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CPN 10, 11 giugno 2023
Intervento di Ramon Mantovani
Nel dibattito alcuni insistono nel dire che il segretario e almeno mezzo partito sono ambigui circa l’alleanza con il PD. È una campagna in atto da più di un anno. Falsa, sleale e strumentale. La linea politica del partito non è una parola d’ordine e basta. Lo slogan “No al PD” da solo non vuol dire nulla. La linea politica è analisi del capitale e della formazione sociale conseguente a livello globale, nazionale e locale.
È costruire il conflitto e l’autorganizzazione sociale in tutti i campi. È sapere con cognizione di causa in che contesto si opera dal punto di vista elettorale, cioè sapere che effetti ha la politica spettacolo e il sistema maggioritario e presidenzialista che opera in comuni e regioni. E sulla base di questo, senza il quale non c’è linea politica bensì ripetizione pappagallesca di slogan, definire una tattica adeguata in ogni situazione. Il PD è un partito liberista e guerrafondaio.
E dovunque abbia candidati a sindaco o presidente di regione non si può fare nessuna alleanza a livello locale. A livello nazionale dal 2008 proponiamo la distruzione del sistema bipolare e la costruzione di un polo alternativo al centrodestra e al centrosinistra, oltre alla riproposizione di una riforma elettorale proporzionale. Ma non si può infilare una realtà grande, complessa e articolata, in uno slogan.
Farò un solo esempio: se in Liguria, ormai anni fa, il PD in crisi decide di appoggiare un candidato presidente che nel suo programma ha moltissimi nostri contenuti noi avremmo dovuto, a mio avviso, far parte della coalizione. Il problema della coerenza sarebbe stato solo del PD, non nostro. E del resto una volta in consiglio avremmo avuto tutta la libertà di difendere le nostre posizioni su tutto. Qualsiasi elettore non accecato dal settarismo più ottuso avrebbe capito benissimo. Invece il partito regionale si è spaccato in due e alla fine cosa si è fatto? Non ci si è presentati alle elezioni, e si è data indicazione di votare solo il candidato presidente.
Una cosa assurda e perfino irrazionale, oltre che minoritaria e settaria all’ennesima potenza. Questo modo di concepire la politica porta a considerare le elezioni il fine ultimo di tutto. Da anni diciamo che il partito sociale è il centro della politica ma poi la verità è che nel partito si discute solo di elezioni.
E invece che produrre una politica seria si finisce con l’idea settaria che ripetere all’infinito slogan semplificati e scarlatti sia cosa di sinistra e vedere ad occhi aperti le difficoltà e le contraddizioni, che OGNI scelta possibile comporta per noi in un sistema elettorale come quello italiano, e scegliere in base a ragionamenti tattici sia di destra. Inoltre una parte del gruppo dirigente del partito ormai è appiattito sulle posizioni di PaP. In parte per convinzione in parte strumentalmente per delegittimare segretario e gruppo dirigente del partito raccontando ad iscritti ed anche ad esterni che si vuole “andare col PD”. Così si distrugge il partito ed anche Unione Popolare.