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CPN 3 marzo 2024
Nando Mainardi
A me non convinceva, e non convince, la cosiddetta lista per la pace per come è stata finora costruita, per come è in via di costruzione.
E continuo a pensare, aggiungo, che tra noi non abbia senso fare giochini verbali di prestigio: il tema non è la biografia di Raniero La Valle, come sembrerebbe ascoltando la relazione del segretario nazionale, e nascondersi dietro di essa.
Il tema è il profilo complessivo della lista, per come si delinea, di cui il programma è appunto un pezzo, un tassello.
Non mi convince una proposta costruita dall'alto, patrimonio di pochi, tant'è che siamo ancora al punto in cui la lista continua a essere associata a questo o quel nome, a questa o a quella biografia. Con un'impronta moderata, basata su una sorta di "gerarchia", con un'impostazione che rischia di oscurare tutta una serie di temi: nel documento programmatico che ci è pervenuto, i nodi del lavoro, del welfare, della materialità in cui milioni di persone in Europa sono obbligati a vivere, sono infatti, in tutta evidenza, secondari.
Una proposta di cui non è chiara, a quanto pare, la collocazione nel Parlamento europeo, nel caso di elezione. Penso che ci debba essere un'espressione netta rispetto alla collocazione nel GUE, e un vincolo per tutte e tutti coloro che si candideranno nella lista, perché il senso della "lista di scopo" non si esaurisca il giorno dopo le elezioni.
Dico questo ovviamente convinto che l'opposizione alla guerra sia un nodo centrale, che riguarda la vita di tutte e tutti, ma ritengo sbagliato, appunto, gerarchizzare. Del resto, basta ascoltare Santoro ogniqualvolta va in televisione per avere conferma di questa impostazione. E temo che questa impostazione rischi di favorire proposte e liste, che saranno alle elezioni europee, ben più moderate di Rifondazione Comunista e della stessa lista promossa da Michele Santoro.
La mia impressione è che noi, come Rifondazione Comunista, abbiamo rinunciato, in questi mesi e settimane, a svolgere un ruolo che provasse a modificare quel profilo politico, e non per colpa delle deliberazioni della Direzione Nazionale (come sostenuto da alcuni interventi), ma perché una parte del gruppo dirigente del nostro partito ha dato da subito segnali chiari di adesione apriori alla lista per la pace; che ci saremmo stati a prescindere.
Per tutto questo, valuto con grande preoccupazione uno scenario in cui, da una parte, c'è una lista di vertice e con un profilo, a ora, non adeguato, e dall'altra una situazione di divisione che attraversa Unione Popolare che, con tutti i suoi limiti, rappresenta l'unico tentativo in campo di costruire un percorso politico che provi a unire, nel nostro Paese, la sinistra di alternativa. E noi sappiamo che la lista per la pace non si candida certo a fare questo.
A mio parere, il nostro dovere deve essere fino all'ultimo provare a cambiare questo quadro, altrimenti per noi – noi Rifondazione Comunista, noi sinistra di alternativa – pesantemente negativo.