e che l'UE non è un'alternativa, ma un vassallo. Quando un anno fa quacuno parlava, sbagliando, di imperialismo europeo, anche se all'interno del nostro partito era una posizione marginale. Ora possiamo dire che l'imperialismo è uno, quello USA, e in europa siamo al massimo dei vassalli. Ma se l'UE e l'euro sono strumenti diretti del dominio imperialista – e non contraltari riformabili – allora dobbiamo avere il coraggio di proporre nel nostro programma la necessità di recuperare la sovranità nazionale, in nome della Costituzione nata dalla Resistenza. Una Costituzione incompatibile con l'attuale assetto materiale fatto di NATO, UE e vincoli esterni.

Solo su questa base si può costruire una politica realmente anti-imperialista e progressista. Siamo dentro uno scontro globale, e se ci attrezziamo, possiamo anche leggere con più lucidità le dinamiche della lotta di classe. E qui dobbiamo dircelo: oggi, l'avanguardia politica della nostra classe a livello mondiale è rappresentata dal Partito Comunista Cinese, con oltre 100 milioni di iscritti. Non possiamo ignorare questa realtà.
Chiudo ponendo queste domande al CPN. Dobbiamo riflettere nel merito, ma anche costruire un piano di lavoro concreto per i prossimi mesi. La fase referendaria si è chiusa: e adesso, che facciamo?

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