Partecipa e contribuisci all'attività di Rifondazione Comunista con 10 euro al mese. Compila questo modulo SEPA/RID online. Grazie

CPN 29 e 30 giugno 2024

Sergio Dalmasso

E' stato giusto iniziare il CPN con il ricordo di Silvano Giai, militante del movimento anti TAV e di Arnaldo Cestaro, vittima della “macelleria messicana”, alla scuola Diaz di Genova nel luglio 2001.
Così è opportuno esprimere una preoccupazione collettiva per la lettera di dimissioni inviata da Giovanni Russo Spena, segno di un disagio causato anche dai toni, spesso non politici, assunti dal nostro dibattito interno.

Le elezioni europee hanno segnato un generale spostamento in senso conservatore- reazionario, dai paesi dell'est Europa, dove pesa ancora il fallimento dei regimi burocratico- autoritari, a Germania e Francia, dove, come sempre, le destre vincono sullo scacco delle politiche liberiste (pensioni, disoccupazione, spese militari, riarmo...), alla Spagna dove ricompaiono i fantasmi franchisti.
Questo mentre crescono le tendenze alla guerra che, sempre più, da conflitto NATO/Russia tende a trasformarsi in conflitto Europa/Russia, con aumento delle spese militari e ovvie ricadute sulle spese sociali. Le recenti nomine, con accordo socialisti- popolari- liberali, confermano e accrescono le peggiori posizioni guerrafondaie anti- russe.

In Italia, si riproduce la tendenza alla bipolarizzazione. Se la presidente del Consiglio esce rafforzata, il successo personale di Vannacci, nel nome della X Mas, riconferma i peggiori “valori” reazionari, mentre si rilancia il partito di Berlusconi, superficialmente ritenuto in crisi frontale.
Il PD si caratterizza come centro dell'opposizione, egemonizza i temi del salario minimo, della sanità pubblica, anche quelli- su cui ha gravi responsabilità- del regionalismo differenziato e dell'accentramento autoritario del potere (figlio del maggioritario, dell'elezione diretta di sindaci e presidenti di regioni): I 5 stelle, sempre più, sono costretti ad essere parte di un centro sinistra rinnovato, perdendo la propria specificità. Il successo di AVS è dovuto solamente in parte alle prestigiose candidature, ma deriva dal bisogno di “voto utile” per caratterizzare a sinistra, in senso sociale ed ecologista, l'alternativa alla destra e alle sue tendenze antidemocratiche.

Pace Terra Dignità ottiene un risultato modesto, per quanto superiore a quelli di PaP (2018) e UP (2022). Sia il voto, sia le iniziative di campagna elettorale, per quanto avvenute in una antidemocratica censura mediatica, hanno dimostrato la capacità di intercettare un”audience” più ampia di quella toccata dalla nostra area politica.
Resta il fatto che la presentazione alle Europee sarebbe potuta e dovuta essere occasione per proporre una formazione alternativa ai due poli, per la ricostruzione graduale e processuale di una sinistra di classe, internazionalista, sociale, femminista, ecologista... di cui parliamo da anni, senza mai praticarla.
Al contrario la nostra lista – è sembrata caratterizzata da un solo tema, per quanto epocale – ha riprodotto i paccati di personalizzazione – ha bypassato le nostre realtà di base su programmi e candidature – ha espresso alcune candidature più che discutibili – ha dimostrato incertezze sulla collocazione politica. L'infelice ultima intervista di santoro sul tema della NATO ne è esempio – ha bruciato le nostre interlocuzioni a sinistra (PaP, PCI, SA, formazioni sociali e culturali...).
Fatto più grave, ha riprodotto, al nostro interno, un disorientamento, causato dal continuo cambio di nome, simbolo, alleanze e dalla assenza di un bussola (“Non esiste vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare”- Seneca). Le nostre sedi, al di là dell'eroismo espresso nella raccolta delle firme, reggono su pochisime persone, hanno età media altissima, non hanno presenza nelle vertenze sociali, nelle scuole, tra i giovani. Quanto può reggere un partito in queste condizioni?

Siamo davanti ad un bivio:

  • scelta frontista, motivata dal pericolo di destra
  • cammino nel deserto per ritentare un polo alternativo, nella totale autonomia delle singole componenti.

