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CPN 10, 11 giugno 2023
Intervento di Raul Mordenti
Ritengo assai insoddisfacente l'andamento, e soprattutto il tono del nostro dibattito. Non parliamo affatto dell'analisi delle classi (di cui siamo privi ormai da anni), né del quadro internazionale gravissimo, e neppure del modo nuovo con cui dobbiamo affrontare la novità dei fascisti al potere (un'analisi che i comunisti italiani negli anni '30 seppero fare, per primi al mondo); continuiamo invece a dilettarci del tema elettorale, anzi della tattica elettorale, e anche questa è affrontata in modo rudimentale e spesso strumentale, per alimentare lo scontro interno. Ma lo scontro è l'esatto contrario del dibattito, e anzi lo impedisce.
Esso somiglia piuttosto a una faida, perché è personale (contro il Segretario), perché è interminabile, riproposto con ostinazione ad ogni CPN, perché ignora completamente le necessità del Partito. Credo che la base del Partito si indignerebbe se assistesse a questo tipo di scontro, e sappiamo per triste esperienza che un partito diviso in correnti è un partito già scisso, in cui la scissione è solo rinviata. Per il PRC sarebbe la morte. Dunque: fermatevi compagni/e!
Ed è sorprendente non ascoltare alcun cenno di autocritica per la tattica elettorale che ci ha portato allo 0,8% nel Lazio (su circa la metà dei votanti!), subendo perfino l'umiliazione del "sorpasso" del PCI con l'1%. Il fatto è che "Soli contro tutti, borghesi e farabutti!" non è mai stata una parola d'ordine comunista. Forse una seria riflessione storica autocritica dovrebbe riandare all'alleanza con Prodi, quando - avendo noi un fortissimo potere contrattuale - non ci siamo imposti per ottenere la legge elettorale proporzionale.
Dovremmo renderci conto che il terreno elettorale, anche grazie alla leggi elettorali fatte apposta per impedire la rappresentanza del conflitto (cioè per ucciderci), sarà l'ultimo, non il primo, in cui verificheremo la ripresa della presenza comunista. E nel frattempo? Nel frattempo dobbiamo fare politica fra le masse, uniti, sui 3-4 punti del programma di lavoro che la relazione introduttiva ha proposto, e su cui non ho finora sentito obiezioni o integrazioni.
Per fare un solo piccolo esempio, abbiamo fatto politica raccogliendo 104.000 firme per le dimissioni di La Russa: di certo non tutti i firmatari erano iscritti al nostro Partito, ma molti si sono detti piacevolmente sorpresi di venire in contatto con Rifondazione, che non sentivano da molto tempo. Credo che abbia tentato di fare politica il Dipartimento antifascismo diretto dalla compagna Scapinelli, prima organizzando la presenza comunista nell'ANPI (nel pieno rispetto all'autonomia di quell'associazione), poi promuovendo il libro "Dodicesima disposizione".
Ne abbiamo vendute finora 1.000 copie (un'enormità nel panorama editoriale odierno) e stiamo preparando una seconda edizione, ampliata e arricchita delle osservazioni che abbiamo ricevuto. Quel libro ci ha permesso di rafforzare i nostri rapporti con il variegato mondo dell'antifascismo, ha accresciuto in quel mondo il prestigio del Partito, ci ha messo in contatto con un certo numero di giovani, soprattutto ci ha consentito di svolgere una trentina di presentazioni in giro per l'Italia (non tutta, purtroppo: grandi città e intere regioni sono finora mancate). Non ultimo: il Partito non ha messo un solo euro (né poteva farlo, data la situazione illustrata dal compagno Meloni) ma guadagnando noi 5 euro per ogni copia venduta, sono già entrati nelle casse del Partito e delle Federazioni, 5.000 euro, e credo che iniziative simili a questa siano una via da percorrere per l'autofinanziamento.