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CPN 3 marzo 2024
Stefano Galieni
A chi pensava che sarei intervenuto per poter polemizzare con chi mi precedeva dico solo che evidentemente mi conosce poco. Oramai considero questo spazio estremamente cristallizzato in cui gli interventi che si succedono non possono avere scopo di convincere altre/i a cambiare posizione. Uno sforzo inutile. Sento quindi più opportuno, partendo da un principio, semplicemente correggere alcune affermazioni incaute, fatte da chi, evidentemente, non ha ben seguito e non perché mancassero gli strumenti, quanto accadeva. Intanto andrebbe ufficializzato come, invece che perder tempo dietro ai nostri distinguo spesso impercettibili è accaduto in questi giorni un fatto nuovo.
Con la missione italiana sul Mar Rosso e i primi attacchi ai droni degli Houthi, l'Italia è ufficialmente in guerra e considerata nemico. Non è cosa da poco, ma noi ci si perde dietro a ricostruzioni infondate di quanto avviene nella nostra piccola bolla. Ho sentito dire, a chi rimproverava al segretario la crisi di UP, che questa è avvenuta anche perché Unione Popolare non ha ancora uno statuto mentre l'associazione di Santoro e La Valle, si. Anche l'associazione Unione Popolare ha un suo statuto come Pace, Terra e Libertà, ma regola unicamente i rapporti fra i soci, in cui non ci sono partiti ma persone. Per un'associazione è un obbligo di legge, per un progetto politico no, è lavoro e costruzione che sono mancati. C'è stato chi ha anche detto che la raccolta firme era partita prima dei nostri deliberati. Informazione erronea, al momento del nostro CPN le liste non sono pronte e quindi era impossibile raccoglierne. Ho ascoltato anche dire da ns dirigenti che nei punti programmatici non si parlava mai di questioni sociali.
Mi domando, li avete letti o ci si ferma ai post? Quando si scrive no ai trattati, si al ripristino del reddito di cittadinanza, alla scala mobile, all'orario di lavoro settimanale di 32 ore, al salario minimo, alla sicurezza sul lavoro, di cosa si parla? E per chi teme che la lista abbia un profilo troppo "moderato", vale la pena ricordare che tali contenuti sono incompatibilmente radicali non solo col centro sinistra nostrano ma con parte consistente della stessa Sinistra Europea a cui alcune/i si richiamano. A mio avviso se si vuole dire che questa lista non si deve fare, si abbia il coraggio di dirlo e non di boicottarla sottobanco.
Ho molto condiviso se non nei toni nella fermezza, l'intervento di un compagno come Raul Mordenti, secondo cui, alle compagne e ai compagni a cui si chiede di mettersi a disposizione per candidarsi, questi debbano farlo, salvo la sussistenza di seri problemi personali. Il tema sotteso a questa discussione riguarda il futuro del Partito e di UP. E domando allora: come mai visto che quanto Manifesta che de Magistris, non sono disponibili, ad impegnarsi né in questa lista né quantomeno in un eventuale lista che comprenda solo UP, come mai in quei territori in cui la comunità di vedute è forte, si veda 3 capoluoghi in Lombardia, Unione Popolare non si presenta col proprio simbolo? Forse perché ad un organizzazione a cui parte di noi da potere di veto, come PaP, è in condizioni di dirci che se entriamo nella lista per la Pace deve saltare Unione Popolare anche nelle elezioni amministrative?
Se interessasse – per me è così – far crescere e ampliare UP, non pensiamo sia un errore spaccarla ad ogni tornata elettorale? A mio avviso il percorso se continua ha dei suoi tempi e deve portare prima alla creazione di uno spazio ampio politico e sociale, come oggi non è e poi imbarcarsi in avventure elettorali. Ma sappiamo tutte/i che questa discussione è parte di un congresso già iniziato, in un partito così diviso al punto che è necessario registrare, ad ogni ambito, le ns riunioni per limitare la realizzazioni di contro – report, finalizzati a orientare, ma che di fatto spingono militanti e simpatizzanti ad allontanarsi.
Da ultimo, permane, questo anche nell'approccio di Pace Terra e Dignità, come nei nostri ambiti, una discussione attorno alla questione palestinese, che ha forte impronta coloniale. Non saremo noi a decidere cosa vorranno fare i palestinesi, del resto non costituiremmo un buon esempio. Una parte dei suoi rappresentanti – abbiamo incontrato recentemente il Resp internazionale di Fatah – continua a sostenere l'ipotesi di "due popoli e due stati", proponendo, dopo il cessate il fuoco, di ristabilire l'amministrazione dell'Anp a Gaza. In quei contesti di guerra, si fa politica e si discute per trovare un punto di convergenza. Da noi molto meno.