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CPN 29 e 30 giugno 2024

Raul Mordenti

Le interpretazioni del voto debbono essere serie; ciò significa scartare la sciocca formuletta: "Lo scopo della lista era eleggere, non abbiamo eletto, dunque la lista PTD è un fallimento". Le cose sono assai più complesse.
Esistono cose come l'"americanizzazione" della politica, la centralità dei mass media che ci escludono sistematicamente, una diffusa mentalità bipolare favorita da leggi elettorali infami, i sondaggi pagati e truccati che determinano il voto, etc. Tutto ciò non era certo superabile in due mesi di campagna elettorale. Il sistema politico è ormai costruito per escludere la presenza comunista nelle istituzioni, e questo è a sua volta un aspetto della guerra, che non può tollerare la democrazia.

Né si può ragionare prescindendo dai fatti: PTD ha riportato il 2,2%, certo non soddisfacente, che tuttavia è di più dell'1,4% che abbiamo conseguito a settembre con UP, di più dell'1,1% che abbiamo raggiunto nel 2018 come Pap, e anche di più dell'1,7 che abbiamo avuto nelle europee del 2019, quando eravamo in una lista con Sinistra Italiana! E in Piemonte abbiamo avuto più voti per PTD senza Pap che per la lista regionale con Pap. Sono fatti, da cui non si può prescindere: 2 è più di 1.

Il compagno Locatelli ha detto che nessuno voleva una lista di UP alle europee. Mi permetto di dire che questo non è vero. Pap voleva una lista della sola UP ponendo un esplicito veto a qualsiasi alleanza elettorale, e una parte del nostro Partito purtroppo obbediva a Pap. Avverto tracce della subalternità a Pap perfino in questo CPN, perfino dopo che il settarismo di Pap ha partorito l'opportunismo dell'indicazione di voto ad AVS (così chi ci dava lezioni di comunismo, ha contribuito a eleggere 4 europarlamentari verdi, che appoggeranno la guerra!).

È stato un grave errore, della Direzione (in contrasto con il CPN) e del compagno Segretario che ha obbedito alla Direzione, perdere tempo prezioso per cercare di far rimuovere il veto di Pap, ritirando nel frattempo Acerbo dalla cabina di regia di PTD in cui eravamo fin dall'inizio, con assoluta pariteticità. Così altri hanno deciso senza di noi il simbolo, i candidati, i capilista, etc. con il nostro intervento parziale e tardivo. Trovo paradossale che l'accusa di essere stati poco visibili provenga proprio da chi, per la sua subalternità a Pap, è responsabile di quel deficit di nostra visibilità.

Ho letto con raccapriccio una nostra autorevole dirigente affermare che le 176.000 preferenze a Salis sono state l'unica cosa buona di queste elezioni. Sono in totale disaccordo. Io penso che la vera cosa buona è stato mettere al centro di tutto la pace e la lotta alla guerra, e penso che facendo questo ci siamo comportati da eredi di quel Lenin che è nella nostra tessera, cogliendo il nesso strettissimo che c'è fra capitalismo e guerra. Inoltre la raccolta delle firme ha rappresentato un altro splendido capitolo della generosità dei/lle comunisti/e.

Penso infine che la campagna elettorale è stata la più grande campagna contro la guerra degli ultimi anni. Ancora il nostro popolo non è cosciente di essere in guerra, ma noi abbiamo seminato questa coscienza e arriverà il tempo di raccogliere. Ed è del tutto falso che nei nostri comizi e nelle nostre manifestazioni non si sia parlato di lavoro, di salario minimo, di problemi sociali, etc. Chi c'era può confermarlo.

Per il prossimo Congresso dobbiamo evitare di ridurci a una conta fra frazioni che segnerebbe la fine del Partito. Propongo che il nostro Ufficio Formazione organizzi entro l'estate una serie di web-seminari, anche con relatori esterni, per dare materiali attendibili e aggiornati alla nostra discussione.

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