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CPN 14 e 15 ottobre 2023
Intervento Alberto Deambrogio
Sono particolarmente affezionato alla definizione di comunismo come democratizzazione della vita quotidiana. E’ vero, oggi non siamo con tutta evidenza a quel livello di realizzazione, ma è sicuro che ogni nostra azione deve alludere alla società che vogliamo. In ogni caso dovremmo essere almeno all’altezza della nostra costituzione, che insieme abbiamo stabilito e che indica le nostre modalità di funzionamento democratico. Negli ultimi mesi i percorsi di democrazia al nostro interno hanno mostrato gravi deficit. In un momento in cui decisioni importanti riguardanti il nostro Partito, Unione popolare e possibili nuove aggregazioni si sono affollate, troppe volte non siamo stati in grado di discuterle per tempo fra noi negli organismi deputati. La lettera, ormai nota, dei/delle 25 compagn@ in vista dell’assemblea della lista per la pace del 30 settembre ha rappresentato un vero e proprio freno d’emergenza: si rischiava una crisi di Unione Popolare a seguito del blocco, da parte del nostro segretario, di una posizione comune da tempo raggiunta in modo unanime da tutta la cabina di regia di UP. Il nodo della democrazia, dunque, non è più eludibile, non va derubricato, ma anzi affrontato con serietà e dedizione.
Sul terreno del rilancio dell’azione politica occorre sviluppare il ragionamento sia per il PRC, che per Unione Popolare. Dal primo punto di vista abbiamo il compito di far vivere con continuità l’opzione strategica dell’alternativa nel nostro Paese. Alla manifestazione del 7 ottobre abbiamo saputo unire partecipazione e qualificazione del profilo politico: siamo stati cioè in grado di articolare alcuni obiettivi centrali oltre le possibili ambiguità presenti nelle richieste iniziali. Abbiamo insistito sul no ad ogni autonomia differenziata, sapendo che il progetto Calderoli non è l’unico in campo, abbiamo parlato di salute pubblica oltre la giusta richiesta delle risorse mancanti, sapendo che questioni come ad esempio il ruolo dei fondi, della sanità integrativa, dell’intramoenia non figurano tra quelle da riformare in ambito di centro sinistra. Abbiamo infine sfilato con le parole d’ordine della LIP sul salario minimo, raccogliendo consenso esattamente in dialettica con le altre proposte in campo, che sappiamo non essere in grado di risolvere il problema del lavoro povero. Costruire l’alternativa deve essere un compito quotidiano, durevole, non possiamo cioè accontentarci di agitazione e propaganda, dell’opportunismo.
Su Unione Popolare, infine, va fatto un investimento vero. Non sono più ammissibili ritardi nel completamento della sua fase costituente. I limiti odierni, che nessuno nega, non devono rappresentare la giustificazione per un disimpegno o, peggio, per l’addossamento di ogni responsabilità a qualcuna delle sue componenti. Ora che vogliamo perseguire la costruzione di una lista per la pace alle prossime elezioni europee, Unione Popolare deve poter esercitare un ruolo attivo e riconosciuto in essa. Deve essere chiaro che per ottenere un buon risultato, convincente per tutti, serve tempo e quel tempo va riempito di riflessione e azione politica. Pensare che il solo prevalente della pace, esso stesso da qualificare, porti di per sé un consenso di massa alla lista è pia illusione. Infine, ci serve una UP in piedi per l’oggi e per il domani, perché quel che succederà dopo le elezioni europee è tutto da vedere. Quel che è certo è che ci troveremo di nuovo in una dinamica nazionale bipolare. Dunque Unione Popolare avrà il compito, vedremo in quali condizioni, di tenere viva in modo non formale l’opzione sociale e politica dell’alternativa ai poli politici esistenti.