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CPN 14 e 15 ottobre 2023

Intervento Enrico Lai

Bene la proposta della lista di Santoro - La Valle per le elezioni europee ma non basta. Molto male invece il fatto di aver dovuto apprendere le interlocuzioni del Partito con i firmatari dell’appello solo attraverso la carta stampata. E’ da considerarsi un elemento gravemente deficitario nella nostra discussione interna. Perchè un documento della direzione e/o della segreteria avrebbe messo il Partito in tutti i suoi livelli a discutere e ciò non è colpevolmente avvenuto.

Non sono per demonizzare la proposta politica dell’appello, ma mi sarei aspettato da parte del segretario anche delle critiche e non sottacere degli elementi e sostenere che “tutto va bene madama la marchesa” perchè non è così.

In quest'ottica ravviso 2 elementi:

- il taglio esclusivamente “per la pace” senza declinazioni sulla critica all’impianto di potere europeo, alla NATO e alle ricadute sociali. Una non chiara connotazione a sinistra (cit. il manifesto del 01/10 e La7)
- il fatto di dichiarare esplicitamente, per poi ritrattare, di non voler dare rappresentatività politica alle organizzazioni politiche esistenti (cit. AdnKronos del 28/09)

Le critiche mosse non sono per chiedere un blocco del processo di interlocuzione ma per discutere sul pulito e sulla chiarezza della proposta politica. Tant’è che anche Sinistra Italiana non farà parte di questa potenziale lista e non perchè sono più settari di noi.

L’esaltazione dell’uomo della provvidenza, così come la stessa costruzione dell’assemblea inserita tra una forma teatrale e una convention americana a pagamento è indicativa dell’approccio dato.

Il segretario ha osservato giustamente nella sua relazione: “i compagni di base continuano a chiedere l’uso di uno stesso simbolo”

Il punto credo sia quello di non buttare il bambino con l’acqua sporca ma che debba emergere da questo CPN una postura politica del Partito e con esso di UP rispetto all’appello Santoro - La Valle di affermazione di un principio di dignità e riconoscibilità politica-programmatica di ciò che si è e che si rappresenta.

Diventa palese che si debba parlare di coalizione o di lista di scopo che non sia sostitutiva nel principio all’elemento strategico che è Unione Popolare. Perchè se così non fosse diventeranno assurdamente dirompenti gli elementi che in questo CPN momentaneamente solo aleggiano:
- le firme che stiamo raccogliendo sul salario minimo sono elettori del PD e M5S
- Il PD sta aprendo alla revisione del jobs act
- Il PD sta avanzando proposte migliorative rispetto all’autonomia differenziata

Credo non sfugga che Unione Popolare è deficitaria su diversi aspetti e che non è sicuramente omnicomprensiva e assolutoria rispetto alla domanda di cambiamento sociale. Ma basta non investirci sopra per non farla funzionare e se così fosse lo riterrei un grave errore politico depotenziarla e marginalizzarla. Credo che una parte del gruppo dirigente dovrà assumersi la responsabilità di spiegare ai compagni perchè anche questa volta cambiamo prospettiva politica.

Amato ha detto che il 30 settembre al Ghione il segretario ha ricostruito le NOSTRE ragioni. Nostre di chi, condivise da chi e dove? Questo è il problema: la mancanza di democrazia interna. Che si riverbera in entrambe le questioni – Santoro e UP – di cui stiamo discutendo. Le conclusioni del coordinamento provvisorio di UP erano, come dicevano, incoraggianti e potevano essere riassunte in una formula, ben esplicitata da Roberto Villani: trattare non è boicottare. Chiedere che UP non venga completamente divorata dal movimento di Santoro (esigenza che dovrebbe vederci tuI concordi) non è boicottare. E non è nemmeno porre un diktat sul simbolo. Ma le accelerazioni solitarie, i tavoli isolati, le trattative individuali rendono impossibile trattare. Hanno reso impossibile trattare.

Ci si lamenta poi degli scarsi risultati raggiunti da UP, evocando sondaggi, percentuali, numeri di iscriI. Un po’ di onestà intellettuale basterebbe per chiederci tuI e tutte quanto si sia investito realmente su UP, frutto di una decisione colleIva (o no?), dalle elezioni politiche ad oggi. La prova di una certa mistificazione del livello di coinvolgimento nel progetto è data, ad esempio, dal modo in cui è stata costruita la componente di PRC nel coordinamento provvisorio di UP (e in ciò includo anche la mia “nomina”): manuale Cencelli alla mano, si è data rappresentanza alle “anime” (sic!) di PRC, riservando un posto anche a chi – legiImamente

– rivendica di essere contro UP. Si tratta di investimento? Ho i miei dubbi. La condizione di oblio – se non di esplicito boicottaggio –, poi, in cui si sono svolte le elezioni in Lazio e Lombardia ne sono state una testimonianza ulteriore. Ci siamo mai chiesti che cosa sarebbe potuto accadere se – come era nella logica di un percorso che andava costruito – ci fossimo tuI e tutte adoperate per non far fallire quei tentativi.? Se non si fosse lavorato a latere per altro, di cui solo oggi tutte e tuI siamo consapevoli? e – persino -come avremmo potuto relazionarci a questo altro (intendo Santoro, naturalmente), se quei passi precedenti fossero stati compiuti correttamente ed unitariamente, come poteva essere? Invece si incoraggia il racconto di una parte del partito che addirittura avrebbe la finalità di servire a PAP su un vassoio d’argento il proprio agire contro l’altra parte del partito, per dimostrare la propria fedeltà. Che bello sarebbe stato se la relazione del segretario (che ho in gran parte condiviso) fosse stata pronunciata molto tempo fa, quando tutto stava cominciando, per condividere quelle posizioni e discuterle tutte e tuI insieme. Ho sentito parlare di appiaImento, sudditanza alla Rete dei Comunisti, di autocandidature a fare lo

SPI di Pap: sono questi i prerequisiti e i modi dell’investimento e dell’attenuazione dei toni? Non è questo il clima, la condizione per ricostruire, è evidente. Non parlo poi della schizofrenia percepita dai territori, perché penso sia inutile. Qui tuI sappiamo tutto, non fingiamo, per favore.

Io, per me, sono molto in difficoltà, a disagio. Da una parte di questo partito ho imparato che non è quello che il partito decide ciò che conta, ma di quale presunto schieramento faccia parte chi cerca di portare avanti l’istanza decisa. Ed è così che nella festa di Roma all’autonomia differenziata non è stata riservata nemmeno lo spazio di 15 minuti: autonomia differenziata – ovvero IL problema di politica interna, ciò che intercetta tutte le lotte possibili – non pervenuta. I Comitati per il Ritiro di ogni Autonomia Differenziata e il Tavolo NOAD, di cui PRC fa parte da sempre - 5 anni per i primi, 2,5 per il Tavolo – hanno subito una gravissima situazione, di cui pochissimi si sono faI carico. Evidentemente il PRC nella sua integralità non si è sentito parte lesa nella questione. Voglio invece ringraziare tutte le compagne e i compagni che sono venuti nel nostro spezzone a Roma, Ezio in primiis. E non vado oltre, perché non ho alcuna voglia di entrare in barruffe patetiche, a suon di insulti, colpi bassi, manovre e manovrine. Sono molto dispiaciuta. Sono molto dispiaciuta e imbarazzata di militare in un partito che non è in grado di cogliere assolutamente l’importanza di un rapporto privilegiato con un movimento che da 5 anni milita, forma e informa, studia, mobilita, contesta il progetto eversivo di autonomia differenziata.

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