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CPN 29 e 30 giugno 2024

Eliana Ferrari

Voglio dire innanzitutto che ritengo sbagliato fare un’operazione strettamente contabile di comparazione dei voti di PTD con UP, o con altre liste con cui ci siamo presentati in passato. Una valutazione seria io credo vada fatta, fuori da giustificazioni autoassolutorie, sugli obiettivi e gli effetti ottenuti. PTD è nata ed è stata proposta e promossa come lista di scopo e, nonostante i dubbi e le contrarietà sollevati da molti che avrebbero voluto stare dentro una lista costruita in modo plurale, ci si è impegnati con grande dispendio di forze affinché l’obiettivo di eleggere fosse raggiunto.

Così non è stato, al di là dello sguardo più o meno benevolo e ottimistico con cui si valuti il modesto risultato raggiunto. Non credo sia corretto né utile fare a posteriori operazioni di distrazione sulle ragioni e gli obiettivi per cui è nata PTD e nascondersi che il partito in questa operazione ha svolto un ruolo da gregario. Questo non significa che anche PTD non possa continuare ad essere un nostro interlocutore, in particolare sul tema dirimente della centralità della Pace.

Che fare dunque per uscire da questa condizione di disorientamento e frustrazione in cui ci troviamo, in balia di scelte che consumano qualsiasi tentativo progettuale (UP è diventato un problema da rimuovere!) e ci fa vivere nell’eterna dimensione di un tempo elettorale infinito, che sovrappone piano tattico e strategico, a detrimento della costruzione di un progetto politico alternativo, largo, plurale, unitario, attento alla complessità? Un progetto che ci conduca al recupero del senso e della nostra utilità di comunisti/e, in cui il progetto elettorale sia prodotto e non finalità?

Per non dire tutto e il contrario di tutto, come mi pare ci siamo abituati a fare, credo più che mai necessario uscire dall’ambiguità che permea la nostra linea politica, collocandoci fuori dall’orizzonte neoliberista e guerrafondaio contro cui diciamo di batterci, con una proposta strategica di alternativa, fuori dal pragmatismo opportunistico di un tatticismo che giustifica e vorrebbe far passare strumentalità soggettive per politiche di connessione popolare.

La linea congressuale conteneva l’essenza della proposta di questa prospettiva, che deve essere recuperata e rivista per la costruzione di quel soggetto di alternativa di cui si diceva. Un soggetto che senza infingimenti deve porre al centro l’opposizione da sinistra sia al progetto Ursula che al governo delle destre nazionaliste, razziste e sessiste. Un soggetto che non può che collocarsi con chiarezza e decisione fuori dall’orizzonte contro cui dice di battersi, con una proposta alternativa, in opposizione alla logica bipolare che si nutre della passivizzazione degli elettori e a cui sono funzionali tutti i soggetti che si collocano nel centro sinistra, con il pragmatismo opportunistico, che giustifica e vuole far passare un progressismo debole e interessato e un riformismo di seconda mano per politiche di miglioramento delle condizioni di vita delle persone.

Un soggetto rivolto ai settori popolari, agli sfruttati, ai giovani e agli astensionisti, di cui facciano parte tutte le forze con cui condividiamo politiche di alternativa, dentro cui prenda davvero vita il rilancio dell’autonomia del partito e del suo radicamento sociale. Con le nostre iniziative (e qui mi unisco alla sottolineature già fatte circa la solitudine che ha spesso accompagnato l’enorme lavoro contro l’autonomia differenziata di Marina e Tonia e degli/delle altri/e), con il nostro progetto strategico e la nostra cultura politica, che costituiscono le motivazioni della nostra stessa ragione di esistere e di cui dovremo discutere, mi auguro con onestà e senza preconcetti e strumentalità, nel prossimo risolutivo congresso.

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