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CPN 5 - 6 luglio 2025

Paolo Ferrero

Cari compagni e compagne questa è la prima volta dal congresso che il CPN viene convocato per discutere di politica. In questi 6 mesi, nel mondo ed in Italia è successo di tutto, dall'elezione di Trump ai referendum, alle manifestazioni separate sulla pace e il partito non è mai stato messo in condizioni di discuterne. Il segretario ha così deciso, dopo aver applicato il maggioritario nella formazione degli organismi dirigenti, di stravolgerne il ruolo. Qui non solo non dirigiamo nulla ma nemmeno ratifichiamo le decisioni prese in altre sedi: qui oggi ci limitiamo a commentare cosa è successo.
Il risultato di sostanziale parità nel voto degli iscritti chiedeva una gestione del congresso che puntasse alla ricucitura: i dirigenti del Documento 1 hanno scelto altrimenti e adesso stanno proseguendo sulla strada sbagliata, impedendo la discussione politica e con essa la possibilità di riunificare il partito.
Come se non bastasse questo avviene senza alcuna analisi di fase: il segretario nella sua lunga relazione non ha fatto alcuna analisi di cosa sta succedendo nel mondo, dalla vittoria di Trump al vertice dei BRICS che si apre oggi. Ma senza una analisi seria di cosa succede si procede a tentoni e non si esce dalla crisi.

Non a caso la relazione del segretario è tutta chiusa in un orizzonte politicista che individua nel campo largo antifascista l'unica prospettiva politica e si dilunga nell'edulcorare le posizioni del PD e ad evidenziare – in modo un po nevrotico – le posizioni settarie di PAP… Il tutto per sottolineare come sia bene fare accordi con il PD di Elly Schlein.

Da questo punto di vista la proposta contenuta nella relazione del segretario va oltre le ambiguità che erano contenute nel suo documento congressuale e delinea un percorso che non mette solo in discussione la storia del partito dal 2008 in avanti ma lo stesso ruolo storico che ha avuto il partito in questi 34 anni. Cossutta nel contestare la rottura con Prodi del 1998 diceva che bisognava tirare la corda senza rompere, ma qui siamo oltre Cossutta: qui non si tira nessuna corda, ci si limita ad appoggiare dall'esterno la segretaria del PD. Una vera e propria svolta in cui la politica proposta per Rifondazione Comunista è indistinguibile da quella praticata da Sinistra italiana. In questo modo il partito perde ogni funzione politica e tende a disgregarsi. L'assenza di discussione politica peggiora questa situazione.
In questo contesto sarebbe possibile praticare un'altra linea politica che delineo brevemente:

1) Lavorare per un movimento pacifista UNITARIO di massa contro la guerra e la distruzione del welfare. Per l'unità si doveva lavorare per l'unità delle manifestazioni del 21 e su questa base occorre lavorare oggi, evitando che – città per città – si riproduca la divisione del 21. La costruzione di un movimento unitario che trasformi il sentimento di massa contro la guerra in mobilitazione sociale è il presupposto per costruire attorno al NO alla guerra la nostra proposta politica di alternativa.

2) Proseguire dopo i referendum il lavoro unitario sull'allargamento dei diritti dei lavoratori e delle lavoratrici, puntando a costruire un vero movimento attorno alla ripresa delle lotte e alla chiusura dei contratti. Occorre trasformare i si nel referendum in un movimento sociale, evitando quelle derive politiciste che hanno danneggiato lo stesso risultato referendario.

3) Costruire come partito una grande campagna di massa che intrecci il NO alla distruzione del welfare con il
- NO alla NATO, che è all'origine dell'aumento delle spese militari e della distruzione del welfare e che costituisce oggi l'organizzazione più pericolosa per la pace a livello mondiale.
- NO all'esercito europeo che costituisce una soluzione peggiore di quella del riarmo nazionale: avrebbe come nemico dichiarato la Russia, armerebbe sul piano atomico e porrebbe le condizioni per lo scoppio della terza guerra mondiale, in Europa.

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