Il congresso, da convocare a breve termine, per evitare stillicidi e scontri eterni, deve decidere su questo nodo.

Proposta di ordine del giorno

Il comitato politico nazionale del Partito della Rifondazione comunista, riunito in data 29 e 30 giugno 2024

Ringrazia i/le militanti per il generoso impegno ancora una volta dimostrato nella raccolta firme per la presentazione della lista Pace Terra Dignità e nel corso della campagna elettorale, svolta con assoluta pochezza di mezzi e, come sempre, davanti ad una grave censura mediatica che, nonostante il prestigio dei capilista, ha nascosto sui mezzi di informazione di massa, la stessa presenza di PTD. Non ha fatto eccezione a questa censura antidemocratica, la scelta del quotidiano “Il Manifesto”.

Esprime profonda preoccupazione per la costante crescita, a livello europeo, di un'onda nera, con formazioni razziste, populiste che hanno superato ogni confine che le separava da quelle di chiara origine neo- fascista e coinvolgono le stesse forze “centriste”.

Alla egemonia dell'estrema destra nei paesi dell'est Europa, causata dal fallimento del “socialismo reale” e dalla sua sostituzione con regimi liberisti- populisti, segnati dall'espansione della NATO, si aggiunge la rinascita di formazioni neo fasciste, se non naziste, in Germania, in Spagna e nei Paesi bassi, oltre ad una loro netta maggioranza (40%, con egemonia nel voto giovanile ed operaio) nella Francia, pure recentemente segnata da forti espressioni di un movimento popolare e di classe.

In Italia, il voto segna la conferma del governo di estrema destra, con successo personale della Presidente del consiglio, rilancio del partito di Berlusconi, stoltamente dato per morto, affermazione, nella Lega, di una figura inquietante che non ha mancato di richiamare, in termini positivi, il fantasma della X MAS, oltre a tutti i valori più conservatori.
Segna, al tempo stesso, un rilancio del PD che si caratterizza come centro dell'opposizione e stabilizza la nuova gestione, egemonizzando temi quali salario minimo e difesa della sanità pubblica, e una forte affermazione di AVS, dovuta non solo alle prestigiose candidature. La contrazione del Movimento 5 stelle lo pone in posizione del tutto subordinata rispetto al PD, nella difficile scelta fra ritorno alle origini e sottomissione all'interno di un “campo più o meno largo”.

Il CPN ritiene che le elezioni europee sarebbero dovute essere l'occasione per la costruzione di una lista che raccogliesse le formazioni (partitiche, associative, ecologiste, femministe, culturali...) tese alla costruzione di una alternativa ai due poli prevalenti. Questa avrebbe avuto scarse, se non nulle, possibilità di superare l'antidemocratico sbarramento veltroniano, ma avrebbe costituito la base per la difficile ricostruzione processuale di un sinistra di classe, anticapitalista e internazionalista, compito che richiede tempo ed impegno, che è presente in tutti i nostri documenti, non solamente congressuali, ma che viene ogni volta rinviato, alla ricerca di scorciatoie che si rivelano ogni volta fallimentari.

La lista PTD è nata dalla giusta sottolineatura di un tema epocale, in una fase di estrema gravità, quando la guerra ritorna in Europa e rischia di allargarsi, quando il genocidio del popolo palestinese avviene nel silenzio del mondo. Il risultato finale e le iniziative di campagna elettorale hanno dimostrato la capacità di parlare ad un'area più ampia della nostra, sempre più ristretta.

Ha presentato, però, ovvi limiti:

  • appiattimento sulla figura del leader, con ovvio rischio di personalizzazione
  • esclusione delle nostre realtà di base da ogni possibilità di incidere sulla scelta delle candidature. Federazioni e circoli si sono trovate a dover gestire scelte calate dall'alto, non solamente per mancanza di tempo (da sempre si sapeva che nel maggio- giugno 2024 si sarebbe votato per le Europee)
  • il doveroso tema della pace ha oscurato questioni sociali, ambientali e altri temi di fondamentale importanza
  • alcune candidature (da ex dirigente della Lega a chi presenta libri a CasaPound) sono state del tutto discutibili, non solamente davanti a quelle di Salis, Lucano, Marino...
  • non è stata chiara la scelta della collocazione di eventuali elett* nel Parlamento europeo. Così come le ultime dichiarazioni di Santoro sulla NATO hanno creato ulteriori incertezze.
  • Ha cancellato qualunque interlocuzione con altre formazioni di sinistra (PCI, SA, PaP...) con cui spesso abbiamo costruito alleanze a livello locale e nazionale. La rimozione di UP, con tutti suoi limiti (ma allora perché costruirla affrettatamente, nell'estate 2022, e ipotizzarne la continuazione?) ne è evidente dimostrazione.

