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CPN 14 e 15 ottobre 2023
Intervento Nadia Rosa
Compagne e compagni, buongiorno.
Quando si arriva ad una situazione limite come quella attuale, dove la discussione politica si fa per mail che nascondono intenzioni note solo a pochi intimi e nella quale persino l’offesa personale smette di essere un tabù, forse l’unica possibilità per agire lucidamente nella discussione è partire dai fatti.
E quindi proprio da un evento recente partirei, che secondo me offre una rappresentazione plastica di cio’ che è oggi il Partito della rifondazione comunista.
Il 7 ottobre Roma è stato teatro di una grande e partecipata manifestazione. Di massa si potrebbe osare dire. Tante compagne e compagni di rifondazione.
Peccato che la totale disorganizzazione dello spezzone abbia azzerato totalmente la visibilità della presenza del Partito.
Per cominciare, la scelta infelice di dare due appuntamenti nei due cortei: ci poteva stare una decina di anni fa, ma oggi davvero, non regge. Ovviamente se l'obiettivo è quello di dare visibilità al Partito e ai contenuti che intende portare nella manifestazione.
In secondo luogo ( parlo del corteo di piazzale dei Partigiani, l'altro non l'ho visto e mi piace parlare solo di ciò di cui ho esperienza diretta), l'evidente mancanza di direzione di uno spezzone che più che di comunisti, sembrava di turisti smarriti - cosa resa ancora più evidente dal fatto che ogni tot altre forze organizzate si infilavano all'interno ( e non per malafede, ma solo perché eravamo sfilacciati e probabilmente non si capiva che fossimo tutti insieme) e che lo striscione che si era deciso essere d'apertura è finito dietro a quello di UP (portato per altro da riconoscibili esponenti del PRC) - ha vanificato lo sforzo economico e fisico di tante compagne e compagni che si sono recate a Roma.
Almeno che il Partito si sia già trasformato in altro e io non ne sappia nulla. Forse non sono nelle chat giuste.
Sì, perché la confusione dei ruoli ha anche riflessi drammatici nello stabilire quali siano i luoghi decisionali e di discussione.
Questo CPN dovrebbe infatti essere il piu’ importante luogo di confronto, l’unico deputato ad operare le scelte strategiche e di direzione politica. Anche se da qualche tempo pare non sia più così.
Unione popolare infatti, da progetto politico nato con la finalità di allargarsi rispetto ai 4 soggetti promotori, costruendo un polo che potesse attrarre la sinistra sociale e politica, dopo due anni si trova ancora ad essere un intergruppi. Forse l’unica cosa che si è modificate è l’equilibrio tra i gruppi. Ma su questo non si puo’ ne’ fare un bilancio ne’ discutere, perché altrimenti si viene tacciati di voler affossare il progetto e di venir meno al mandato congressuale e del cpn. O peggio di voler fare accordi con il PD, qualunque cosa significhi.
Se il Partito della Rifondazione comunista è ancora un Partito autonomo, con i propri organismi dirigenti e luoghi di discussione - cosa che io personalmente non solo auspico, ma difenderò con le unghie e con i denti e non per affetto, ma perché credo che la nostra esistenza sia fondamentale e il nostro ruolo sia tutt’altro che esaurito – credo sia inaccettabile che le discussioni interne vegano proiettate all’esterno, in qualsiasi forma o per qualsiasi motivazione. Perché non mi spiego in che modo indebolire il Partito, proiettando esternamente le divergenze interne, dandone così un’immagine confusa e spaccata, possa giovare al processo di costruzione di unione popolare. Ma magari è un limite mio. Il limite di chi crede che sia più importante preservare una comunità, che avere qualche ruolo in un progetto diverso.
Il limite di chi crede che UP sia un mezzo e non il fine.
Anche la questione sulla riconoscibilità di UP e sulla presenza del simbolo nella competizione europea, con la paura che un’eventuale confluenza nella “Lista Santoro” possa “occultarne” la presenza.
Ecco, se la situazione non fosse così grave, lo stracciarsi le vesti di alcuni mi farebbe sorridere, quando è dal 2008 che teniamo al caldo il nostro simbolo e non mi pare che ci siano state questo tipo di discussioni, con questi toni allarmati.
La tragedia, quando si ripete per la seconda volta, scade nella farsa.
Quindi compagne e compagni, se vogliamo continuare ad essere Partito ed agire da Partito, ritroviamo il rispetto reciproco e dei ruoli, presentiamoci all’esterno come un soggetto degno della propria storia e non come la brutta copia di se stesso.
Anche perché, come abbiamo visto in questi 15 anni, gli altri passano, ma gli unici senza i quali non è possibile costruire nulla a sinistra, siamo noi.
Un po’ di orgoglio, dopo anni e anni di estrema generosità, forse è ora di tirarlo fuori. L’orgoglio delle comuniste e dei comunisti, di chi ha ancora in mente di cambiare lo stato delle cose esistenti. Di chi sa fare politica, di chi sa ancora leggere la realtà. Di chi non vuole fare testimonianza, ma vuole cambiare il Paese.