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CPN 29 e 30 giugno 2024

Rosario Marra

Buongiorno compagni e compagne,
per il poco tempo che abbiamo noi tutti a disposizione, vorrei subito entrare nel merito almeno di alcuni dei punti che abbiamo all'odg di questo CPN.

  1. Sulle elezioni europee ne darei una lettura non politicista o da talk-show che sarebbe oltre che errata anche ripetitiva, pertanto, ad esempio, nell'analisi inserirei anche una variabile macro territoriale.
    In proposito, penso che queste elezioni siano state il trionfo dello sviluppo ineguale che nelle fasi recessive aumenta, invece nelle fasi espansive anche i territori più deboli hanno delle briciole e ciò si riflette, seppur non meccanicisticamente, nella maggiore o minore disomogeneità dei comportamenti del corpo elettorale tra gli orientamenti dei votanti delle Regioni forti e quelli delle Regioni deboli, pertanto sono riemerse con più forza le diversità dei risultati elettorali tra quella che fu la Germania Ovest e l'ex-Germania est, oppure tra la Regione di Parigi e il resto della Francia e, nel nostro caso, tra il Centro-Nord da un lato e le circoscrizioni meridionale e insulare dall'altro. Qui vorrei citare solo il dato sull'astensionismo su cui, purtroppo, riflettiamo poco perchè presi dall' “ansia di prestazione” e dalle polemiche interne:
    dai dati definitivi del Ministero dell'Interno, emerge che la percentuale definitiva a livello nazionale è del 48,31 ma mentre le due circoscrizioni settentrionali sono sensibilmente aldisopra di tale affluenza, nel Meridione ci si ferma al 42,09 e nelle isole si arriva appena al 35,28, insomma, in alcuni casi (si veda, ad esempio, la circoscrizione Nord-Occidentale che è al 54,29%) c'è un differenziale di 12 punti e di ben 19 per le isole.
    In altri termini, all'interno della questione astensione riemerge la questione meridionale.

  2. Il dato sull'astensionismo ci interessa da vicino perchè Santoro, in più di una delle sue apparizioni televisive, video su you tube, eccetera, come sappiamo, ha affermato che scopo della lista PTD sarebbe stato quello di portare a votare chi non lo faceva più, ebbene, sotto questo profilo, possiamo affermare con certezza che che c'è stato un fallimento anche se nessuno di noi si illudeva che si potesse riportare al voto gran parte di quelli che non c'andavano più. Il problema è che l'immagine complessiva della lista è stata abbastanza moderata e non tanto, come a volte affiora nel nostro dibattito, perchè il capolista ha affermato che non si trattava di una lista di “sinistra”. Nella storia abbiamo avuto il “bolscevismo bianco” o la FIM che a Milano era più combattiva della FIOM o, rispetto all'oggi, abbiamo cattolici che sulla guerra sono più radicali di alcuni che si autodefiniscono o vengono definiti dal sistema informativo come di “sinistra”.

  3. Esempi di questo moderatismo sono state le iniziali difficoltà a parlare di genocidio rispetto a quanto accadeva e accade a Gaza, oppure la famigerata intervista di Santoro sulla NATO anche in quest'ultimo caso, il problema non è che il capolista non abbia ripetuto a menadito il nostro slogan “Fuori la NATO dall'Italia, fuori l'Italia dalla NATO”. Infatti sarebbe una posizione ingenua da parte nostra, la questione è di merito perchè sostenere (giustamente) che la NATO è da tempo diventata un'alleanza aggressiva è contraddittorio rispetto al fatto che non possiamo uscirne perchè serve alla nostra sicurezza: la NATO è diventata uno strumento di espansione e di destabilizzazione al servizio soprattutto degli angloamericani e ciò genera conflitti, insicurezza e instabilità perchè la politica di sicurezza è indivisibile, quindi, non si può pensare alla propria sicurezza a discapito di quella degli altri e ciò, ovviamente, vale anche per la sicurezza dell'Italia. In altri termini, la posizione di Santoro è contraddittoria ed arretrata rispetto ad un'impostazione pacifista prima ancora che rispetto alla posizione di noi comunisti e, quindi, non serve, come si fa nella relazione introduttiva di Maurizio, richiamarsi al programma ufficiale di Pace, Terra e Dignità dove c'è il superamento della NATO per il semplice fatto che l'elettore medio di orientamento progressista non vota dopo aver letto attentamente il programma di questa o quella forza politica (spesso anche noi non abbiamo letto o non l'abbiamo fatto integralmente per quello di PTD). In realtà, non nascondiamoci dietro ad un dito, dietro le nostre divergenze si vanno sempre più delineando due diverse posizioni: una di tipo socialdemocratico e un'altra che, seppur confusamente, vuole mantenere ostinatamente (e opportunamente) la sua identità comunista.

  4. Un ultimo e breve riferimento, non certo per importanza: la lettera che abbiamo avuto da uno dei miei maestri, Giovanni Russo Spena.
    Compagni dobbiamo rispondergli, il suo contributo ci è particolarmente prezioso, invitiamolo a fare un supplemento di riflessione sulle sue dimissioni. Glielo dobbiamo.

Grazie.

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