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CPN 3 marzo 2024

Sergio Dalmasso

In due lettere inviate prima dei CPN di ottobre 2023 e febbraio 2024, ho espresso tutta la preoccupazione (Mordenti ha usato il termine angoscia) per la situazione complessiva e per lo stato in cui versa il nostro partito a cui sono iscritto dal primo giorno, dopo 24 anni trascorsi in altre avventure. Non è pessimismo temere che siamo arrivati al capolinea.
Mi pare che le discussioni negli organismi dirigenti rischino di essere astratte, spesso colme di polemiche e di vecchi rancori, e non tengano conto:
a) della condizione di circoli e federazioni, spesso esistenti sulla carta, privi di mezzi, con militanti sempre meno numerosi, più vecchi e sempre più scoraggiati e demotivati.
b) del malessere esistente in chi tenta di continuare attività, ma, ad ogni scadenza elettorale, si trova davanti a scelte che non ha contribuito a determinare (nomi, simboli ed alleanze che paiono, ogni volta, improvvisate). Se questo è accaduto altre volte, oggi è particolarmente evidente e grave.

Dopo la sciagura dell'Arcobaleno (2008), si sono tentate mille strade, sempre proponendole come scelte che andassero oltre il voto: Federazione della sinistra, Rivoluzione civile, Altra Europa con Tsipras, il Brancaccio, PaP, La Sinistra, UP... sempre cercando scorciatoie rispetto al tema centrale: tentare, con infinite difficoltà e senza mezzi, di ricostruire una sinistra di classe che si proponesse come alternativa ai due poli.
Se questa fosse esistita, avremmo avuto carte da giocare davanti ai governi "tecnici" confindustrial- bancari che raccoglievano l'intero arco parlamentare e davanti alla distruzione di diritti e speranze operata da Renzi.
Ogni volta, i contenitori si sono sfaldati in pochi giorni, senza continuità e creando incertezza e sconforto nei residui nostri militanti: (Rifondazione, questa volta, dove è?).
Oggi non sono in discussione la centralità del tema della pace, in una situazione di tendenza alla guerra, né la necessità di aggregazioni, né la grande figura etica e culturale di Raniero La Valle.
La domanda che pongo, invano, da anni è se la ricerca di scorciatoie, spesso affidate a leader mediatici, non dovrebbe essere sostituita da un coordinamento di forze (anticapitaliste, internazionaliste, ecologiste, femministe...) che si dia una prospettiva medio lunga, che si proponga a livello locale (no alle scelte "arlecchino" ad ogni scadenza) e nazionale, che dia garanzie di continuità e permetta alle singole componenti di mantenere la propria fisionomia, identità.

La scelta attuale, a parte l'irrisolvibile problema della raccolta firme, cancella questa prospettiva, annulla i rapporti con altre formazioni politiche (PCI, PaP, Sinistra anticapitalista...), con settori di movimento, moltiplica le difficoltà nel residuo corpo del partito, colpisce la nostra credibilità, impedisce – nel dopo voto- una qualunque riconversione di prospettiva.
Il mio voto contrario, estraneo a correnti, cordate... nasce non da estremismo settario, ma da questa angoscia.
Con il massimo rispetto per tutt*

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