PTD ha riproposto un errore (o una logica) che il PRC reitera ad ogni scadenza elettorale, dalla folle scelta per l'Arcobaleno, a quella per Rivoluzione civile, alle continue virate di bordo (da Sinistra italiana a PaP, dalla riproposizione di identità comunista alla quantità incommensurabile di contenitori, cambi di nome, simbolo ed alleanza, tali da creare nei/nelle nostr* iscritt* e in chi ci segue una totale perdita di identità).

Il PRC oggi è ridotto non solamente ad una totale assenza nelle istituzioni o nei media, ma anche ad una presenza del tutto insufficiente, per quanto generosa, nelle realtà sociali (luoghi di lavoro, sindacati), nel mondo giovanile, nelle realtà associative e culturali.

Soprattutto, si trova, a 34 anni dalla sua fondazione a non aver chiarito la prospettiva politica di media lunga fase, trovandosi davanti al bivio:

  • ipotesi sostanzialmente frontista, motivata da un governo di estrema destra con tutti i rischi sociali, ambientali, culturali, istituzionali (premierato) e di chiusura degli stessi spazi democratici
  • applicazione di quanto molte volte scritto nei documenti e rilancio di una ipotesi, difficile e controcorrente, di costruzione di un polo di alternativa. Questo non può nascere da processi forzati di unificazioni o di scorciatoie già altre volte fallite, ma dal coordinamento di tutte le forze di opposizione e di alternativa ai due poli.

Il congresso nazionale, che occorre immediatamente convocare, deve

  • definire una chiara identità politica
  • modificare nettamente il gruppo dirigente nazionale, evitando di personalizzare le divergenze politiche, ma superando direzioni segnate da continue sconfitte
  • snellire gruppi dirigenti pletorici, del tutto inutili e sproporzionati in un partito ridotto e negli/nelle iscritt* e nei/nelle militanti

Da subito, il Comitato politico nazionale

  • propone un incontro, a livello nazionale e locale, a tutte le formazioni politiche e sociali (sindacali, ecologiste, pacifiste, internazionaliste, femministe, culturali...) tese a costruire processualmente un riferimento alternativo ai due poli, pure in una realtà che sempre più tende alla bipolarizzazione. Il coordinamento tra queste formazioni non deve ipotizzare unificazioni o strutture artificiose, ma a) lavoro comune sui grandi nodi nazionali e internazionali b) un comune impegno sulle emergenze sociali (lavoro, questione giovanile, salari e pensioni, ambiente, questione di genere, pace e guerra, migrazione...) c) comune presenza elettorale, eguale su tutto il territorio nazionale e non soggetta a continui cambiamenti
  • chiede che le feste di partito che si stanno aprendo su tutto il territorio nazionale siano finalizzate a questa proposta politica
    organizza un incontro fra tutte le personalità e gli/le attivist* (mondo del lavoro, della scuola, della cultura, dell'informazione...) che hanno partecipato, direttamente o esternamente, alla costruzione delle nostre liste, per definire forme e modalità di lavoro e di analisi comuni
  • decide la partecipazione, con spirito unitario, ma rivendicando la nostra coerenza, ad iniziare dall'opposizione al sistema elettorale maggioritario e alla riforma del titolo V della Costituzione, alle iniziative contro il regionalismo differenziato e il premierato
  • propone, per le prossime scadenze elettorali, la formazione di liste alternative ai due poli che ritornino (senza identitarismi) ai simboli storici del movimento operaio, la scomparsa dei quali è una (non certo la maggiore) delle cause della nostra assenza dal radar politico.

 

chiudi - stampa