Partecipa e contribuisci all'attività di Rifondazione Comunista con 10 euro al mese. Compila questo modulo SEPA/RID online. Grazie CPN 29 e 30 giugno 2024 In piazza a Latina, contro lo sfruttamento, il razzismo, la Bossi Fini, gli omicidi sul lavoro Sabato 6 luglio Rifondazione Comunista, ha aderito e invita a partecipare iscritte/i e simpatizzanti, alla manifestazione nazionale indetta dalla Cgil a Latina a seguito del crudele omicidio di Satman Singh. La sua morte non deve restare un fatto di cronaca, la raccapricciante maniera con cui quello che si proclama suo “padrone”, lo ha caricato su un furgone e lasciato morire dissanguato, senza un braccio sotto casa, dopo aver sequestrato a lui e alla sua compagna, i cellulari per chiamare i soccorsi, sono la punta dell’iceberg di un sistema di sfruttamento che, solo nell’Agro Pontino, città in cui hanno consenso Giorgia Meloni e i suoi seguaci, vede la presenza di almeno 12 mila lavoratori, in gran parte al nero, pagati 4 euro l’ora per giornate infinite a schiena china. Ma accade in tutta Italia perché la legge Bossi – Fini, che regola il mercato del lavoro migrante, garantendo ampi margini di sfruttamento, è in vigore dal 2002, ha attraversato indenne tutti i governi, costringe centinaia di migliaia di persone nell’irregolarità offrendo braccia ai caporali che si trasformano spesso in lavoro schiavo. E i caporali sono l’ultimo anello di una catena di sfruttamento che ha visto coinvolte aziende piccole e medie, sindacalisti, fino a giungere al potere enorme di cui godono le grandi catene di distribuzione. Sono loro a decidere il prezzo dei prodotti all’ingrosso, a generare una catena di intermediazione che, da una parte si impone abbassando il costo del lavoro, dall’altra alza i prezzi al dettaglio. Ci guadagnano in tanti, tranne coloro che si spezzano la schiena, si rovinano la salute nelle serre, vengono costretti persino a doparsi per reggere la fatica, devono obbedire a proprietari che esercitano ogni tipo di violenza e di abuso. Cancellare radicalmente una legge razzista come la Bossi Fini, gli ingressi col contagocce e calcolati al ribasso sulla base delle esigenze delle aziende, il legame inscindibile fra contratto di lavoro e permesso di soggiorno, è il compito dei comunisti e delle comuniste, per cui l’unità di chi lavora è un elemento fondamentale della propria ragion d’essere. E sono oltre 400, in tutta Italia, le aree di sfruttamento nell’agricoltura in cui ogni giorno avvengono fenomeni di sfruttamento senza che scattino controlli, senza che neanche le leggi dello Stato per la difesa dei diritti di chi lavora possano essere applicati. Saremo in piazza con indignazione e dolore per Satman Singh, per la sua compagna, per l’intera comunità e ci poniamo a disposizione per disarticolare queste condizioni di lavoro per cui la vita non conta nulla. Se la Cgil e gli altri sindacati decidono di dare seguito ad un programma articolato di mobilitazioni e di interventi che portino alla generalizzazione di tale percorso, noi saremo al fianco di chi lotta, senza fare sconti a nessuno e partendo da un presupposto. Soltanto una regolarizzazione a regime delle persone presenti in Italia, potrà impedire che accadano altri simili omicidi o che continuino a prosperare i ghetti in cui si tengono rinchiuse le persone che lavorano. La crescita delle morti sul lavoro, che spesso riguardano uomini e donne migranti, impone di garantire alle famiglie un sostegno pubblico e la garanzia di poter restare in Italia. Se non si è disponibili a tale scelta di rottura con le modalità trascorse di gestione del lavoro migrante, si è complici della catena di sfruttamento e delle vittime che questa determina. Per queste ragioni, garantendo continuità ed interventi stabili, non solo nel comparto dell’agricoltura, ci si deve porre anche l’obiettivo di giungere ad uno sciopero generale capace di coinvolgere l’intero mondo delle persone sfruttate, migranti o meno. Questo potrebbe segnare un cambio reale di passo. Stefano Galieni
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