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CPN 14 e 15 ottobre 2023

Intervento Ezio Locatelli

A me pare che ci siano pochi precedenti – per lo meno in rapporto al nostro vissuto - riguardo la caduta di intelligenza, di razionalità politica a livello dei vertici di governo, della loro capacità di stare su un piano che non sia la mera brutalità dei rapporti di forza. La tragedia della Palestina mi sembra paradigmatica di questa situazione. Questa tragedia ci dice che esistono tutti i presupposti per un aggravamento della tendenza al caos e allo scontro armato a livello mondiale. Questa tendenza ha un’unica possibilità di essere invertita e cioè che ci sia una ripresa di protagonismo dei movimenti popolari. La mobilitazione prevalentemente elettorale ha dato tutto quello che poteva dare. Lo scontro che può effettivamente cambiare le cose è su un terreno più duro, è sul terreno dello scontro sociale, della ripresa del conflitto sociale che abbia come protagonista le classi popolari. In primis dobbiamo lavorare su questo terreno. Detto ciò chiaro che dobbiamo segnare una presenza anche sul terreno elettorale. Vista la gravità della situazione lo dobbiamo fare nei termini della costruzione di un fronte unitario contro l’attuale sistema di guerra. Non credo sia minimamente in discussione questo obbiettivo, quanto la modalità costitutiva con cui lo si persegue. Questa modalità non può essere in alcun modo, da parte di chicchessia, quella del prendere o lasciare, delle imposizioni ultimative. Deve valere il principio democratico del riconoscimento delle diversità. Riconoscimento che può assumere forme molteplici, diverse.

Vogliamo soffermarci un attimo su queste diversità senza che questo precluda in alcun modo il confronto, il perseguimento dell’obbiettivo che ci siamo dati? Per La Valle non si tratta di fare solo una lista ma di creare un nuovo soggetto politico. Ed ancora Santoro, insieme a La Valle, pensa che la questione sia quella di essere contro la guerra non tanto di essere contro il Pd o il M5S, partiti che dovrebbero essere volti gradualmente all’obbiettivo della pace. Come se fosse possibile lottare contro la guerra e non contro gli schieramenti che la fanno. Non è questa la posizione di Rifondazione Comunista e di Unione Popolare rivolta alla costruzione di un terzo polo alternativo ai poli liberisti e guerrafondai esistenti. Chi fa la guerra e porta avanti politiche liberiste è un avversario politico e di classe. La qual cosa, torno a ripetere, non ci deve impedire, nella situazione data, di ricercare una convergenza con chi è contro la guerra. Di farlo come Unione Popolare. E’ evidente che c’è una parte del Partito che, sbagliando, non è per andare in questa direzione, che è per il superamento di Up. Aggiungo, l’operazione unitaria che dobbiamo perseguire non può essere semplicemente una operazione arcobaleno. Una operazione di queto genere non ha alcuna possibilità di impattare sugli strati sociali popolari il cui pacifismo non è un pacifismo culturale, etico, filosofico ma un pacifismo molto materiale che ha molto a che fare con il peggioramento delle proprie condizioni di vita e di lavoro. E’ stato così anche in passato. Nel 1943 il primo atto di ribellione di massa di un popolo assoggettato a un regime fascista in guerra prese le mosse da una ribellione contro il carovita, ebbe come parola d’ordine “pane, pace, libertà”. Se non si sta su questo piano – della lotta contro il carovita, le pessime condizioni salariali, il caroaffitti, le pensioni da fame, ecc. - il rischio è di non fare molta strada. Sono tutte questioni da valutare con attenzione.

La critica che abbiamo rivolto al segretario in segreteria e in direzione è su scelte intervenute che hanno rischiato di sfasciare Unione Popolare su punti di intesa raggiunti, fatte in assenza di qualsiasi discussione in segreteria o direzione nazionale. Le cose non possono andare avanti così. Il nostro non è un partito presidenzialista che funzione con l’attribuzione di pieni poteri a un compagno solo. Infine, mi dissocio da una modalità di affrontare i problemi e le questioni con una aggressività, una drammatizzazione e anche con mistificazioni varie che, anche per quanto ci riguarda, hanno pochi precedenti. Io credo sia giusto che ogni compagna/o si prenda la libertà di esprimere il proprio punto di vista, che questo nostro dibattito avvenga nella chiarezza politica ma con una modalità che deve essere coerente con il nostro dirci pacifisti. L’unità si afferma tenendo questa linea di condotta a partire da chi riveste ruoli dirigenti. Chi riveste questi ruoli non può permettersi, come purtroppo è avvenuto, di diventare parte del problema invece che della soluzione.

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