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CPN 10, 11 giugno 2023
Intervento di Nadia Rosa
Partirei dal ringraziamento fatto dal Segretario nella relazione introduttiva alle compagne e i compagni che, nei territori, hanno avuto la forza e la generosità di affrontare l’ennesima campagna elettorale con soldi zero e prospettiva anche minore.
Non posso che associarmi perché questa è una delle poche risorse di cui ancora dispone il nostro Partito: uomini e donne che pur nella difficoltà estrema portano avanti con coraggio e determinazione una visione del mondo basata su valori che sono di fatto (e non a parole o per slogan) alternativi rispetto al pensiero dominante.
E forse da li’ dovremo partire, dal fatto che questi principi, praticamente ovunque siano stati espressi ed aldilà delle collocazioni tattiche, non siano stati riconosciuti come propri da chi ci proponiamo di rappresentare. E invece siamo qui a guardare il dito, spesso un dito che non è nemmeno nostro, permettendoci anche di puntarlo contro gli stessi nostri compagni.
Consentitemi qui una comunicazione di servizio al Segretario regionale della Lombardia: forse hai perso il mio numero, te lo mando su whatsapp, così, nel caso avessi necessità di confrontarti in futuro, sai dove trovarmi.
Il tempo e le sconfitte mi hanno insegnato a diffidare delle facili soluzioni. Per questo, credo che occorra porre molta cura ed attenzione nella delicata fase di costruzione di Unione Popolare. Abbiamo già sperimentato cosa voglia dire per il nostro partito farsi trascinare da entusiasmi effimeri, sacrificando parte della nostra cultura politica sull’altare del giovanilismo, del basismo e dell’agitare come strumento di azione politica.
Ritroviamo l’orgoglio di far parte del Partito della rifondazione comunista. L’orgoglio di una storia lunga e complicata. Di scontri, litigi, scissioni. Ma anche di grandi ideali, di elaborazione, analisi. Di capacità di sognare, progettare e narrare un altro mondo possibile.
La profonda crisi che attraversa il nostro Partito puo’ essere risolta solo con un atto di estremo coraggio.
Una profonda riflessione su cosa sia andato storto dal 2008 ad oggi e del perché la strategia della ricerca spasmodica dell’unità della sinistra non abbia ad oggi dato alcun frutto. Anzi abbia determinato una diaspora di compagni e compagne.
In tempi in cui si utilizzano commi della costituzione per creare leggi incostituzionali come sull’abominevole autonomia differenziata, dove a scuola si insegna la competizione e in cui il lavoro è talmente umiliante da determinale il fenomeno crescente delle dimissioni di massa, lo dobbiamo sia a noi stessi che al nostro popolo, il popola della costituzione.
In ultimo sulla Lip sul salario minimo. Sicuramente un’iniziativa interessante, un canale importante per riaprire il dialogo con le lavoratrici e i lavoratori.
Anche se poi non sarà facile spiegare loro, una volta apposta la firma, chi porterà avanti questa battaglia in Parlamento.
Per questo, se si vuole davvero tentare un minimo di incisività, occorre allargare il fronte e dialogare con tutti gli attori in campo.
Poi, quando decideremo di parlare anche di elezioni europee, sarà cosa buona, perché arrivare ad un mese prima delle elezioni salvo poi lamentare ritardi, ormai è diventata un pratica abusata.