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CPN 29 e 30 giugno 2024

Paolo Ferrero

Innanzitutto voglio ringraziare i compagni e le compagne che con la raccolta delle firme hanno permesso la presentazione della lista alle europee. Purtroppo questo sforzo indispensabile non è stato riconosciuto nell’ambito della lista Santoro ma dimostra ancora una volta che il ruolo di Rifondazione Comunista è decisivo e deve essere valorizzato. Anche per questo il Congresso deve mettere al centro il rilancio e la cura di Rifondazione Comunista.

La lista per le europee ha fallito l’obiettivo di eleggere deputati ed ha manifestato enormi limiti politici. Invece che costruirsi come lista unitaria, si è caratterizzata attraverso la rottura con UP e non ha coniugato la pace con la questione sociale, ambientale, con la critica all’Unione Europea. La lista è rimasta su un terreno “morale” ma non ha mai avuto la radicalità e il mordente necessario per incidere nella crisi sociale: non a caso abbiamo non ha preso voti tra i giovani e tra gli strati popolari. Dopo le europee siamo così messi molto peggio che prima, con la rottura dei rapporti a sinistra e senza prospettiva politica. Questo risultato è il frutto degli errori politici compiuti in questi mesi, in cui Rifondazione, invece di svolgere il proprio ruolo politico, di “fare colla” favorendo la saldatura tra Unione Popolare e lista per la pace, si è sdraiata sull’impostazione di Santoro, determinando in primo luogo la rottura politica di UP ed in secondo luogo una impostazione politica inefficace.

Adesso, dopo tutti questi errori, ci viene addirittura proposto di abbandonare il terreno dell’alternativa, come se con il PD della Schlein si registrasse una convergenza tale da poter cancellare la distanza tra il loro progetto politico interno alla maggioranza “Ursula” e il nostro di sconfiggere le politiche di guerra e dell’austerità.

Quello proposto dal segretario è un indirizzo sbagliato perché confonde i piani: noi dobbiamo costruire il fronte di lotta unitario più ampio possibile, dall’antifascismo al no alla guerra, contro le politiche del governo, dell’Unione Europea e della NATO. Lo dobbiamo però fare costruendo l’alternativa, non allargando il “campo largo”. Noi vogliamo costruire fronti di lotta unitari i più ampi ed articolati possibili, ma questo deve essere finalizzato a rafforzare il campo dell’alternativa, non ad abbandonarlo.

Anche il rapporto con i 5 Stelle o AVS va visto da questo punto di vista: benissimo se porta loro sul terreno dell’alternativa, malissimo se porta noi dentro il centro sinistra, come è successo a Bari, Perugia, in Abruzzo nelle regionali, etc. Non a caso Melenchon ha costruito il Front Populaire dopo che una aspra lotta con verdi e socialisti ha consegnato alla sinistra di alternativa l’egemonia sulla sinistra in Francia.

Il congresso dovrà decidere questo: imbocchiamo la via dell’alternativa e proviamo anche noi, come in Francia a costruire la sinistra di alternativa o riprendiamo il gioco dell’oca del rapporto minoritario e subalterno con il centro sinistra?

Io penso sia necessario scegliere la prima strada e che sia necessario uscire dalla situazione che ha caratterizzato il partito dopo l’ultimo congresso: a parole tutti per l’alternativa e poi, nei fatti, in mille rivoli. Il congresso deve decidere e alle parole debbono seguire i fatti. L’alternativa non serve a nulla se è solo declamata: occorre progettarla e costruirla concretamente.

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