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CPN 10, 11 giugno 2023
OdG alluvione in Emilia Romagna
ALLUVIONE IN EMILIA-ROMAGNA: ADESIONE ALLA MANIFESTAZIONE DEL 17 GIUGNO 2023 A BOLOGNA
Il Partito della Rifondazione Comunista - Sinistra Europea esprime vicinanza e solidarietà alle comunità dell’Emilia-Romagna pesantemente colpite dagli eventi alluvionali e geologici del 3 e 4 maggio e 16 e 17 maggio 2023 che, oltre alla distruzione materiale di abitazioni, imprese e infrastrutture, hanno provocato 17 vittime e migliaia di sfollati.
I nostri compagni e le nostre compagne fin dalle prime ore dopo l’evento si sono immediatamente attivati a sostegno della cittadinanza e si sono impegnati nel sostenere l'intervento prontamente organizzato delle Brigate di Solidarietà Attiva per affrontare l’emergenza, favorire l’autorganizzazione e porre le basi politiche per una ricostruzione adeguatamente finanziata, aderente ai bisogni delle comunità e impostata su un nuovo modello di sviluppo che ponga al centro la sostenibilità. Il nostro Partito è parte attiva di questo intervento solidaristico e l’attività delle BSA è tutt’ora in corso e lo sarà anche nei prossimi mesi quando alla fase emergenziale si affiancherà progressivamente la fase della ricostruzione.
L’alluvione ha colpito anche diversi nostri compagni e compagne che hanno subito personalmente i danni e i disagi dell’evento, e a loro va il nostro più affettuoso abbraccio. Ma l’alluvione ha colpito anche la sede della federazione di Forlì, che si trova in uno dei quartieri più impattati dall’evento e che ha subito danni rilevanti e risulta ad oggi inagibile. È stata attivata una raccolta fondi per il ripristino della sede e invitiamo le strutture del Partito a sostenere la federazione di Forlì con una donazione sul conto corrente intestato a Rifondazione Comunista Emilia-Romagna con causale Donazione per ricostruzione sede Prc Forlì, IBAN IT06L 02008 12932 00000 3118 146. È anche attivo un canale per sostenere le BSA tramite PayPal e CC al link: http://tiny.cc/7c97vz
Ciò che è accaduto è diretta conseguenza della crisi climatica che investe il nostro Paese e che colpisce in particolar modo l’area della Pianura Padana. Il ciclone mediterraneo che ha portato piogge torrenziali in Emilia-Romagna è infatti l’altra faccia della medaglia di una crisi climatica che ha portato la grave siccità degli ultimi due anni e che produce eventi meteo sempre più frequenti e sempre più estremi.
L’intera comunità scientifica ha da tempo lanciato l’allarme sulle conseguenze del cambiamento climatico, anche in Emilia-Romagna, ma è rimasta inascoltata da amministratori e politici che non solo non hanno preparato città e comunità a proteggersi da eventi simili, con un’azione sistematica di prevenzione e tutela, ma anzi hanno favorito - con dissennate politiche di urbanizzazione e industrializzazione non rispettose del territorio - che si creassero le condizioni perché l’impatto di un evento estremo fosse ancora più devastante amplificando le conseguenze delle precipitazioni.
Non ci troviamo di fronte ad un altro terremoto, come afferma la narrazione autoassolutoria del presidente Bonaccini, se non nelle conseguenze sulle comunità e respingiamo la narrazione dei partiti che governano la regione secondo cui questo è stato un evento eccezionale, imprevedibile e imponderabile. E lo stesso vale per la destra regionale e nazionale che oggi governa il Paese ma che le politiche distruttive messe in atto dalla giunta regionale le ha sempre sostenute e oggi senza alcuna vergogna attacca gli ambientalisti, continua a negare la crisi ambientale e non fa nulla per la transizione ecologica, mentre proprio a Ravenna si vuole installare un rigassificatore che ci inchioda ai combustibili fossili per più di altri 15 anni aggravando la crisi ambientale.
Questa logica nega in un sol colpo il cambiamento climatico e le responsabilità politiche chiare e nette tanto della Regione Emilia-Romagna quanto dei governi rispetto alla gestione del territorio e ad un modello di sviluppo che non coglie la sfida dei cambiamenti climatici. I dati ISPRA offrono una fotografia incontestabile di quanto avvenuto recentemente: «Tra il 2020 e il 2021 l’Emilia-Romagna è stata la terza regione d'Italia per consumo di suolo con circa 658 ettari cementificati in un solo anno, pari al 10,4% di tutto il consumo di suolo nazionale. In pochi anni la Regione è arrivata ad avere una superficie impermeabile dell’8,9% contro una media nazionale del 7,1%. L’80% di questa superficie riguarda aree a pericolosità idraulica. La provincia di Ravenna è stata la seconda provincia regionale per consumo di suolo nel 2020-2021 (più 114 ettari, pari al 17,3% del consumo regionale) e la città di Ravenna è stato il capoluogo più consumatore di suolo dell’intera Regione nello scorso anno (più 69 ettari)»
In Emilia-Romagna, come nel resto del Paese, il territorio è stato visto non come un bene comune da tutelare ma sempre e solo come fonte di profitto. E mentre le forze politiche in Parlamento litigano sulla figura del Commissario straordinario mettendo in atto un osceno e spudorato uso strumentale dell’evento sulla pelle degli alluvionati, noi diciamo per l’Emilia-Romagna e per il nostro paese serve un'immediata inversione di rotta rispetto al modello di sviluppo e di priorità su dove investire le risorse, che non devono andare in grandi e inutili opere e in armi, ma nella messa in sicurezza del territorio e nella transizione energetica.
Per questo il Partito della Rifondazione Comunista - Sinistra Europea aderisce e invita a partecipare al corteo che si terrà sabato 17 giugno 2023 a Bologna con partenza alle ore 16 da Piazza XX settembre e arrivo sotto la sede della Regione. Una manifestazione che chiede di fermare il consumo di suolo e le cause che peggiorano la crisi climatica, che chiede la moratoria su due opere simbolo delle scelte irresponsabili di amministrazioni locali, Regione Emilia-Romagna e Governo come il passante di Bologna e il rigassificatore di Ravenna. Una manifestazione che chiede una ricostruzione impostata non sul ritorno a come era il territorio prima dell’alluvione, ma una ricostruzione che sia un’occasione per ripensare collettivamente i territori, ridisegnare socialmente, ecologicamente e radicalmente la Regione Emilia-Romagna.
Paola Varesi, Elena Anelli, Mauro Collina, Eliana Ferrari, Riccardo Gandini, Stefano Grondona, Nando Mainardi, Antonella Piraccini, Ermanno Savorelli, Stefania Soriani, Mirna Testi, Fabrizio Baggi, Paolo Benvegnu, Marisa Chiaretta, Alberto Deambrogio, Fiorenzo Fasoli, Grazia Franceschetti, Giuseppe Palomba, Renato Peretti, Daniela Ruffini, Silvia Stocchetti, Gabriele Zanella. Francesca Sparacino, Elena Mazzoni