Partecipa e contribuisci all'attività di Rifondazione Comunista con 10 euro al mese. Compila questo modulo SEPA/RID online. Grazie
CPN 10, 11 giugno 2023
Intervento di Gianluigi Pegolo
Approfitto di questa occasione per porre alcuni nodi politici, sui quali mi pare vi siano divergenze al nostro interno.
In primo luogo, la natura di questa destra al governo. Il fatto che quando si parla di elezioni amministrative ci si dimentichi di dire che la destra ha vinto, penetrando anche in molte amministrazioni locali, mi pare sia indicativo di una colpevole sottovalutazione. Io non credo che questa destra sia una semplice riedizione del centro destra al governo. Con molta più convinzione dei governi Berlusconi, questo esecutivo colpisce le fasce più povere, il lavoro dipendente pubblico e privato, mentre sostiene i ceti medi autonomi e la grande borghesia. Non solo, si fa promotore di una operazione culturale all’insegna del revisionismo storico che partendo da alcuni suoi esponenti nazionali, si irradia nelle amministrazioni locali. Infine – ed è la minaccia principale – punta a conseguire l’autonomia differenziata e il presidenzialismo. Se si perdesse questa battaglia sarebbe compromessa la tenuta sociale del paese e la democrazia.
Questa lettura ci pone immediatamente il problema dell’opposizione da costruire. Chi pensa a una mobilitazione sociale di cui protagonista sia la sola Unione Popolare o all’appoggio ad alcune iniziative di lotta frammentate, non ha bene capito quale sia la posta in gioco. Abbiamo bisogno di un’opposizione di massa, ma questa implica un’estensione del fronte politico e sociale. Abbiamo bisogno dei 5 stelle, abbiamo bisogno della CGIL, perchè senza il più grande sindacato non si fa nel Paese una opposizione di massa. Abbiamo bisogno dell’ANPI, perché è il nostro interlocutore diretto più significativo. Per lo stesso motivo non ci è indifferente se nel PD matura o meno una vera dialettica politica. I comunisti non hanno mai praticato una linea del tanto peggio tanto meglio, espressione di una cultura politica inguaribilmente minoritaria.
Da queste indicazioni ne traggo una conclusione. Il nostro compito è la costruzione di un’opposizione ampia e ciò significa mobilitazioni e iniziative, ma anche l’impegno a costruire intorno ad alcuni contenuti rigorosi il più ampio schieramento, senza erigere steccati ideologici. Penso alla pace subito e no all’invio di armi, penso a una lotta per il sostegno dei bassi redditi e per l’uscita dalla precarietà del lavoro, penso alla battaglia contro autonomia differenziata e presidenzialismo. In questo impegno ogni settarismo è controproducente. Ne’ basta l’impegno in Unione popolare. Il nostro partito deve farsi promotore delle convergenze più ampie possibili, procedere in solitaria sarebbe un grave errore.
Qui però nasce il problema di Unione Popolare, una aggregazione che non si è data ancora una linea politica. Al suo interno vi sono divisioni profonde e spesso emergono posizioni settarie. Se il settarismo prevarrà non ci sarà spazio per noi in UP, se si resterà nel guado del non chiarimento vi sara’ la paralisi o forse l’implosione. Per questo quei compagni che danno letture apologetiche di UP, o che strizzano l’occhio a PaP, farebbero meglio a condurre insieme a tutto il partito una battaglia politica di chiarificazione, contro le ricorrenti tentazioni isolazioniste e testimoniali.
Ciò però richiede che non solo si finisca questa guerriglia contro l’attuale gruppo dirigente, ma che vi sia un atteggiamento leale con il proprio partito quando ci si confronta in UP e che si garantisca un lavoro unitario nel partito.. A quanto pare i compagni che hanno simili propensioni non hanno capito niente del prezzo pagato dal partito in questi anni per le rotture interne. Rilanciare il partito deve essere il nostro obiettivo al fine di far crescere in UP una linea con vocazioni egemoniche e non settarie e per dare visibilità al partito. Per questo è sbagliato mettere da parte le nostre bandiere nelle iniziative di UP, oppure dimenticare il nostro tesseramento. Dobbiamo avere la consapevolezza che senza Rifondazione comunista non c’è obiettivamente un futuro per UP, né – io credo - per la sinistra antiliberista di questo Paese.