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CPN 29 e 30 giugno 2024

Giovanni Barbera

È complicato discutere serenamente con chi, per malafede o per schematismo, continua a distorcere le posizioni altrui. Intanto va chiarito che nessuno è interessato a mettere in discussione l’obiettivo della costruzione di un polo di sinistra alternativo al centro sinistra. Il problema semmai è come costruirlo, visto che non può essere scambiato per quella nicchia ideologica e militante, a cui invece continuano a fare riferimento diversi dirigenti del nostro partito che non riescono ancora a fare i conti con il fallimento di Unione Popolare (UP). Lo scopo dovrebbe essere quello di mettere in campo un fronte contro la guerra e l’austerity che sia in grado di incidere realmente sul quadro politico e non quello di rinchiuderci in un recinto ideologico, ininfluente sui scenari politici e sociali del Paese.

Per raggiungere questo obiettivo è necessario allargare le proprie alleanze sociali e politiche sulla base delle due discriminanti indicate sopra (guerra e austerity), abbandonando l’idea di comprimere tutto ciò che è alternativo ai poli esistenti all’interno di un unico soggetto politico con lo scopo non dichiarato, ma reale, di un superamento del PRC. Progetto a cui aspirano, purtroppo, coloro che ancora oggi si aggrappano disperatamente al feticcio di UP. Questa modalità di interpretare la costruzione del polo alternativo è la principale causa dei risultati fallimentari di questi ultimi 16 anni.

Risultati che hanno pesantemente indebolito il nostro Partito, relegandolo ai margini della vita politica del Paese, e allontanato sempre di più la possibilità di costruire nel nostro Paese un polo di sinistra alternativo al centrosinistra. Pertanto, bisogna ritornare a fare politica non per entrare nel centrosinistra ma per contendere a questo schieramento quell’egemonia che continua ad avere su una parte del Paese, sfidando i loro gruppi dirigenti sui principali temi su cui si misura oggi l’opposizione al governo Meloni e cercando di metterli in contraddizione con la loro base sociale ed elettorale. Tutto ciò senza rinunciare né al nostro punto di vista radicalmente critico sulle loro gravi responsabilità, né alla nostra alternatività strategica che continua a rimanere la bussola per l’oggi e per il domani.

Per quanto riguarda l’esito delle elezioni europee, siamo consapevoli che, nonostante sia stato il migliore risultato elettorale degli ultimi dieci anni (sia in termini percentuali che di voti assoluti) non possa essere considerato comunque soddisfacente rispetto alle nostre aspettative. Va però anche detto che “Pace Terra Dignità” (PTD) è stata la lista più competitiva che si poteva mettere in campo e che l’unica alternativa che ci veniva proposta da chi all’interno del Partito si opponeva a tale scelta era quella di presentarci alle elezioni con UP, aggregazione già ampiamente decotta, come dimostrano anche i risultati elettorali ottenuti nelle amministrative in cui è stata presentata tale fallimentare formula, seppure con denominazioni differenti.

Peccato che questo fatto venga eluso proprio da coloro che hanno ostacolato in tutti i modi la presentazione della suddetta lista, contribuendo a indebolirla e ad impedire che potesse svolgere un positivo ruolo di aggregazione a sinistra del PD. In ogni caso, PTD rappresenta solo un piccolo embrione di quello che servirebbe oggi nel Paese per contrastare le politiche guerrafondaie e liberiste. Per questi motivi, pur valorizzando il lavoro fatto, è indiscutibile che tale esperienza vada sviluppata e allargata ad altre realtà affinché possa svolgere un ruolo significativo nel modificare i rapporti di forza nel Paese nei confronti di chi sostiene una politica atlantista e liberista.

È divertente notare come in questo CPN molti si siano all’improvviso scoperti strenui difensori dell’autonomia e della sovranità del Prc. Peccato che siano le stesse persone che hanno contribuito a paralizzare il Partito in questi ultimi tre anni, fino ad arrivare a fare da sponda a una forza politica esterna che, con la scusa della costruzione di UP, ha provato a lucrare pesantemente sulle nostre divisioni interne. Questi compagni sono gli stessi che qualche mese fa hanno tentato di far approvare uno statuto di UP che avrebbe decretato la fine dell’esistenza del PRC come soggetto politico dotato di una propria autonomia e sovranità, senza neanche il pudore di passare per un congresso, ma semplicemente assorbendo il nostro Partito nel nuovo soggetto politico rappresentato da UP. Tentativo che, per fortuna, siamo riusciti a impedire.

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