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CPN 29 e 30 giugno 2024

Tonia Guerra

La valutazione sui risultati elettorali e sul percorso della lista PTD.

Il risultato non può che essere valutato rispetto allo “scopo” prefisso, in questo caso non la costruzione di un improbabile progetto politico, bensì aggregare quanti/e si oppongono alla guerra per portare le istanze pacifiste in Parlamento Europeo.
Il bilancio numerico è stato oggettivamente e prevedibilmente insoddisfacente.

Il bilancio politico è altrettanto insoddisfacente: era una lista pacifista, non dei pacifisti.
In varie occasioni, anche nel CPN, si è cercato di porre attenzione ai rischi che si stavano correndo, rispetto al modo con cui si stava operando.

Se oggi riconoscessimo ciò che non è andato e che non poteva andare, sarebbe un passo avanti nella nostra scontata e ormai noiosa dialettica.

Quello di Santoro è stato un suo generoso tentativo, una proposta personalistica, riconosciuta e veicolata come tale, tutta incentrata su un personaggio pubblico televisivo, noto e stimato dalla generazione come la mia, che segue i programmi televisivi e ricorda la diretta dal ponte Brankov di Belgrado, ma sconosciuto alle giovani generazioni, che infatti non l’hanno votata; gestita e costruita in modo verticistico, con lo stesso capolista in tutte le circoscrizioni, che prediligeva i teatri e non le piazze, un pubblico accorto e dunque selezionato, la formula dei monologhi.

Una campagna elettorale nella quale il tema della pace faticava a rendere evidente la connessione con il malessere sociale, la povertà, il disagio. Nulla di paragonabile all’attenzione che aveva accompagnato la campagna di UP, sacrificata prima ancora di essere costituita.

Sulle amministrative.

La contemporaneità con le amministrative non sempre ha aiutato.
Non a Bari: la ricostruzione fatta dal Segretario e da Tecce è gravemente fuorviante, credo anche per una non piena conoscenza del percorso.
Sul circolo della città si è fatto un esperimento pesante, dal punto di vista politico e delle relazioni fra compagni.
A Bari da tempo eravamo riconosciuti e rispettati per la critica rigorosa al sistema di potere rappresentato dall’amministrazione uscente di centrosinistra.
L’essere stati collocati, per decisione del CPF, nell’alveo del centrosinistra, con la candidatura del segretario regionale inserito all’ultimo momento in una lista civica insieme a esponenti del PD e dell’amministrazione uscente, ha provocato una profonda spaccatura del circolo della città ed è stata vissuta da molti compagni e compagne come una insensata forzatura.
Il risultato elettorale è stato insignificante: altro che contributo all’affermazione del 22% di cui parla Tecce!

Sul nostro futuro e sul Congresso.

Oggi il Segretario ammette un orientamento verso un cambio di linea politica, peraltro abbastanza evidente da tempo.
L’obiettivo dell’ultimo congresso è stato disatteso.
Mi auguro un congresso di ricerca e di chiarezza.
Ogni posizione è legittima, ma evitiamo ironie e banalizzazioni.

La convergenza delle lotte non è cominciata qualche giorno fa in Piazza Santi Apostoli sull’autonomia differenziata: se oggi ci compiacciamo di stare su quel palco, dobbiamo sapere che lì ci ha portati anche la piazza autoconvocata davanti a Montecitorio qualche giorno prima, quella di marzo a Napoli, le diverse centinaia di assemblee e iniziative in tutt’Italia. Senza arretrare di un millimetro sulla radicalità dei contenuti, cosa non scontata neppure in questo organismo.
Ora c’è da affrontare il referendum: non sarà una passeggiata.

Evitiamo facili e fuorvianti letture e scorciatoie: una cosa è partecipare su basi comuni a una lotta per la democrazia, altra è scambiare questo come un progetto politico.
Trovare l’altra strada, quella alternativa, che non ci obblighi a scegliere il meno peggio, che prepara puntualmente il peggio.

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