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CPN 3 marzo 2024
Giovanni Barbera
Trovo sconcertante che il nostro Partito sia ancora ostaggio di un conflitto interno che sta paralizzando la sua azione. La responsabilità di questa situazione è di chi si oppone a una politica di allargamento delle alleanze politiche e sociali, per contrapporre un progetto di fusione con Pap che non solo decreterebbe la fine del Prc come soggetto autonomo, ma ci relegherebbe in una posizione ancora più autoreferenziale. La sfida che ci impone la delicata fase politica è ben altra. Ci troviamo in uno scenario di guerra globale a pezzi in cui siamo coinvolti anche come Paese, visto l'invio di armi a Israele e Ucraina, il supporto logistico alle operazioni Nato e la partecipazione alla missione militare in Mar Rosso.
Il tutto in violazione dell'art. 11 della Costituzione. Una guerra che rischia di trasformarsi in un conflitto nucleare con conseguenze devastanti per la vita stessa sul pianeta. Sul piano nazionale la situazione non è migliore, sia per l'allargamento delle contraddizioni sociali che stanno strangolando le classi popolari, che per la nefasta presenza al governo del Paese degli eredi politici del fascismo. Stiamo assistendo a un'accelerazione di quel processo di involuzione autoritaria, già in atto da tempo, che restringe gli spazi di agibilità democratica e di pluralismo. Da questa situazione esplosiva non se ne esce assumendo un ruolo di testimonianza, come pretenderebbe, invece, una parte del gruppo dirigente che continua a flirtare con chi gioca sulle nostre divisioni.
Abbiamo bisogno di mettere in piedi una massa critica in grado di incidere sul quadro politico e sociale che non può certo essere rappresenta da UP, né abbiamo il tempo di aspettare oltre. Negli anni trenta, durante la guerra e il fascismo, il partito comunista, allora una piccola formazione senza radicamento sociale, riuscì a diventare una grande forza di massa proprio perché riuscì ad assumere la guida della Resistenza e a dare vita al CLN con tutte le forze antifasciste, comprese quelle, come i liberali e i monarchici, che erano state responsabili dell'affermazione del fascismo. Questa storia dovrebbe insegnarci che oggi il nostro peggiore nemico è il proprio il settarismo e l'autoreferenzialità.
Abbiamo bisogno di costruire un fronte ampio che coinvolga tutte le forze che sono contro la guerra della Nato e contro le politiche liberiste. Per questo motivo sarebbe un errore madornale affrontare le prossime elezioni ripiegati su noi stessi o su UP, i cui risultati deludenti e le insufficienze sono ben note a tutti. Le elezioni europee sono solo una tappa di un percorso molto più lungo che dovrà vederci come protagonisti nel costruire tale fronte popolare. Purtroppo il progetto della lista della Pace per le prossime europee, che può rappresentare l'embrione di questo progetto, nasce già ipotecato dal boicottaggio di chi dentro e fuori dal nostro Partito sta giocando un'altra partita che impedisce la costruzione di un serio progetto di alternativa per il Paese.