Partecipa e contribuisci all'attività di Rifondazione Comunista con 15 euro al mese. Compila questo modulo SEPA/RID online. Grazie CPN 5 - 6 luglio 2025 Mi preoccupa molto, questa nostra ormai teorizzata incapacità di unire organicamente impegno e discussione politica. La qualità delle motivazioni mi rafforza l'inquietudine Sono ormai mesi che gli organismo dirigenti non vengono riuniti con la scusa del necessario protagonismo del nostro partito e intanto in questi mesi è successo di tutto a livello internazionale e nazionale: la Presidenza Trump e la nuova politica estera Usa, le pretese Nato verso la Ue, la trama di interessi politici, economici e militari con cui si connette per L'Occidente neoliberista il genocidio in atto a Gaza, la prosecuzione della guerra in Ucraina e la politica di riarmo in Europa .Di fatto commentiamo ciò che è già successo, divulgatori di un quadro dato , non prefiguratori di un'azione e di ipotesi di cambiamento Un vero e proprio disarmo del Partito, a partire dal suo gruppo dirigente nazionale e intermedio, privato di quella capacità di orientamento politico che viene dalla discussione e dalla decisione collettiva che è stata la qualità costante dei comunisti e delle comuniste, nei momenti cruciali della loro storia. Non condivido in particolare il passaggio più importante della relazione di Maurizio Acerbo, laddove afferma (leggo dai miei appunti ) che siamo in un contesto di grande e rapido movimento "dove non si richiedono identità legate al passato, ma capaci di costruire fronti e lavoro comune " e poi si specifica che " a diversità del passato il centro sinistra non è più egemonizzato dal neoliberismo e il PD non è più quello del passato" Questa dunque è l'ipotesi politica su cui lavora Acerbo e la Segreteria. E' la svolta negata al Congresso e ormai riconosciuta anche all'esterno, è la svolta che ci permetterebbe oggi secondo la narrazione favolistica della nuova maggioranza del Partito di essere visibili e accettati come importanti alleati nel fronte contro le destre. Io contesto fortemente questa lettura, che da sola dovrebbe essere oggetto di una discussione del CPN. Una lettura superficiale di ciò che succede nel centro sinistra, e nel paese nei militanti, negli iscritti, nel corpo elettorale e in quella parte del non voto che guarda agli interessi di classe. Questa vostra svolta si fonda sulle sabbie mobili di un'analisi miope. Non cito solo i voti in Parlamento nazionale, o ancora più chiaramente quelli al Parlamento europeo, ma l'azione strutturale e costante dei Presidenti di regione, dei consiglieri regionali e comunali e del PD. Lo scontro fortissimo che oggi si svolge contro l'egemonia neoliberista non si sviluppa prevalentemente nella sfera della rappresentanza politica a tutti i livelli, ma in quella dello scontro sociale e del conflitto, quello che non a caso è il pericolo che le destre con il Decreto Sicurezza vogliono evitare, frenare e impedire. Non è sempre così, ma in questa fase va colta questa asimmetria del rapporto fra impotenza della politica e forza possibile del conflitto sociale. Quindi i comunisti e le comuniste in questa fase dovrebbero privilegiare la costruzione del conflitto e in particolare, visto l'avanzare della guerra, dovrebbero avere l'obiettivo di costruire un grande movimento popolare per la pace, il disarmo, per fermare il genocidio a Gaza. Politicizzare il senso comune popolare contro la guerra, coinvolgere i ragazzi e le ragazze delle scuole che non vorrebbero mai essere chiamati alle armi che cantano ancora le canzoni della diserzione e della non violenza e unire tutti i pezzi mai arresi del pacifismo etico, del pacifismo politico di 60 anni di tentativi di far uscire la guerra dalla storia Una grande tessitura unitaria di culture e generazioni per un movimento plurale che solo noi comunisti potremmo contribuire a costruire Ma, partiamo male con quelle due piazze a Roma e soprattutto con le risposte che avete dato per giustificare l'arrendevolezza con cui il nostro Partito le ha accettate e quasi codificate per il futuro, con una divisione difficilmente comprensibile nei territori. Non perpetuiamo questo errore., che limita sul nascere le potenzialità aggreganti di un movimento popolare durevole.
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