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CPN 5 - 6 luglio 2025

Carmelo Chitè

Buongiorno a tutte/i,
vorrei condividere con voi alcune riflessioni su due argomenti: il referendum e il movimento propalestina.
Abbiamo, come area di minoranza della CGIL espresso dubbi e perplessità sull'utilizzo dello strumento referendario da parte del sindacato , infatti è del tutto evidente che non possiamo considerare il referendum uno strumento usuale del movimento sindacale. Detto questo ci siamo impegnati forse più della maggioranza nel lavoro di informazione e propaganda. Anche come PRC abbiamo dato un significativo contributo alla campagna referendaria ritessendo relazioni sia con la cgil che con le lavoratrici e i lavoratori con i quali siamo venuti in contatto.

Dobbiamo dire con chiarezza che abbiamo perso il referendum, quando si partecipa ad una competizione ci sono delle regole e la regola del referendum è superare il 50% + 1 di votanti, cosi non è stato!
Ci sono comunque due elementi positivi in questa vicenda:

1 - Aver riportato al centro del dibattito politico i temi del lavoro
2 - Aver ritrovato il piacere della militanza : volantinaggi, incontri, relazioni, vale per noi ma anche per i dirigenti sindacali

Questo ritrovato attivismo e gusto della militanza sta producendo effetti anche per altri settori di intervento.
Per la prima volta la CGIL sicilia effettua un presidio alla base di sigonella e partecipa attivamente alle manifestazioni unitarie. E' compito nostro fare pressione per lo sciopero generale contro la guerra e l'adesione al BDS (boicottaggio , disinvestimento sanzioni). Consideriamo che altre organizzazioni si stanno riposizionando per interventi concreti a sostegno del popolo palestinese (es ARCI nazionale ha aderito alla campagne SPLAI del BDS_Italia, il nostro partito ha già aderito da parecchi anni).

Inoltre dobbiamo fare uno sforzo per elaborare una posizione , con una analisi approfondita , sui paesi emergenti, troppo spesso i nostri militanti sono vittime di una propaganda da social network superficiale e spesso con argomentazioni basate su nessuna analisi compiuta delle trasformazioni in atto.
Occorre , o almeno provare, anche con la formazione a contrastare il tentativo di rendere egemone una narrazione che si basa su una visione eurocentrica e che non coglie le trasformazioni e le contraddizioni in atto.

 

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