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CPN 10 e 11 febbraio 2024

OdG

Basta morti in mare, non ai centri di detenzione, né in Italia né altrove

L'8 febbraio l'ennesimo naufragio passato sotto silenzio. Oltre 40 potenziali richiedenti asilo sono morti al largo di Sfax, in Tunisia, uccisi non dal mare ma da leggi inumane messe in atto da istituzioni italiane ed europee di diverso colore politico. È accaduto mentre ancora piangiamo indignati la morte di Ousmane Sylla, morto suicida nel Centro Permanente per Rimpatri di Ponte Galeria a Roma. Veniva da altri Centri di detenzione simili Ousmane, aveva 22 anni e non voleva più restare in un Europa che aveva tradito i suoi sogni di libertà e di dignità.

Dal Cpr di Trapani era stato trasferito a Roma, nonostante anche i medici ritenessero la sua situazione di vulnerabilità incompatibile con il trattenimento in quelle gabbie che da oltre 25 anni rappresentano la vergogna di Roma. Non è il primo ad essere ucciso da una detenzione arbitraria, imposta in assenza di reato, solo in nome del colore della pelle e di un titolo di viaggio non ritenuto idoneo a vivere nel nostro opulento Paese. In un quarto di secolo, in tali centri, nati con nome diverso per responsabilità di un governo di centro sinistra, sono morte oltre 40 persone e mentre scriviamo ci giunge notizia di un altro "ospite" (così chiamano i detenuti) di 18 anni, che ha subito un pestaggio nel CPR di Milano, quello recentemente commissariato da Procura e Guardia di Finanza perché, insieme ai maltrattamenti quotidiani, l'ente gestore – secondo gli inquirenti – si è reso colpevole di truffa ai danni dello Stato per servizi mai erogati o scadenti. In migliaia sono poi quelle e quelli che hanno ingoiato psicofarmaci per resistere all'ingiustizia di una galera, tanti altri quelli che hanno tentato, non riuscendoci, il suicidio, che hanno compiuto atti di autolesionismo sul proprio corpo, che hanno cercato di scatenare rivolte perché il mondo fuori si accorgesse della loro esistenza. Ma, ormai come per chi muore in mare, prevale il silenzio, si alza il muro di gomma, ci si rimpallano responsabilità.

E questo accade mentre le forze più rappresentative nelle istituzioni europee, disegnano piani per rendere normale la reclusione dei richiedenti asilo, più veloci i rimpatri, più facili i respingimenti, violando ogni convenzione internazionale, ogni base primaria del diritto. Si sta promuovendo persino la delocalizzazione in un Paese che non fa parte dell'UE, l'Albania, la reclusione delle persone prese in acque internazionali, perché non mettano neanche piede in Italia, anche a costo di spendere centinaia di milioni di euro, risorse che potrebbero essere destinate a migliorare la vita di tutte e tutti, di chi è cittadina/o italiana/o e di chi è ritenuto straniero. E, seguendo indicazioni che giungono da precedenti governi, si sta investendo per costruire inutili e criminali CPR in ogni regione italiana. In questo modo, non solo le destre, fanno la loro misera campagna elettorale.

Come comuniste e comunisti, come donne e uomini di pace, consideriamo questo un altro fronte di guerra silenziosa che da decenni si combatte contro chi prova a violare la Fortezza Europa. Non invasori, ma persone c he cercano scampo ai danni prodotti dall'antico e nuovo colonialismo, dalle guerre che continuiamo ad esportare. Come Rifondazione Comunista continuiamo ad essere al fianco di chi si ribella a queste leggi scellerate, a chi non vuole più vittime delle frontiere e delle galere xenofobe. Sono stragi che ci riguardano da vicino e che vanno impedite, permettendo a chi cerca di entrare in Europa di poterlo fare legalmente. Il resto sono solo slogan vuoti. Basta confini, basta respingimenti, basta stragi. E, da ultimo, proviamo da subito a veder rispettate le volontà di Ousmane. Voleva che il suo corpo tornasse a casa. Anche questo è un impegno a cui dobbiamo tutte e tutti contribuire. Glie lo dobbiamo.

E sarà nostro dovere politico partecipare alle manifestazioni indette in Calabria per ricordare la strage di Steccato di Cutro il 26 febbraio scorso. Ci saranno 3 giorni di iniziative: il 25 si svolgerà un Corteo a Crotone; il 26 all'alba si terrà una veglia all'alba, sulla spiaggia, nelle ore in cui è avvenuta la strage mentre alle 9 del mattino si terrà una conferenza stampa che vedrà la presenza dei familiari delle vittime, dei sopravvissuti e dei dispersi che saranno gli unici veri protagonisti di queste giornate.

Soumaila Diawara
Stefano Galieni
Francesco Saccomann

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